I turisti stranieri che arrivano con il contagocce, le prenotazioni che latitano, i prezzi che scendono e quasi 8 alberghi su 10 ancora costretti a lasciare a casa parte del personale, ricorrendo agli ammortizzatori sociali. È il quadro del settore turistico in Italia all’inizio di questa seconda settimana di luglio, evidenziato non senza preoccupazione da Confindustria Alberghi.
Negli alberghi mancano soprattutto i turisti stranieri
Il turismo straniero vale per il nostro Paese 44,3 miliardi di euro e oltre il 50% delle presenze. L’assenza di gran parte dei visitatori da oltre confine a causa dell’emergenza Covid sta mettendo a dura prova le imprese del settore e tutto l’indotto turistico,
in particolare nelle città d’arte, che soffrono in particolare della
mancanza di cinesi, russi e americani. Dopo un mese di giugno molto difficile, la situazione si sta confermando anche in queste settimane, malgrado
la riapertura al mercato Schengen e quella molto parziale al turismo extra UE.
Al momento sono soltanto una quindicina i Paesi al di fuori dell’Unione collegati con l’Italia. Negli aeroporti il traffico è ancora molto scarso e anche i voli interni sono lontani dall’essere completi. E la prospettiva non è affatto rosea, a causa di una domanda ancora bassa e prenotazioni che stentano ad arrivare.
«Nel complesso le strutture che hanno ripreso almeno parzialmente l’attività, per la seconda settimana consecutiva non superano il 40% del totale – fa sapere Confindustria Alberghi in una nota – un quadro confermato anche dall’andamento dei prezzi che fanno segnare una contrazione di oltre il 10% rispetto al 2019».
A soffrire di meno sono le destinazioni di mare, dove sale il numero degli hotel che stanno riaprendo, ma comunque con un’occupazione camere ben lontana dal tutto esaurito, soprattutto in settimana. Quest’anno infatti, almeno per il momento, la tendenza è quella di fare vacanze molto corte, di pochi giorni, concentrate perlopiù nel fine settimana.
«Anche sul fronte occupazionale il momento continua ad essere drammatico – prosegue l’Associazione –
oltre il 76% delle aziende alberghiere continua a ricorrere agli ammortizzatori sociali per affrontare la forte riduzione dell’attività. Molte aziende si trovano nella situazione di aver quasi terminato le 18 settimane di cassa integrazione e, benché ci siano rassicurazioni sull’estensione degli aiuti a tutto il 2020 prevedendo anche misure di riduzione del costo del lavoro, sono ancora tanti i dubbi e le perplessità di chi coraggiosamente sceglie di riaprire. A risentire della grave condizione anche tutti i lavoratori stagionali per i quali non è prevista alcuna forma di defiscalizzazione che al contrario, se individuata, potrebbe favorire le assunzioni».