Per le aziende che hanno già esaurito le settimane di copertura della cassa integrazione previste dai decreti del Governo, è senza dubbio una boccata d’ossigeno: proprio nel momento in cui stava prendendo forma lo spettro della mancanza degli ammortizzatori sociali (condito all'ipotesi di prolungamento del bocco dei licenziamenti), l’Esecutivo ha annunciato l’imminente approvazione di un nuovo documento che darà la possibilità alle imprese di ricorrere da subito ad altre 4 settimane di cassa integrazione, senza dover aspettare l’autunno.
Presto un decreto per coprire il buco temporale sulla cassa integrazione
Una buona notizia per datori di lavoro e dipendenti di migliaia di imprese, anche del settore della ristorazione, costrette a chiudere i battenti a inizio marzo e oggi al lavoro con fatturati lontanissimi dal periodo pre-covid. L’allarme sull’imminente scadenza della
copertura della cassa integrazione era iniziato a circolare circa tre settimane fa. Ora il Governo, in una nota congiunta dei ministri del lavoro,
Nunzia Catalfo, e dell’Economia,
Roberto Gualtieri, fa sapere che il prossimo Consiglio dei ministri darà il via libera al nuovo provvedimento che consentirà dunque di alleggerire le casse delle aziende per un altro mese, se necessario. «In questo modo – hanno dichiarato – accompagniamo la ripartenza delle imprese più colpite dall’emergenza epidemiologica tutelando i loro dipendenti».
Il problema era che la maggior parte delle aziende che hanno iniziato la cassa a marzo, hanno finito le prime nove settimane di cassa integrazione già a maggio. A quel punto ne hanno chieste altre cinque, che però adesso stanno finendo. Senza ulteriori interventi del governo, datori di lavoro e dipendenti sarebbero rimasta a secco, perché il decreto Rilancio prevede che per la nuova domanda si debba attendere settembre. Un nodo intricato, perché proprio in queste settimane allo studio del Governo c'è anche l'ipotesi di prolungare dal 17 agosto fino a dicembre il blocco dei licenziamenti che, senza la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, avrebbe di fatto messo le aziende al muro, con un rischio di insolvenza altissimo. Un'eventualità che però qualcuno ha già bollato come "incostituzionale". Tanti settori, tra cui i comparti della ristorazione, dell'accoglienza e, più in generale del turismo, affronteranno un'estate tutt'altro che facile. La certezza di una copertura statale per loro e per i loro dipendenti è più che mai necessaria per evitare che la crisi degeneri ulteriormente.
Intanto in queste ore gli occhi delle imprese italiane e dei loro lavoratori sono puntati sui rispettivi conti correnti: ieri scadeva infatti il termine che l’Inps si era dato per pagare tutti i debiti accesi con i cittadini in questi mesi (cassa integrazione, assegni, bonus). Fino a qualche giorno fa, nonostante le reiterate promesse del
presidente Pasquale Tridico,
i soldi erano arrivati soltanto a poco più di un’azienda su due. Presto sapremo se questa volta l'Istituto è stato di parola.
Sugli ammortizzatori futuri restano da capire, però, almeno un paio di cose: innanzitutto come il Governo troverà le coperture per pagare tutte le richieste (probabilmente in deficit, ma il punto sarà chiarito alla presentazione del decreto) e poi come intende organizzarsi per evitare di sottoporre datori di lavoro e dipendenti allo stillicidio di questi mesi, in cui i
bonifici sono arrivati a singhiozzo e centellinati.