Episodi di sfruttamento nei confronti dei rider: è questa l’accusa per cui il Tribunale di Milano ha commissariato Uber Italy, la filiale italiana del gruppo americano. L’ipotesi di reato è quella di caporalato, in particolare nei confronti dei fattorini addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats.
Uber Italia è stata commissariata con l'accusa di caporalato
Per l’azienda si tratta di una vera e propria tegola, che arriva nel periodo in cui il servizio delle consegne a domicilio ha registrato un forte incremento della domanda, in Italia come all’estero, a causa dell’emergenza sanitaria che per settimane ha tenuto bloccate a casa intere popolazioni.
Su Uber Italy è in corso un’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal pm Paolo Storari. L’inchiesta è partita lo scorso anno, con l’attenzione della Procura di Milano su
possibili violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro, monitoraggio degli incidenti stradali, eventuali dinamiche di caporalato (commesso dai committenti o con la loro consapevolezza sui ciclofattorini), utilizzo di lavoratori stranieri irregolari sul territorio italiano, problemi igienico-sanitari. Il filone d’indagine nel quale si inserisce l’indagine su Uber Italy è quello relativo a forme di caporalato.
In Italia
il servizio di Uber Eats è attivo nelle città di Milano, Roma, Torino, Bari, Genova, Trieste, Bologna, Rimini, Catania, Napoli, Firenze e Palermo.