Fatta la legge trovato lo scontento. Il decreto Cura Italia emanato nei giorni scorsi dal Governo per sostenere le imprese e le famiglie italiane non ha per nulla soddisfatto la categoria dei Balneari, che ora promette di lottare severamente perché si rispettino i loro diritti.
Balneari sul piede di guerra
A denunciare una mancata attenzione del Governo alla categoria è
Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari (Sib) che aderisce a Fipe-Confocommercio. Questi ha definito «sconcertante» l’assenza di misure specifiche per il settore a cominciare dall’
ormai storica questione Bolkestein (la direttiva europea che favorisce la libera circolazione dei servizi e l'abbattimento delle barriere tra i vari Paesi, impedendo ai gestori di stabilimenti balneari di rinnovare le scadenze con un accordo diretto pubblico-privato).
Capacchione prosegue ribadendo la gravità della situazione e rimarcando il fatto che i balneari non rientrino nella lista di aziende per le quali è prevista la sospensione fino al 31 maggio dei versamenti delle ritenute, contributi previdenziali e assistenziali.
Ciò che ha stizzito la categoria è dunque non solo una mancata attenzione al settore in questo specifico momento di emergenza, ma una trascuratezza che ormai si protrae da tempo. Secondo il leader del sindacato molto delle colpe del Governo sono da ricondurre al fatto che le istituzioni non capiscono che
i balneari non lavorano solo nei tre mesi estivi, ma che anche durante le altre stagioni lavorano e si adoperano per fare in modo di arrivare preparati alla stagione clou.
In ultimo, negati anche i benefici sui canoni perché i balneari rientrano nella categoria “fabbricati costruiti per le speciali esigenze di un’attività commerciale”, mentre il decreto destina aiuti solo a “negozi e botteghe”. Capacchione promette un’intensa azione sindacale.