Da ora in poi prenotare un hotel sarà più conveniente se si contatterà direttamente la struttura alberghiera, anziché affidarsi a intermediari come Booking.com. Lo ha confermato la Camera dei deputati dando il via libera all’emendamento al Ddl concorrenza. La norma annulla, in definitiva, le odiose clausole che vietavano agli albergatori di praticare alla clientela finale prezzi a condizioni migliori rispetto a quelli applicati dalle stesse imprese tramite intermediari terzi, premiando non solo gli imprenditori delle strutture ricettive, ma anche e soprattutto il consumatore finale che potrà avere la possibilità di ottenere la migliore tariffa sul mercato digitale.
Fino ad oggi questa pratica era impedita dai contratti tra i portali web e gli alberghi, secondo i quali le strutture alberghiere non potevano applicare tariffe inferiori in nome della cosiddetta “parità tariffaria”. La proposta di modifica approvata con 434 voti a favore e 4 contrari annulla questa clausola. «Finalmente una scelta - commenta il presidente di Assoturismo Confesercenti Claudio Albonetti - che ha premiato la libertà di mercato. Un mercato che la richiede fortemente e che ha fatto proprio della libertà tariffaria, ove possibile, la sua forza».
La decisione della camera rappresenta in punto a favore del settore alberghiero, che però manifesta molti altri problemi, tra cui la tassa di soggiorno. «Siamo sulla buona strada -sottolinea Albonetti - ma per realizzare un reale cambiamento resta il problema della tassa di soggiorno che va trasformata da gabella medievale in vera tassa di scopo».
«L’Italia - continua Albonetti - prenda esempio dalla Francia, da Parigi in particolare. Nella capitale francese, guidata dal sindaco Anne Hidalgo, in seguito ad un accordo tra Comune, Airbnb e gli altri principali portali online, il gruppo californiano si è impegnato a prelevare direttamente la tassa di soggiorno sul conto corrente dei turisti: 0,83 euro a notte che verranno riversati nelle casse del Comune. Si tratta di un accordo che potrebbe essere esteso anche alle destinazioni turistiche italiane, garantendo possibili nuovi vantaggi anche per le nostre categorie ricettive, costrette a subire una concorrenza sleale dai tanti esercenti abusivi che utilizzano le piattaforme online per vendere camere o posti letti senza autorizzazione».
«Dopo la Parity rate, chiediamo dunque al Governo - conclude il presidente di Assoturismo - di trasformare la tassa di soggiorno in una tassa destinata a favorire servizi e infrastrutture turistiche, incentivando accordi con noi operatori del settore per implementare quelle innovazioni strutturali che da tempo chiediamo. Al turismo nazionale servono risposte vere».