Potrebbe essere la trama di uno dei soliti film scanzonati della commedia all’italiana, dove si ride con una certa leggerezza degli aspetti della vita quotidiana che caratterizzano la nostra società. Non ridono invece i quasi 2mila “navigator” del reddito di cittadinanza, assunti per svolgere attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro, per i beneficiari della manovra di sostegno. L’attuale governo prevede il loro licenziamento in quanto, nella legge di bilancio, non ci sono i fondi per il rinnovo dei contratti. Ironicamente questo avviene dopo che loro hanno reso un contributo all’intero sistema delle politiche attive nazionali sul lavoro e sul precariato. Una circostanza che va in netta contrapposizione alla lotta alla disoccupazione tanto decantata da ogni forza politica, specie in tempi di campagne elettorali.
A noi che siamo lontani dai palazzi del potere, sembra follia pura pensare ai “nostri” 187,5 milioni di euro stanziati per armi di distruzione e di morte inviate in Ucraina. Al di là delle ragioni di Stato più o meno plausibili e legittime, rilevo ogni giorno “situazioni” di politiche che vanno in contrasto con i veri bisogni di tutti noi italiani, sottoposti a continui sacrifici; situazioni che a detta dei nostri amministratori non trovano né imputati né colpevoli.
La Federazione italiana cuochi si astiene da ogni giudizio politico e rispetta le istituzioni, ma voglio farmi portavoce, come semplice cittadino italiano e presidente di una categoria di lavoratori, dell’amarezza e indignazione per la dissipazione di denaro pubblico in contrasto con le reali necessità di un Paese. Il “taglio” di Mario Draghi nei confronti dei nostri “navigator” italiani fa discutere i sindacati e gran parte dell’opinione pubblica: a mio giudizio può considerarsi un recidere un ramo secco, che in seno al decreto del reddito di cittadinanza non ha prodotto risultati tangibili, o solo pochi in certi settori occupazionali, non certo nella ristorazione, come si è visto.
Siamo solo numeri e facciamo parte di un “sistema” dove immancabilmente si devono far quadrare i conti, ogni giorno, anche noi nel nostro piccolo per non rischiare di rinfoltire sempre più le schiere di persone che hanno dovuto abbassare definitivamente le saracinesche causa pandemia, o per costi di gestione insostenibili causati dall’attuale conflitto, sostenuto fra l’altro (e paradossalmente) anche con i nostri soldi. La Fic è attenta da sempre nella lotta contro la piaga della disoccupazione, specie in questo momento storico, ed è sempre pronta con tutti i mezzi che le nuove tecnologie mettono a disposizione per l’incontro tra domanda e offerta.