Viaggiano così liberi in sella alle loro biciclette e tutto pare così virtuale che persino su contratti e guadagni aleggia un velo di mistero e di leggenda che potrebbe essere anche affascinante, se non fosse che crea notevoli problemi ai protagonisti. Loro sono i rider, quei ciclofattorini che attraverso le piattaforme web di consegna a domicilio di cibo portano ogni prelibatezza nelle case degli italiani. La questione è intricata e ormai annosa anche se è salita alla ribalta negli ultimi mesi con il boom del delivery a causa del lockdown numero uno e delle varie restrizioni successive.
Norme sui contratti ancora poco vantaggiose
La leggenda del fattorino da 3mila euro al meseIn questi giorni, a proposito, è rimbalzata sui social e sui giornali la storia di
Emiliano Zappalà, il rider che ha detto di guadagnare 2-3 mila euro al mese facendo il rider, dicendosi felice nonostante
Covid-19 gli abbia fatto chiudere lo studio di commercialista. Una storia raccontata come un successo che presenta però diverse incongruenze (come la sua militanza in Deliveroo iniziata nel 2018 o il fatto che non sia mai stato un commercialista) come denunciato da alcuni siti di debunking e precisato dallo stesso protagonista in queste ore, riaprendo la questione
contratti.
Stipendio, non oltre gli 800 euroIl punto cruciale è però la paga: impossibile secondo gli esperti raggiungere una cifra simile. I rider sono pagati a partita iva o in ritenuta d’acconto e i calcoli su quello che si può guadagnare e per smentire il “rider spaccone” li ha fatti il sito di
debunking The Submarine: «Ipotizzando 7,50
lordi all’ora, 9 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, per arrivare ai fantomatici 4 mila euro — sempre lordi, per giunta - bisogna lavorare quindi quasi 18 ore al giorno».
Il
Corriere della Sera ha approfondito ulteriormente la questione scoprendo che la maggior parte dei rider
guadagna in media poco più di 800 euro. C’è chi arriva a 1.200 euro lordi nelle grandi città come Milano ma lavorando in modo continuativo e serrato. Molto dipende poi dall’algoritmo delle diverse piattaforme che, di fatto, assegna le consegne e “decide” chi lavora e quanto. Un algoritmo che, per quanto riguarda
Deliveroo, è stato
recentemente giudicato illecito perché discriminatorio confermando la nebbia (o la tempesta) che incombe su questi rapporti di lavoro.
Sul fronte della paga da manager Zappalà però è ferreo. Su
Twitter scrive: «I proventi dalla collaborazione con Deliveroo in qualità di rider si attestano, mediamente, intorno ai 2 mila euro lordi al mese. I
proventi hanno raggiunto picchi anche di 3 mila euro lordi al mese, come accaduto ad aprile 2020».
La rabbia delle associazioni di categoriaSentito il racconto, le associazioni di
categoria sono sobbalzate definendolo «fuorviante». Tra queste Riders Union Bologna. «Di rider “felici” nelle strade, soprattutto dopo la
firma del contratto capestro ad opera di
Ugl e
Assodelivery, non ne vediamo dal momento che i compensi dal 3 novembre 2020 (entrata in vigore del nuovo contratto) sono stati tagliati dal 50% al 30% su ogni singola corsa, in tutto il settore, infatti ci stiamo organizzando per una nuova data di
mobilitazione nazionale che coinvolga tutti i territori, come già è accaduto il 30 ottobre 2020», promettono.
Sulle tipologie di contratti qualcosa si è mosso a novembre
anche grazie ai tribunali. Glovo, ad esempio, ha perso una causa con un rider, il che ha comportato l’obbligo di
assumerlo come
dipendente, a tempo pieno e indeterminato. E ora deve pure pagarlo con uno stipendio orario, quindi non a cottimo come ha fatto finora, applicando i minimi salariali previsti dal contratto collettivo del Terziario. La sentenza è stata firmata dal Tribunale di Palermo, la prima in Italia che impone alle piattaforme (che offrono in assoluto il servizio più caro per le consegne) di riconoscere il rapporto di
subordinazione al rider. Una sentenza che condizionerà l'esito dei contratti di lavoro su scala nazionale.
Just Eat, altra piattaforma di delivery, contestualmente aveva annunciato che da quest’anno (2021) avrebbe
assunto i suoi fattori come lavoratori dipendenti, facendo dunque uscire dalla zona grigia di un lavoro pagato male e tutelato ancora peggio, centinaia di giovani rider.
Tutti i fattorini del progetto “
Scoober” di Just Eat saranno dunque inquadrati come lavoratori dipendenti e quindi completamente tutelati e assicurati. Una decisione che si inserisce in un percorso che l’azienda segue da tempo volto a far crescere ed evolvere il mercato e a costruire un sistema sempre più al passo con le
esigenze e le peculiarità del settore, migliorando il modello di business ma anche lavorando alla costruzione di un modello in grado di tutelare sempre di più anche i
lavoratori.