Ha fatto molto discutere il sistema francese “nutri-score” per la lettura delle indicazioni nutrizionali su tutti i prodotti in circolazione nella comunità europea penalizzando gravemente l’agroalimentare italiano. L’“impianto”, già da tempo in fase di studio da parte della Commissione europea alla Salute, si basa sull’esposizione in etichetta di un “bollino” che riporta una scala di colori divisa in 5 gradazioni, dal verde al rosso. Questa scala va a semplificare la lettura dei valori nutrizionali di un prodotto, indicando il suo apporto calorico attraverso le quantità di elementi “sani” e “non sani”, penalizzando quindi grassi, zuccheri e sodio, quando sono presenti in elevate quantità. Con questo criterio molti prodotti tipici italiani finirebbero per essere considerati poco salutari.
La Fic in difesa dei prodotti tipici italianiTra questi anche prodotti Dop come
Grana Padano,
Parmigiano Reggiano,
olio extravergine di oliva, Prosciutto di Parma e tanti altri, collocati nella “zona ” tra l’arancio e il rosso. A favore di questo sistema numerosi nutrizionisti della Ue, quale efficace progetto a fronte delle problematiche e delle patologie che derivano da una cattiva cultura del cibo e dell’
alimentazione. Non si tratterebbe di certo, a detta loro, di un'ennesima macchinazione contro i prodotti tipici di nicchia made in Italy.
Cosa certa è che
verrebbero danneggiate produzioni secolari, come la
norcineria, la
casearia e le produzioni di oli di oliva: settori che danno lavoro a circa 100mila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, il tutto quantificato in un fatturato di circa 20 miliardi di euro, per altro ridimensionato dal 2020 per effetto del
lockdown.
Per fortuna la querelle, andata avanti per lunghi mesi, è rientrata dopo le numerose “alzate di scudi” da parte degli addetti ai lavori -
oltre che dei nostri stessi politici italiani - che hanno proposto il
NutrInform battery. Si differenzia da altri sistemi di etichettatura
Fop (Nutriscore, Traffic Lights etc) non solo dal punto grafico ma anche e soprattutto perché frutto di una filosofia scientifica e nutrizionale completamente diversa, con l’obiettivo di informare i
consumatori per aiutarli a fare scelte consapevoli al fine di comporre, ogni giorno, una
dieta sana, varia ed equilibrata.
Rappresenta una efficace
alternativa alla classificazione dei cibi tra “sani” e “non sani”, evitando di orientare le scelte dei consumatori con segnali “semaforici” che non tengono conto di come gli
alimenti saranno poi combinati e consumati nell’ambito delle diete quotidiane.
La Federazione italiana cuochi dalla parte della Dieta mediterranea
Io, come presidente della
Federcuochi, condivido le preoccupazioni sia in fatto di salute che per un'eccessivamente diffusa
cattiva alimentazione tra la popolazione. Bisogna insegnare a “mangiare bene” e fare cultura del buon cibo sia
negli adulti sia con i più giovani, attraverso la
scuola.
La Fic è da lungo tempo attiva nel fare cultura alimentare anche attraverso il quotidiano lavoro di tutta la categoria. Siamo tutti consapevoli che certi alimenti, comprese le nostre eccellenze italiane, possono causare problemi se ne si abusa; difatti il noto
Paracelso disse: «È la dose che fa il veleno». Ritengo comunque che le eccellenze del
Made in Italy non abbiano bisogno in futuro di ulteriori certificazioni, bollini colorati o simili per rassicurare i consumatori: i nostri “prodotti” sono caratterizzanti della
Dieta mediterranea, scientificamente valutata come uno dei migliori modelli nutrizionali al mondo e iscritta dall'Unesco nella lista dei Patrimoni culturali immateriali dell'Umanità.
Noi in qualità di Fic non faremo mai passare il “messaggio” che oli di colza o di soia transgenica siano valutati meglio dell’olio extravergine di oliva, mai!