In questo anno difficile per tutti, in particolare per la ristorazione, ho avuto modo di scoprire una realtà nuova, una cucina che non conosce sosta, che lavora a ciclo continuo e che non si trova recensita su nessuna rivista di settore. Cuochi “fantasma” che preparano più di mille pasti al giorno nell’indifferenza totale di chi scrive di cibo. Nessuna recensione, nessuna intervista, nessun food blogger. Sono le cucine “invisibili” che sfamano centinaia di poveri e di bisognosi che ogni giorno affollano le mense della Fondazione dei Fratelli di San Francesco d’Assisi a Milano. I cuochi fantasma di queste cucine hanno però un nome e una missione: Maurizio, capo chef, è il responsabile, milanese di adozione; il vice George è di Tbilisi (Georgia); Lamin, aiuto cuoco, è del Senegal; Amadou del Gambia; Adriana pugliese. Un vero melting pot di esperienze, storie incredibili e tanto sacrificio.
George, Amadou, Adriana, Maurizio
Il menu varia ogni giorno grazie alle donazioni di tante aziende del settore che sostengono questa realtà che aiuta chi ha perso tutto e dà un ricovero ai poveri, che purtroppo sono sempre in aumento, in particolare in questo anno difficile. Il
cibo qui non è esperienza sensoriale ma necessità di vita e in un certo senso
torna ad essere quello che è sempre stato nella storia dell’umanità: sostegno per vivere. La visione di Padre Clemente, vero
deus ex machina di questa realtà, è dare aiuto senza se e senza ma ad ogni persona, nessuno chiede chi sei e da dove vieni, ma si dà solo accoglienza e un sorriso. Maurizio scrive i suoi menu senza fronzoli o fantasie gastronomiche, basandosi solo sulla
concretezza di chi sa che dare cibo buono è già una missione.
Le cucine invisibili e i cuochi fantasma sono tanti in Italia e nel mondo.
Sarebbe bello che ogni tanto i mass media parlassero anche di loro, magari sostenendo il loro lavoro con la solidarietà di un “grazie”. Certo fanno più clamore le code di poveri alla ricerca di cibo, rispetto a chi lavora per aiutarli. Credetemi amici lettori, nelle cucine invisibili si vive un’esperienza unica, fatta di storie e di un’umanità che ci apre ad una
diversa concezione del cibo: non si parla di stelle, forchette o cappelli, nessuno dei cuochi fantasma anela ad entrare nelle “Guide”. Mi viene in mente una canzone di Ligabue, “
Una vita da mediano” quando dice «sempre lì lì nel mezzo... e vinci casomai i Mondiali». Penso che Padre Clemente, Maurizio, George, Lamin, Amadou e Adriana il loro piccolo Mondiale lo abbiano già vinto. Sempre lì lì nel mezzo.