I social hanno peggiorato le cose e spesso non bastano, ad esempio, i post Instagram vs realtà per farci tornare con i piedi per terra. Abbiamo perso il confine di ciò che è vero e cosa è “abbellito”? Così anche per la “vecchia” cara tv che, da sempre, al di là del “bello della diretta” ci mostra ciò che vuole. È in questo labile confine che è esplosa la polemica intorno a Masterchef 12, quando, alla sua eliminazione nella puntata del 5 gennaio, l’ormai ex concorrente Francesco Girardi (34 anni, fotografo trentino residente a Cesena) è sbottato contro i giudici: «E voi ricordatevi, ogni tanto, che avete davanti non solo degli aspiranti chef ma anche delle persone». Da li si è scatenato il dibattito sul web, dimenticando forse che, probabilmente, tutto è “pilotato” dai registi di Sky che altrimenti avrebbero tranquillamente tagliato la scena. Lo stesso interessato, al Corriere della Sera, ha leggermente abbassato i toni, specificando che «non mi sono mai sentito trattato da loro (i giudici Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli, ndr) in modo non rispettoso, nutro per tutti e tre grande stima». Però, ha aggiunto: «La pressione, interna ed esterna al programma, è tanta. Diciamo che questa uscita anticipata da MasterChef mi è costata qualche seduta dall’analista». Ed è forse su questo che dobbiamo riflettere. Perché, al di là del fatto che, appunto, non stiamo parlando di cuochi professionisti, ma di amatori, e che c’è anche lo zampino della tv, questo può farci pensare alla pressione che c’è, oggi, intorno al mondo della cucina, dove, sì, tutto deve essere perfetto (buono e sano), ma in ciò vanno anche incluse le condizioni di lavoro dei cuochi e dei camerieri. Condizioni che spesso sono la causa della mancanza di personale nella ristorazione nonostante il sogno di moltissimi giovani aspiranti… MasterChef!
Basta con i cuochi stressati, dentro e fuori dalla tv
Basta ai cuochi stressati, fuori e dentro la tv
In questo senso, dunque, possiamo guardare a cosa sta accadendo a MasterChef, che ha preso un nuovo corso da scuola di cucina con prove molto tecniche e severità diffusa, e traslarlo alla vita vera dei cuochi, tali o aspiranti tali, che non deve più fare rima con stress esagerato che li porta sui lettini degli psicologi (e in alcuni casi, purtroppo, a fare uso di droghe e alcol) se non, addirittura, lasciare la tanto amata professione. Vedi il caso Noma che chiude, oltre che per i costi (relativi anche a quelli per pagare adeguatamente il personale) anche per i ritmi insostenibili.
La tv come “modello” della vita vera
Perché, se, certo siamo consapevoli, che i piatti lanciati nelle vecchie edizioni dall’ex giudice Joe Bastianich, come lui stesso ha detto, sono «intrattenimento», show, «un conto è gestire una brigata vera», è comunque innegabile che nelle cucine vere serve un cambiamento.
Antonino Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli e Bruno Barbieri
Cambiamento che per, molti aspetti, sta già avvenendo (di esempi sempre più virtuosi ne stanno nascendo tanti) e che può (e anzi deve) risollevare la fiducia di cuochi e camerieri, che finalmente possono ricominciare a sperare di poter lavorare con meno stress, una paga adeguata e con orari di lavoro umani.
E questo messaggio deve passare proprio anche dalla tv. Proprio da quei cuochi che sono le star per i giovani che vogliono fare questo mestiere.
Il cambio di corso deve essere reale
Quindi ben venga la polemica intorno a MasterChef e simili. Ben vengano le risposte degli chef star che, tolti dal ruolo del giudice televisivo, ci tengono a veicolare il messaggio che è ora di dire basta a questo atteggiamento vessatorio. «L’idea dell’umiliazione non fa parte della mia filosofia di vita – ha detto Locatelli - Lo chef è una persona: noi veniamo da cucine in cui siamo stati umiliati, ma non vogliamo perpetuare questo modello, non funziona». «A casa mia se non finivo il cibo a pranzo me lo ritrovavo a cena, figuriamoci se nei miei ristoranti qualcuno lancia i piatti – aggiunge Cannavacciuolo - E men che meno in tv. Da quando ci sto io nessuno è mai stato preso di mira»: «Il rispetto è la base», conclude Barbieri.
E speriamo che sia così e non… The Show Must Go On.