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Stress da lavoro A volte si paga un prezzo troppo alto

La Federazione italiana cuochi è in contatto con Università ed esperti del settore per definire un protocollo e iniziative di sensibilizzazione per mostrare i potenziali pericoli di patologie della professione di chef

di Rocco Pozzulo
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
 
15 febbraio 2016 | 10:21

Stress da lavoro A volte si paga un prezzo troppo alto

La Federazione italiana cuochi è in contatto con Università ed esperti del settore per definire un protocollo e iniziative di sensibilizzazione per mostrare i potenziali pericoli di patologie della professione di chef

di Rocco Pozzulo
presidente FIC - Federazione italiana cuochi
15 febbraio 2016 | 10:21
 

È indubbio che se da un lato il lavoro degli chef, e dei cuochi più in generale, è una professione che dà molte soddisfazioni, dall’altro è un’attività lavorativa davvero impegnativa e logorante, anche se non è svolto ai massimi livelli. E tutto questo non sempre si percepisce al di fuori delle cucine.

Purtroppo in Italia non c’è una sola legge in materia di tutela della salute dei lavoratori della ristorazione - e a maggior ragione quella del cuoco - che possa individuare in maniera inequivocabile quegli elementi che potrebbero far scaturire patologie importanti tipiche di queste attività lavorative. Obesità, sindrome metabolica, diabete, depressione da deprivazione di contatti umani normali, problematiche agli arti inferiori e alla schiena, e non ultima l’ipertensione da stress: questi sono solo alcune delle patologie che la categoria dei cuochi, ironicamente definita “schiavi del palato”, prima o poi nella carriera incontrano inesorabilmente.



Consapevole di queste problematiche, la nuova dirigenza della Federazione italiana cuochi, e in primis il sottoscritto in qualità di presidente, si sta impegnando per portare alla luce questi aspetti avversi della professione di cuoco, sia portando a conoscenza della collettività il lato stressante di questo lavoro, sia proponendo un’informazione adeguata sulla prevenzione di tutte le patologie intrinseche ai suoi associati, spesso dagli stessi sottovalutate.

Proprio di questi giorni sono i contatti con Università ed esperti del settore per definire un protocollo e iniziative di intesa con la Fic, quale unico ente di categoria legalmente riconosciuto in Italia, per avviare una serie di studi e ricerche sulle problematiche che questa professione provoca in ambito psicofisico attraverso quello che genericamente viene definito stress da lavoro.

L’iniziativa, fortemente voluta dal sottoscritto, vuole soprattutto giungere ad una consapevolezza tra i soci dei potenziali e reali pericoli di patologie di questa professione, attraverso una campagna di informazione e di sensibilizzazione atta a diffondere tra la categoria dei cuochi quelle “buone regole” di appropriati comportamenti di prevenzione.

Azioni che, messe in atto, mirano anche attraverso i futuri risultati di questa ricerca universitaria ad un riconoscimento reale della professione del cuoco quale mestiere usurante e da porre all’attenzione ai Ministeri competenti. Ulteriore progetto per dare voce e risposte alla categoria e supporto necessario per poter svolgere la professione senza pagare un prezzo troppo in termini psichici e fisici.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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08/01/2022 17:49:35
1) aiuti cuochi lavorano quanto i cuochi se non di piu'.
in 34 anni lavorati in una cucina cetrale ho sempre fatto una quantita' incredibile di verdure crude e' cotte a 5 ore giornaliere compreso pulizie preparazioni x il giorno dopo x un servizio giornaliero di 1400 pasti scolastici. nella cucina dove lavoro tutt'ora sono passate 5 aziende diverse con gare d'appalto. negli anni ho sofferto di dolore agli arti ,strappi dolori alla schiena x pesi. x noi del settore siamo fuori dai lavori usuranti, x nessuno pensa che il ns lavoro sia duro alla mia eta' 62 anni compiuti, devo aspettare i 67 x la pensione quando in pensione andrei volentieri x lasciare il posto ai giovani. che senso ha sfruttare cosi' tanto gli anziani e lasciare i ragazzi senza lavoro.? distinti saluti Lidia Di Gennaro
Lidia Di Gennaro



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