Marcella Mangiameli, in arte Marcella May nasce ragioniera, a Termini Imerese, in provincia di Palermo, e nel suo futuro si prospettava un percorso fatto di numeri e calcoli, ma già da giovanissima faceva i “conti” con la sua fantasia, la sua curiosità ed il suo estro. Una personalità creativa, e soprattutto comunicativa che non poteva restar chiusa in un ufficio, ma che sentiva il bisogno, la necessità di esplodere ed esplorare nuovi percorsi. Era giovanissima quando quasi per caso, si ritrova dietro un bancone, in una di quelle esperienze lavorative che avrebbero dovuto essere, quello che comunemente un adolescente accenta come un “lavoretto estivo”. Invece, un amore a prima vista, un amore, ad oggi, lungo più di vent’anni, venti lunghi anni vissuti come fossero un viaggio, perchè questo è ciò che la bartender siciliana ha sempre ricercato.
Marcella May
Passione, ma soprattutto studio
«L’arte del bartending non si può improvvisare, per poter diventare un professionista, la formazione è essenziale, infatti, nel mestiere del bartending sono necessari requisiti come la conoscenza dei prodotti, della loro lavorazione e le infinite tecniche di preparazione». Questo è il diktat che ha mosso Marcella, che da quella prima esperienza, nata quasi per caso, ha intrapreso un percorso, o meglio, un viaggio alla ricerca di quella professionalità indispensabile per chi, come lei, vuole raggiungere i massimi livelli lavorativi. Studio, ricerca, determinazione e perseveranza, senza mai dimenticare l’arma segreta, il sorriso e l’empatia con il cliente, perchè in questo viaggio gustativo quel senso di accoglienza, è la vera guida ad un itinerario sensoriale che deve stimolare sempre e comunque chi assaggia un cocktail.
Un percorso di esperienze
La crescita professionale di Marcella May è piena di esperienze, portate dietro e dentro come fossero bagagli, esperienze legate a numerosi locali della movida palermitana, a strutture alberghiere di prestigio e a luoghi incantevoli come Lampedusa, isola in cui da alcuni anni lavora e che è fonte continua di ispirazione, selvaggia e accogliente allo stesso tempo, è diventata come una seconda terra natia. Lì, come altrove, Marcella non ci si limita ad indossare una divisa, ma va oltre il proprio ruolo, va verso una ricerca che coinvolge la preparazione e la formazione del personale con cui collabora, va verso studi legati al marketing e alla gestione delle risorse, sia umane che materiali, in cui è centrale un rapporto di fiducia e dialogo produttivo, stimolando la progettualità di nuove idee.
Una personalità ambiziosa, che si è sempre misurata, così come si misurano gli ingredienti di un cocktail nella ricerca della perfezione, una determinazione che l’ha vista protagonista di numerose competizioni, regionali e nazionali che, al di là del risultato, spesso vincente, hanno arricchito un curriculum vitae che non è scritto solo su un foglio di carta, ma è implicito in ogni sorso dei suoi cocktail.
L’incontro con Abi Professional è stato un passaggio obbligato per Marcella May, l’esigenza di comunicare e collaborare con professionisti del settore, che potessero oltre che condividere una passione, arricchire un percorso, era necessario.
Una sua creazione
Abi Professional è stato nella vita professionale della bartender, un punto sia di arrivo che di partenza, perchè come la stessa Marcella dichiara: «Siamo viaggiatori in continua ricerca».
Ad introdurla in questa meravigliosa realtà, conosciuta quasi per caso, è stato l’incontro con Carmine Mattia Perciballi, barman di caratura internazionale, che l’affida nelle mani sapienti di Domenico Randazzo, consigliere nazionale dell’associazione, uno straordinario professionista che diventa un tramite alla conoscenza di un gruppo di persone e personalità di grande spessore.
Nuovo trofeo in bacheca
Ed è proprio nell’ultima competizione, organizzata da Abi Professional che Marcella May consegue il suo ultimo riconoscimento. Nell’ottava edizione del Concorso Regionale Abi Professional riservato ai barman professionisti della Sicilia, tenutosi nella meravigliosa cornice dell’Hotel Capo Peloro a Messina, Marcella May è stata premiata come miglior tecnica della miscelazione e miglior finger food proposto in abbinamento al cocktail (pairing drink&food).
«Ho voluto privilegiare ed esaltare le eccellenze del mio territorio - dice lei - e soprattutto rivendicare la mia sicilianità proponendo il “Fico Sour” un cocktail che come si intuisce dal nome, ha come protagonista il Fico d’India, impreziosito attraverso le nuove tecniche della mixology. Per realizzarlo ho utilizzato Il liquore al Fico d’India Giardini d’Amore, miscelato con Bitter Campari, succo di limone fresco e zucchero di canna liquido, a cui ho voluto aggiungere un tocco speciale, cioè una particolare schiuma ricavata dal Marshmallow riportato allo stato liquido e montato a neve in maniera istantanea. Gli esperti del settore sanno quanto complicato è trovare l’equilibrio perfetto delle consistenze, spesso ci misuriamo con elementi schiumosi che vengono condizionati da fattori esterni,come il tempo ed il clima, dopo mesi di ricerca, e di sperimentazioni sono riuscita ad elaborare questo originalissimo elemento che va oltre questi limiti, e che esalta sia per consistenza, che per gusto, i profumi e le note cromatiche del mio cocktail».
E ancora: «Lo stesso vale per il finger food, anche li era centrale la riscoperta della mia terra, una terra che per sua natura propone spunti gastronomici di eccellenza, come il pesce e le verdure. A guidarmi in questa scelta, in questo viaggio è stato Roberto Torregrossa, chef che da sempre persegue il mio stesso obiettivo, non è un caso che il suo ristorante si chiami proprio AmeTerra. Con Roberto sposiamo la stessa filosofia, la ricerca e l’esaltazione delle materie prime a chilometro zero, esaltando e rispettando i profumi e i sapori della nostra isola. Abbiamo scelto il carciofo, protagonista delle nostre colture, sia come contenitore commestibile, utilizzando come coppetta uno dei suoi petali, che come contenuto, elaborando un paté dello stesso ortaggio, in abbinamento ad una fioritura di petali di seppia cotti a vapore, guarniti con pinoli tostati, finocchietto selvatico e corallo al nero di seppia. Un incontro di odori, profumi, sapori, colori e consistenze che oltre ad aver portato a casa un risultato vincente, sottolineano che bere è come viaggiare, attraverso tutti e cinque i sensi senza mai dimenticare il sesto senso che ti fa sempre tornare dove si è felici», conclude Marcella May.