Nato a Firenze 100 anni fa, il Negroni, come altri cocktail famosi (dal Vesper Martini al Moscow Mule), è stato ideato da una persona che non era un barman. La domanda che molti bartender si pongono è: perché un cocktail così famoso e classico ha resistito alla naturale usura del tempo e delle mode? A parte la sua bontà gusto-olfattiva, la sua diffusione e la sua longevità sono dovute alla semplicità della ricetta e alla musicalità del nome. Facile da preparare, facile da ricordare e facile anche da ordinare in tutte le lingue.
Negroni, un classico che resiste alle mode passeggere
In passato, eri certo di essere in un grande bar se la persona dietro il bancone sapeva come preparare un Negroni. Oggi tutti sanno come si prepara. Tale è la popolarità di questo drink che rivaleggia o forse ha superato il Martini come aperitivo di riferimento per chi ama bere bene. Non solo. Oggi, con la Mixology che ha allargato gli orizzonti sensoriali del beverage, le nuove generazioni lo stanno riproponendo in chiave più moderna.
Quest’anno la maggior parte dei barman ha voluto celebrare i 100 anni dalla nascita proponendo il Negroni dalla versione classica fino a quelle modificate. Abi Professional, grazie alla sezione Lombardia, ha creato il Negroni Lab, ideato e condotto da Gianmario Artosi, incoronato Barman e professionista dell’anno da Solidus a livello nazionale, il quale con la collaborazione dei migliori giovani barman lombardi ha creato 36 appuntamenti itineranti tra 30 bar e 6 istituti turistici per celebrare il famoso cocktail coinvolgendo tutti i professionisti, compresi i gestori di locali e le aziende produttrici. Incontri e confronti, masterclass, degustazioni e scambio di idee e preparazioni. Tutto ciò è cultura, è arte, nel rispetto del buon bere e del bere poco ma bene. Ma soprattutto è associazionismo.
Solo un’associazione di professionisti può elaborare e condurre progetti di questo genere per crescere, e questo è un messaggio che vogliamo lanciare ai giovani soprattutto oggi che non credono più nei valori di un ente professionale perdendosi nelle effimere vie dei social e del marketing brandizzato. Le nuove generazioni non sono più disposte ad impegnarsi concretamente per la crescita. La prima cosa che ti chiedono è: “cosa mi date se pago la tessera?”. Noi di solito rispondiamo: “cosa siete disposti a dare per rendere importante il pagamento della tessera?”. Non comprendono che il pagamento della quota serve solo per mantenere una conduzione normale delle attività a livello nazionale, il resto se lo devono costruire loro stessi nell’impegno a partecipare e crescere professionalmente all’interno del nostro sistema associativo di cui loro stessi saranno parte attiva.