La produzione nazionale di frumento duro nel 2025 si attesta su livelli sensibilmente superiori rispetto all’anno precedente, con una stima complessiva di circa 4.365.000 tonnellate, in netta crescita rispetto ai 3.515.000 del 2024. Si tratta di un incremento di oltre il 24% su base annua, risultato riconducibile principalmente a due fattori: l’ampliamento delle superfici coltivate e l’aumento delle rese medie per ettaro, osservate in particolare nelle Regioni del Centro, del Sud e delle Isole.

La produzione nazionale di frumento duro è aumentata nel 2025
Un'annata agricola favorevole per quantità e sanità del grano
Come evidenzia Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d’Italia, l’andamento climatico registrato nei mesi primaverili e a inizio estate ha avuto un impatto positivo sulla resa produttiva. Il raccolto 2025, infatti, potrebbe rappresentare il più consistente dal 2016 in termini di volume.
Dal punto di vista sanitario e merceologico, la materia prima mostra risultati soddisfacenti: si segnalano in particolare pesi specifici elevati, elemento rilevante per la resa in fase di macinazione. Tuttavia, la qualità tecnologica, ovvero la composizione proteica del frumento, risulta in calo rispetto al 2024, anno che aveva registrato livelli particolarmente elevati.
I numeri delle principali regioni produttrici
La Regione Puglia si conferma primo polo produttivo nazionale, con una stima di circa 950.000 tonnellate. Seguono la Sicilia, con 800.000 tonnellate, le Marche, con 580.000 tonnellate e l'Emilia-Romagna, con 450.000 tonnellate Secondo Vincenzo Martinelli, Presidente di Italmopa, e Clelia Loiudice, Presidente della Sezione Molini a frumento duro dell’associazione, «l’andamento positivo della produzione, sia in termini quantitativi che sanitari, offre segnali di stabilizzazione in un mercato che ha vissuto anni difficili, caratterizzati da scorte in calo e instabilità dei prezzi».
Scorte UE in parziale ripresa
Anche a livello europeo si registra un incremento generalizzato delle rese e dei volumi. La produzione comunitaria in crescita potrà contribuire, seppure parzialmente, a una ricostituzione delle scorte di frumento duro, che negli ultimi anni hanno raggiunto livelli considerati critici. La maggiore disponibilità sul mercato UE potrebbe incidere positivamente sulla stabilità dell’approvvigionamento da parte dei molini italiani.
Un'industria molitoria che trasforma oltre 6 milioni di tonnellate all’anno
L’industria molitoria italiana a frumento duro, aderente a Confindustria e a FederPrima attraverso Italmopa, trasforma ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di grano per la produzione di semole. Queste sono destinate prevalentemente alla filiera della pasta - uno dei settori simbolo del made in Italy - ma anche alla produzione di pane e altri prodotti da forno, sia per il mercato interno sia per l’esportazione.

L'industria molitoria italiana trasforma ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di grano per la produzione di semole
L’industria si caratterizza per una forte attenzione alla qualità, trasformando le migliori varietà di frumento duro disponibili, «a prescindere dalla loro origine», come sottolinea l’associazione, per ottenere semole capaci di rispondere alle esigenze dei pastai italiani e dei consumatori.
La sfida della qualità: il nodo delle proteine
Nonostante il buon esito complessivo della campagna 2025, il tema dei tenori proteici rappresenta un elemento di attenzione per l’intera filiera. Il calo del contenuto proteico, rilevato in modo generalizzato in diverse aree produttive, potrebbe influire sulla qualità tecnologica della semola, condizionando alcune fasi della trasformazione industriale e, in alcuni casi, l’idoneità del prodotto per la pasta di alta gamma.
Sarà importante, nei prossimi mesi, monitorare l’evoluzione dei parametri qualitativi nelle diverse partite di grano e intervenire, laddove possibile, con strategie di miscelazione o acquisti mirati, sia sul mercato nazionale che internazionale.
Le prospettive: stabilità produttiva e sostenibilità economica
Il 2025, in sintesi, si conferma un anno di ripresa per la cerealicoltura italiana, che beneficia di una condizione climatica favorevole e di una maggiore attenzione alle pratiche agronomiche, soprattutto in alcune regioni del Centro-Sud.
Tuttavia, la sostenibilità economica del settore rimane un tema aperto. Il miglioramento delle rese e l’aumento dei volumi non sempre si traducono in maggiori redditività per gli agricoltori, specie in presenza di oscillazioni di prezzo legate al contesto internazionale. L’obiettivo per i prossimi anni sarà garantire una maggiore stabilità produttiva, valorizzando sia la qualità della materia prima che la competitività dell’industria molitoria italiana.