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Le pagelle del Festival di Sanremo Bene Diodato, meno Le Vibrazioni

Prime impressioni dopo la prima serata del Festival della Canzone. Anche a noi piace partecipare al dibattito popolare sulle canzoni ascoltate in tv e per questo abbiamo stilato le nostre pagelle.

di Nonsolofood
 
05 febbraio 2020 | 10:23

Le pagelle del Festival di Sanremo Bene Diodato, meno Le Vibrazioni

Prime impressioni dopo la prima serata del Festival della Canzone. Anche a noi piace partecipare al dibattito popolare sulle canzoni ascoltate in tv e per questo abbiamo stilato le nostre pagelle.

di Nonsolofood
05 febbraio 2020 | 10:23
 

No, non siamo diventati di colpo critici musicali, ma si sa, quando il Festival di Sanremo inizia, inizia davvero per tutti (anche per chi non ne vuole sentir parlare) e così anche noi vogliamo in qualche modo fare parte di questo evento, stilando le nostre personalissime pagelle sulle canzoni in gara. Ieri sera la prima serata, che ha raccolto oltre 10 milioni di spettatori.

Amadeus, Diletta Leotta, Rula Jebreal e Fiorello (Le pagelle del Festival di Sanremo Bene Diodato, meno Le Vibrazioni)

Amadeus, Diletta Leotta, Rula Jebreal e Fiorello

Ecco le nostre pagelle della prima serata.

Irene Grandi (Finalmente io): Scende le scale a fatica, appare troppo tesa e non è l’Irene Grandi di quindici anni fa. La canzone è di Vasco, la musica di Vasco ma lei non è Vasco. Ci prova, e la sua voce la salva. Ha il peso e l’onere di aver rotto il ghiaccio tra i big in gara. 5,5 con margini.
 
Marco Masini (Il confronto): Otto volte al festival e questa, delle sue, è la canzone peggiore. A parte che non canta proprio bene, la canzone è di un retorico tremendo e il confronto con i suoi pezzi passati lo condanna. Ritentare la nona volta: 5 con dispiacere.
 
Rita Pavone (Niente): la canzone ha bisogno di essere risentita tramite Spotify perché è difficile capire una parola. Ci aspettavamo una canzone alla “Cuore” per intenderci e invece prova con un rock&roll commerciale alla sua età. Standing ovation per lei e tanto coraggio. Con lei siamo buoni: 6 e mezzo con lode.
 
Achille Lauro (Me ne frego):  Boh. La performance fusione tra David Bowie e Renato Zero, con buona pace di Cristiano Malgioglio che per l’invidia del look si stava strappando le payette di dosso, lascia ancora dubbiosi. A livello musicale forse un passo indietro rispetto allo scorso anno, tuttavia non credo che il ragazzo romano quest’anno punti essenzialmente sulla canzone, lui se ne frega. Fa notizia e crea attesa su cosa potrà inventarsi le prossime serate: 6.5.
 
Diodato (Fai Rumore): Non vincerà, non arriverà a podio e probabilmente la canzone resterà nei ricordi del Sanremo 2020 però non stecca, canta bene, elegante, piacevole. Al contrario del titolo non farà troppo rumore, ma se fosse nato nell’epoca giusta, molti Sanremo, forse, potevano portare la sua firma: 8. Secchione.
 
Le Vibrazioni (Dov’è): Vincono la serata. E già qui c’è qualcosa che non torna. Loro sono anche bravi, con uno stile che poteva funzionare i primi anni 2000 però dai la canzone non è un granché, va bene tutto, ma il pezzo non è da primo posto e sono condannati a scendere vertiginosamente. 6-. Meteore.
 
Anastasio (Rosso di rabbia): Alla vigilia era lo strafavorito, forse lo è ancora. Ma un po' meno. La canzone è bella, e ci risveglia da un torpore di 90 minuti. Il testo è sopra la media ma va anche assimilato. Staremo a vedere se decollerà durante la settimana provando un possibile tormentone; Gabbani permettendo: 7 di incoraggiamento.
 
Bugo e Morgan (Sincero): Ultimo posto per loro, comprensibile. Al festival per ricordarci che continuano ad esistere. Bisogna essere sinceri, ci riescono anche bene. La canzone farà probabilmente gara a se con poche possibilità di piazzarsi; poco male, una piacevole sorpresa e una bella sinergia tra i due; conoscendo Morgan ci chiediamo quanto durerà. 7. Sorpresa.
 
Elodie (Andromeda): Quando si viene a sapere che la canzone è di Mahmood e si passa all’ascolto si fa fatica a non immaginarsi che sia il cantante detentore dell’ultimo sanremo a cantarla, ma col passare dei secondi la fa sua e al secondo ascolto ci entra in testa e nonostante non sia proprio un pezzo sanremese non è da scartare in previsione podio. Attenzione all’evoluzione di Elodie: 7 di eleganza.
 
Alberto Urso (Il sole ad est): avere poco più di vent’anni e trasmetterne più della Pavone. Dei cloni del Il Volo siamo stanchi, soprattutto a Sanremo. Tuttavia le fan di Amici di Maria lo sosterranno. Arriverà in fondo. Almeno canta bene: 5.5. Vecchio
 
Riki (Lo sappiamo entrambi): Ci aspettavamo di peggio. Ma ci viene da chiederci se fosse davvero necessaria la sua presenza, o un brano del genere in gara. 24 canzoni sono davvero troppe e questa canzone è sentita e risentita almeno in altri migliaia di brani. 5. Superfluo
 
Raphael Gualazzi (Carioca): Ritmi latini a così tarda ora fanno capire che la scaletta non è casuale. Si sa Gualazzi è davvero uno che di musica ne capisce, e la canzone, seppur non proprio POP, è piacevole e uno per necessità fisiologiche almeno un piede inizia a muoverlo. 7 Davvero bravo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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