Il portale è stato riconosciuto colpevole di affermazioni false in merito ai giudizi sulle sue recensioni, ma non si scompone troppo dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Il vicepresidente vicario di Fipe, Aldo Cursano, avverte: «Il web è ancora troppo lento nell’individuare le distorsioni».
Inutile giocare con le parole, se raggiro c’è stato, c’è stato. E la sanzione lo conferma. Eppure all’indomani della
sentenza con la quale il Consiglio di Stato lo ha condannato a pagare una multa di 100mila euro per aver affermato che tutte le sue recensioni sono “veritiere” (mentre tutti sanno che non è così), TripAdvisor canta addirittura vittoria. «Il Consiglio di Stato - si legge in una nota diffusa dal sito - ha confermato che non ci sono prove che TripAdvisor abbia ingannato i consumatori e non solo non richiede a TripAdvisor di cambiare alcunché sul sito, ma l’unica azione richiesta è da parte dell’Antitrust, che deve ora restituire l’80% della multa che ci aveva ingiustamente imposto nel 2014».
TripAdvisor dovrà pagare 100mila euro per le frasi pubblicate sul suo sito
La sanzione pecuniaria sarà pure stata ridotta, però è stata confermata e questo basta per ristabilire una verità: le frasi riportare da TripAdvisor sono fuorvianti e per questo perseguibili. Il problema semmai è che le false recensioni su TripAdvisor continuano ad esserci e che per riuscire a farle togliere (sempre che si riesca) servono molto spesso sentenze che arrivano dopo anni di contenzioni costosi per i poveri ristoratori, vittime di insulti gratuiti e pretestuosi.
Su questo punto, oltre che sulla necessità di una legge che regoli quella che è ancora a tutti gli effetti una "giungla", si è espresso il vicepresidente vicario di Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi,
Aldo Cursano. «C’è un sistema che sta sfuggendo e che è troppo lento nell’individuare le distorsioni - dice - ci vuole una politica di tutela, di attenzione, di verifica, ma soprattutto dare dei segnali importanti, cioè: chi bara è un fraudolento, è uno che non merita, che deve avere un marchio d’infamia e che non può più operare». Il riferimento è soprattutto a quella fetta (per fortuna molto minoritaria) di ristoratori - che lui stesso non esita a definire “disonesti” - che approfittando del cono d’ombra legislativo sulla questione, ne approfittano per screditare i colleghi, inserendo recensioni fasulle.
Aldo Cursano
«I problemi ci sono e bisogna fare in modo che un po’ tutti ce ne facciamo carico - dice ancora Cursano - dobbiamo vigilare per salvaguardare la democrazia come espressione di libertà, ma allo stesso tempo perseguire in un modo forte, evidente chi trasgredisce. Noi ci siamo molto impegnati come federazione nel cercare di essere intermediari tra le difficoltà che si riscontrano rispetto anche recensioni non rispondenti al vero o diffamatorie nei confronti proprio di TripAdvisor e devo dire che in questi due anni in cui abbiamo attivato corsie preferenziali molto efficaci attraverso le nostre strutture territoriali, le situazioni più evidenti sono state affrontate e segnalate in un modo estremamente chiaro e nella stragrande maggioranza in un modo positivo».