Alla vigilia di Ferragosto, la scure del Governo, alla luce dei tanti piccoli focolai di contagio da Covid-19 che si stanno registrando in questi giorni in Italia, è pronta ad abbattersi di nuovo sulle discoteche, con nuove limitazioni e un rafforzamento dei controlli che potrebbero in alcuni casi portare alla chiusura temporanea dei locali. L'Esecutivo sembra deciso a intervenire, ma le Regioni sono più caute (tranne la Calabria, che ha chiuso tutti i locali da ballo fino al 7 settembre).
In discoteca con la mascherina. È così ovunque?
A ridosso ormai del fine settimana estivo più atteso, la confusione è ancora parecchia, i provvedimenti locali tanti e in ordine sparso, e l'impressione è che alla fine la movida non ne risentirà troppo.
L'ultimo in ordine di tempo è quello dell'Emilia Romagna, che da domani - 15 agosto - impone ai gestori di far entrare nei loro locali non più del 50% delle persone rispetto alla capienza, pena la chiusura immediata della struttura. Resta sullo sfondo la notizia di qualche giorno fa della giovane ventenne Pisa che, positiva al coronavirus, è stata a contatto con decine di suoi coetanei in un locale di Marina di Pietrasanta. L'episodio ha fatto il giro d’Italia ed è anche sulla scorta di quanto è accaduto in Versilia - che potrebbe non essere l’unico caso - che qualcuno inizia a chiedere
un generale ripensamento delle norme che regolano l’attività dei locali da ballo.
A perorare la causa della chiusura dei locali c’è il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico,
Agostino Miozzo, secondo cui le chiusure locali «possono diventare inevitabili se la situazione sfugge di mano. Quattrocento casi al giorno non sono tanti né pochi - spiega, commentando i dati di questi giorni - ma dicono che il virus c'è ed è presente in tutto il paese. Siamo ancora in una situazione governabile, tuttavia le discoteche devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c'è nulla da fare. Le aggregazioni di massa sono devastanti, impossibili da gestire».
Franco Gabrielli e Agostino Miozzo
Diciamolo subito, la questione è delicata, perché se è vero che è difficile non pensare ad assembramenti che possono sfuggire al controllo di coloro che vigilano all’interno dei
locali, è altrettanto vero che delle centinaia di nuovi casi di contagio che si registrano ogni giorno nel nostro Paese, fino ad ora nessuno è legato con certezza a una serata in discoteca. Giusto, anzi sacrosanto, muoversi con tutte le cautele del caso, ma di regole già ce ne sono e anche il Capo della Polizia
Franco Gabrielli, intervenendo due giorni fa proprio a Marina di Pietrasanta, ha spezzato una lancia a favore dei locali da ballo, ammettendo che «il controllo massivo nelle discoteche porterebbe degli effetti devastanti», in particolare sul turismo, considerato il periodo dell’anno e tutto ciò che il settore ha patito negli ultimi mesi. «Non ha senso militarizzare la movida - ha detto ancora Gabrielli - Sarebbe un rimedio peggiore del male e ne andrebbe della ripresa delle attività economiche del Paese».
Un comparto, quello delle discoteche, che conta 2.500 imprese in Italia che danno lavoro a 50mila dipendenti, con un fatturato complessivo di 800 milioni di euro all’anno. Un segmento dell’economia che di più altri, senz’altro come la ristorazione e l’accoglienza, ha subito gli effetti della crisi e che ora prova a rialzarsi, riuscendoci particolarmente bene soprattutto lungo la
Riviera Romagnola, dove si è riversato - anche grazie alla presenza di tanti locali - un turismo che certo gli operatori del settore non si aspettavano solo un paio di mesi fa. Persone che la notte ballano, ma che poi soggiornano negli hotel, mangiano nei ristoranti e fanno aperitivi nei bar. Per questo serve molta cautela, quando si parla di voler intervenire di nuovo sul settore, a fronte peraltro di numeri che raccontano una storia molto diversa, rispetto ai timori generati da casi che ad oggi restano isolati.
In Romagna i dj interrompono la musica se i ragazzi non hanno la mascherina
«I giovani hanno invaso la Riviera ed erano tanti anni che non vedevamo un numero così elevato di ragazzi». A parlare è
Gianni Indino, vicepresidente di
Confcommercio Emilia Romagna, con delega al Turismo, nonché presidente dell’Associazione dei locali da ballo di Rimini e provincia. «Siamo sinceri, queste presenze le dobbiamo in parte alla chiusura di altre località o alla paura di andare in Spagna, in Grecia o in altri posti. Tutto questo ha favorito il turismo italiano in Italia, che tanto ci siamo augurati in questi mesi, fatto anche di famiglie, che da sempre rappresentano il nostro punto di forza. I numeri sono di gran lunga superiori alle più rosee aspettative di maggio e giugno, ma adesso smettiamola di criminalizzare i locali, penalizzando un settore del nostro turismo che ha già sofferto tantissimo in questo 2020».
Cosa vorrebbe dire un’altra stretta per i locali, come auspica invece il Governo? C’è solo una parola, chiusura. Le regole ci sono e noi ci stiamo attenendo a tutte le disposizioni.
Abbiamo limitato gli ingressi, ogni 10-15 minuti nei locali della Romagna i dj fermano la musica e chiedono di indossare la mascherina, laddove non ci sono gli spazi necessari per ballare senza. Tanti locali hanno adottato (a loro spese) nebulizzatori per sanificare l’ambiente, tunnel in cui i clienti passano per essere loro stessi sanificati… Cosa possiamo fare di più? Del resto è nel nostro interesse non far aumentare i casi di contagio nei nostri locali.
Gianni Indino
La notizia della ragazza di Pisa ha però destato un certo allarme nel Paese. Io le posso parlare di un altro caso, avvenuto in Romagna: una ragazza di Modena è stata qui per pochi giorni: all’indomani di una serata in discoteca ha scoperto di avere il Covid 19 e sembrava l’avesse contratto nel locale. Ma com’è possibile, se l’incubazione è di 7-14 giorni? Qualcosa non quadra, l’informazione dev’essere più corretta e in questo senso, sono contento della presa di posizione del Capo della polizia, il quale non ha fatto altro che dire ciò che noi affermiamo da tempo: militarizzare il comparto è la soluzione peggiore. Purtroppo però è quello che sta accadendo.
Vi sentite vittime di un pensiero comune, che vuole criminalizzare il vostro settore? È fuori di dubbio che
dobbiamo lavorare in maniera corretta e che chi sbaglia, anche nella nostra categoria, è giusto che paghi. Detto questo, è in atto una vera e propria caccia alle streghe, per cui sembra che i contagi debbano arrivare solo da noi. Su tre persone contagiate in provincia di Rimini nelle ultime ore, due sono anziani, di cui uno appena rientrato dalle vacanze all’estero. Davvero con questi numeri siamo convinti che il problema siano le discoteche? Portatemi un solo caso di contagio avvenuto in discoteca, quando da settimane migliaia di giovani stanno ballando ogni sera nei nostri locali. Capite che così non va bene. Il settore ha già vissuto momenti drammatici e anche oggi il Governo vuole la nostra chiusura. Per fortuna abbiamo nelle Regioni chi ci tiene nella giusta considerazione, a differenza del Governo, che anche nel Decreto Agosto assume un comportamento da Ponzio Pilato, da un lato chiudendo le discoteche e dall’altro lasciando la decisione finale alle Regioni.
Regole ferree da rispettare per evitare la chiusura dei locali
Intanto a Milano Marittima il Papeete chiuderà perché troppo alto il rischio delle multe, mentre in Sicilia il Governatore Nello Musumeci ha imposto il numero chiuso. In Toscana, Emilia Romagna e Sardegna bisognerà fornire i propri dati personali che saranno riportati su un registro che il gestore dovrà conservare due settimane. E ora c'è chi chiede di ripensare alle regole, anche per il futuro.Le regole ci sono e, se rispettate, funzionano. Cos'altro dobbiamo inventare? Le ho già detto cosa stiamo facendo per attenerci a tutte le normative e a tutti i protocolli. Perché ci si concentra solo sui locali, che peraltro sono gli unici a chiudere quando succede qualcosa? Perché non succede, per esempio, ai centri commerciali e ai mezzi pubblici?
Ballare a due metri di distanza, però, è inverosimile.Non dimentichiamoci le mascherine, che vanno utilizzate sempre, se non c’è la possibilità di mantenere il distanziamento sociale, anche in discoteca. E questo, ripeto, è un patto che abbiamo fatto con i locali della Riviera e devo dire che i risultati stanno arrivando. Il giorno in cui aumenteranno i contagi e si proverà che arrivano dalle discoteche, potremo buttare via le chiavi dei nostri locali. Per questo ribadisco: è nostro interesse affinché ciò non accada. Ben vengano, se servono, altri confronti, magari anche con le forze dell’ordine, ma basta criminalizzarci.