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Ristoratori lombardi in ginocchio «Ma senza garanzie non riapriamo»

In una lettera aperta il responsabile del #ComitatoHorecaLombardia, Alfredo Zini, sottolinea l’impossibilità per i locali lombardi di riaprire per via dei costi elevati e senza gli aiuti necessari. Il gruppo si dissocia da quanti vorrebbero riaprire prima possibile, in maniera sconsiderata e senza garanzie.

 
07 maggio 2020 | 17:35

Ristoratori lombardi in ginocchio «Ma senza garanzie non riapriamo»

In una lettera aperta il responsabile del #ComitatoHorecaLombardia, Alfredo Zini, sottolinea l’impossibilità per i locali lombardi di riaprire per via dei costi elevati e senza gli aiuti necessari. Il gruppo si dissocia da quanti vorrebbero riaprire prima possibile, in maniera sconsiderata e senza garanzie.

07 maggio 2020 | 17:35
 

Alfredo Zini, il principale organizzatore della manifestazione delle “sedie vuote” andata in scena ieri mattina nei pressi dell’Arco della Pace a Milano e conclusasi con l’emissione di alcune multe da 400 euro per assembramento sociale, in una lettera aperta chiede maggiore attenzione da parte di tutti nei confronti della ristorazione, tra i settori più colpiti dagli effetti del lockdown. Zini dà voce al neonato gruppo apolitico e pacifico #ComitatoHorecaLombardia, che chiede maggiore ascolto da parte del governo e dell’opinione pubblica, affinché le richieste degli operatori vengano accolte dalle istituzioni. Ma soprattutto afferma che riaprire il 18 maggio, così come il 2 giugno, è impensabile: in una condizione già di pesante indebitamento non ci sarebbero i presupposti per investire nelle misure necessarie per adempiere alle nuove normative in fatto di sicurezza sanitaria. Il gruppo si dissocia dunque da quanti vorrebbero riaprire prima possibile, in maniera sconsiderata e senza garanzie.

Un'immagine della protesta di ieri in piazza Sempione a Milano (foto: giornaledeinavigli.it) - Ristoratori lombardi in ginocchio «Ma senza garanzie non riapriamo»

Un'immagine della protesta di ieri in piazza Sempione a Milano (foto: giornaledeinavigli.it)

Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera che ci è stata inviata con richiesta di pubblicazione.


A te che vorrai dedicarci 2 minuti del tuo prezioso tempo diciamo GRAZIE!

Sono un ristoratore e parlo a nome delle migliaia di attività legate all’accoglienza e dei nostri dipendenti, che ad oggi non hanno ancora ricevuto i soldi delle casse in deroga. Attività che sono patrimonio di un’Italia che non si arrende e che rivuole il suo lavoro, tutelata nei diritti e consapevole dei doveri. Riteniamo di essere portavoce anche di chi, in estrema necessità, non si è mai fermato e ha continuato a lavorare o di chi ha accettato di riaprire senza la tutela necessaria e consapevole di dover affrontare una perdita pur di sfamare la famiglia nella convinzione che “poi al resto ci si penserà”.

Come in gran parte del settore Horeca, a queste condizioni risulta improponibile aprire, il 18 maggio così come il 2 giugno. Se pensiamo ai costi elevati senza gli aiuti necessari, che tardano ad arrivare, e senza la possibilità di operare al 100% non si può e non si va avanti, sarebbe come giocare alla roulette russa con la vita di migliaia di persone. Stiamo attendendo un aiuto concreto fiduciosi, ma la fiducia si sta affievolendo, perché dopo 56 giorni (ad oggi) e oltre 80 a giugno, con solo costi da sostenere (affitti, utenze, quote assicurative, ecc.) diventa dura, se non impossibile!

Lavorare con perdite che stimiamo oltre l’80% avendo costi imputabili al 100% è pura fantascienza e comunque anche chi non è un economista penso ci dia ragione, basta un pochino di buon senso. Figuriamoci chiedere di riaprire a potenziale ridotto, dovendo fare investimenti per adempiere alle nuove normative affrontando i debiti pregressi e quelli che ne scaturiranno da una ripresa precaria. Inoltre con tutti i locali ipoteticamente aperti e un bacino di utenza nettamente ridotto e spalmato su tutte le attività sarà una catastrofe.

Bisogna tener conto di 2 fattori oggettivi:
  1. la paura;
  2. le difficoltà economiche che le famiglie stanno affrontando dovute al fermo della produttività del Paese. Sono fattori importanti da tener presenti nella valutazione del rischio d’impresa legato ad una riapertura senza aiuti concreti. L’ipocrisia di certi politicanti di categoria che pensano più alla loro carica che al bene di chi rappresentano senza soffermarsi all’aspetto economico è sconcertante.
A noi basta essere ascoltati e che le nostre richieste vengano accolte. Abbiamo dato voce al nostro malcontento creando un nostro gruppo apolitico, #ComitatoHorecaLombardia, dove ci confrontiamo e organizziamo in maniera pacifica ma ferma sulle nostre posizioni, con manifestazioni atte a scuotere l’opinione pubblica e il Governo.

Le chiedo gentilmente di darci la possibilità di far sentire la nostra voce, e ribadiamo di non voler essere parassiti vivendo sulle spalle dello Stato ma rivogliamo il nostro lavoro e la nostra dignità a certe condizioni e con le dovute garanzie. Grazie. Uniti si può!

Cordiali saluti.

Alfredo Zini
Responsabile #ComitatoHorecaLombardia

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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