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Sì a sedie e tavolini per le gelaterie Fipe: A rischio il decoro delle città

 
11 aprile 2019 | 16:11

Sì a sedie e tavolini per le gelaterie Fipe: A rischio il decoro delle città

11 aprile 2019 | 16:11
 

Fa discutere la sentenza con la quale il Consiglio di Stato consente alle aziende artigiane del settore alimentare (come le gelaterie) di mettere a disposizione tavoli e sedie per il consumo sul posto dei prodotti. La Fipe prende posizione e chiede un immediato chiarimento della normativa. A rischio il decoro dei centri storici.

La reazione della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che all’indomani della pubblicazione della sentenza, chiede un chiarimento sulla normativa, è perentoria. Il timore è che la mancanza di una netta distinzione tra somministrazione e servizio al tavolo, rischi col tempo di dequalificare l’offerta commerciale nelle città e, soprattutto, nei centri storici, dove potrebbero proliferare sedie e tavolini destinati al consumo di panini, bibite e gelati, seppure in assenza di personale di servizio.

(Sì a sedie e tavolini per le gelaterie Fipe: A rischio il decoro delle città)

«Quando si parla di attività di somministrazione - è il commento di Giancarlo Deidda, vicepresidente di Fipe - serve chiarezza per evitare distorsioni sul piano giuridico e normativo. Se la differenza tra un negozio alimentare, una pizzeria al taglio e un pubblico esercizio passa per l'assenza di camerieri che fanno il servizio al tavolo allora 100mila bar in Italia non sono pubblici esercizi».

(Sì a sedie e tavolini per le gelaterie Fipe: A rischio il decoro delle città)
Giancarlo Deidda

Un’affermazione che suona piuttosto come una provocazione. La questione, però, è seria, perché potrebbe interessare, come detto, migliaia di attività commerciali nei centri storici delle nostre città, anche dal punto di vista della sicurezza: «La recente sentenza del Consiglio di Stato - prosegue Deidda - scava un solco profondo tra interpretazione delle norme e realtà, ma soprattutto rischia di accelerare il già avanzato processo di dequalificazione dell'offerta commerciale di molte città in Italia, e di Roma in primis. Ci piacerebbe che i giudici che hanno espresso la sentenza ci spiegassero perché ci sono norme che impongono ad un qualunque bar, con e senza servizio al tavolo, l'obbligo del bagno, la sorvegliabilità dei locali e sanzioni penali in caso di alcol somministrato a minorenni, mentre gli stessi obblighi e sanzioni non sono previsti per negozi alimentari o pizzerie al taglio».

Da qui la richiesta di un chiarimento, «per evitare - ha concluso Deidda - che si generi una confusione potenzialmente in grado di mettere a repentaglio il nostro stesso sistema e la qualità dell'offerta commerciale dei centri storici».

Per informazioni: www.fipe.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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