Spaghetto grosso - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
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Risotto - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
2/9
Polpo - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
3/9
Pasta con le sarde - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
4/9
(£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
5/9
Pancia glassata - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
6/9
Tortino al cioccolato - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
7/9
Panzanella - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
8/9
Cannolo - (£$Il posto del cuore$£
Al Ficodindia, Sicilia mon amour)
9/9
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Può un architetto farti innamorare di un ristorante siciliano? Sì. Daniela Tortello professionista di spessore, mi ha fatto scoprire un suo capriccio lungo undici anni; il ristorante Al Ficodindia.
Nella Milano nascosta, vicino ai Navigli, in zona Ticinese, ha creato per passione e amore questo
ristorante di gattopardiano sapore nel 2007, con l'intento di dare alla cucina siciliana un’allure più gourmand. Così, trascinata dalla vulcanica Daniela, eccomi una sera di febbraio a varcare la soglia del locale: dehor dai toni caldi, dove domina il rosso scuro: nelle sedute, nei tendaggi e nelle tappezzerie che ravvivano questo spazio raccolto e intimo, simile a un salotto della Sicilia ottocentesca, dal sapore di fichi d’India e dal profumo d’arancio.

Alle pareti una collezione preziosa di acqueforti di paesaggi siciliani e canzoni d’antan come sottofondo. Daniela, veneta di nascita, mi racconta del suo amore per la Sicilia, le isole Eolie, la cucina, il vino e le persone, versandomi un calice di prosecco di Franciacorta (unica eccezione; tutti i vini della nutrita cantina sono Donnafugata). Poi mi presenta il cuoco Alessandro Ilacqua, siciliano trentottenne approdato da poco qui, con un curriculum di tutto rispetto: cuoco globetrotter, si è fatto le ossa in Australia, Thailandia, Cambogia, Norvegia, Londra e Svizzera, dove tuttora vive sul lago di Lugano. Mi dice Alessandro: «Viaggiare mi ha permesso di crescere professionalmente e di mixare nuovi ingredienti con quelli tipici della cucina siciliana. Qui ho creato un menu limitato ma molto curato e attento alle guide alimentari del momento. Un percorso di gusti e sapori che si integrano appieno fra loro, dagli antipasti ai dolci. Ma sempre dal cuore profondamente siciliano».
Dopo, comincia a portare a tavola alcuni assaggi strabilianti: fettine di pancia di maiale glassata cotta per 83 ore a 63 gradi, bruschettine di pane al carbone attivo con melanzane al forno, aglio, menta, pepe rosso e fiori di zucca. E ancora cicoria ripassata in padella con scaglie di pecorino, olio di basilico e quinoa soffiata. Non vogliamo dimenticare i croccanti totanetti, spadellati, con sauté di verdure, la panzanella di tonno appena scottato, al sesamo e con salsa di barbabietole. I primi sono abbondanti, io mi butto con decisione sullo spaghetto grosso con vongole, cime di rape e pomodoro di pachino polverizzato. Tra i secondi risaltano la guancia di manzo con verdura verde ripassata e patate sabbiate viola, gialle e arancio, il carre` d’agnello, spuma di patata al tartufo e verdure spadellate; polpo arrosto con patate schiacciate al limone e acqua di stracciatella.

E infine i dolci, apoteosi finale: tortino di cioccolato al cuore morbido, cassata siciliana classica, cannolo grande/piccolo e dulcis in fundo la macedonia secca, che non si può spiegare ma va assaggiata a tutti i costi. Il tutto annaffiato da una selezione di vini Donnafugata fra cui il Brut rosè millesimato 2013, di picevole struttura e finezza: il mio preferito. Ho deciso che Al Ficodindia non può che entrare senza ombra di dubbio nei miei posti del cuore, dove oltre a mangiare da re, sei coccolato e viziato come non mai!
Foto: MatteoPlataniaPer informazioni:
www.ristorantealficodindia.it