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“Da Mimmo” perde il suo fondatore Bergamo Alta rinacque dalla sua pizza

Demetrio Amaddeo, noto come Mimmo, è morto a 92 anni sabato. Aprì nel 1956 il ristorante pizzeria “Da Mimmo” in Città Alta facendo conoscere a tutti i bergamaschi un piatto sconosciuto e lanciando il borgo storico

di Federico Biffignandi
 
21 agosto 2017 | 10:07

“Da Mimmo” perde il suo fondatore Bergamo Alta rinacque dalla sua pizza

Demetrio Amaddeo, noto come Mimmo, è morto a 92 anni sabato. Aprì nel 1956 il ristorante pizzeria “Da Mimmo” in Città Alta facendo conoscere a tutti i bergamaschi un piatto sconosciuto e lanciando il borgo storico

di Federico Biffignandi
21 agosto 2017 | 10:07
 

«Mi viene in mente quando da piccolo cadevo e tu mi dicevi: «Alzati che adesso sei più grande». Chissà se mi rialzo stavolta, anzi si, mi rialzo e ti ritrovo di sicuro, papà, in qualche estate calda come l'agosto in cui sei nato e in cui te ne sei andato, ti ritrovo in una piccola città di mare con le case basse sul lungomare più bello del mondo, con un cappello di paglia e un saluto in mano. Ciao papà». Con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook in cui racconta del suo rapporto col padre apparentemente controverso ma denso di affetto e di insegnamenti, Roberto Amaddeo saluta il padre Demetrio da tutti conosciuto come Mimmo che sabato mattina è scomparso all’età di 92 anni. Demetrio Amaddeo: come accade per tanti personaggi celebri l’anagrafica dice poco, ma se si dice Mimmo a tutti balza alla mente lo storico ristorante “Da Mimmo” aperto sulla “Corsarola” di Bergamo Alta da lui e dalla moglie Angelina nel lontano 1956.

Da Mimmo perde il suo fondatore Bergamo Alta rinacque dalla sua pizza

Nato a Reggio, era arrivato a Milano iniziando a fare esperienza nella ristorazione prima di arrivare in Città Alta e aprire il suo di locale sfidando tutto e tutti perché a quei tempi regnava la povertà e la semplicità da quelle parti. Lui diede il via invece alla rinascita della parte storica di Bergamo fino a diventarne un simbolo indiscutibile. Per la posizione estremamente strategica, per la particolarità delle ricette proposte e per il suo carattere: forse brusco, poco appariscente, spiccio, ma professionale e capace di dare un’opportunità a tutti, di trarre il meglio dai suoi collaboratori e - soprattutto - di insegnare e far appassionare i suoi figli alla ristorazione. Non tutti perché di sette che Angelina ne ha messi al mondo solo Massimo e Roberto hanno dato seguito alla tradizione, ma lì pulsa comunque il cuore dell’intera famiglia.

La clientela anche nel giorno della sua scomparsa ha continuato ad arrivare nel suo ristorante, quasi a rendergli omaggio e la grande macchina del ristorante stesso non ha voluto fermarsi, timorosa di ricevere un altro rimprovero del grande “padrone”. Uno stop però è doveroso, avverrà oggi alle 14.30 nel Duomo di Bergamo Alta in occasione dei funerali.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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