L’emergenza coronavirus e le severe norme restrittive per bar e ristoranti rischiano di stravolgere anche la celebre accoglienza italiana e i riti preferiti dagli italiani. A Napoli, ad esempio, dove l’ordinanza del governatore Vincenzo De Luca ha spostato al 21 maggio la possibilità di offrire il sacrosanto caffè al tavolo nei bar.
Niente servizio al tavolo fino al 21
E dunque oggi all’ombra del Vesuvio sono restate abbassate le saracinesche dei locali più storici, quelli che hanno costruito la loro fama proprio sulla qualità del servizio oltre che dell’offerta gastronomica. Nessuna “tazzulella 'e café” servita al Gambrinus in piazza del Plebiscito, né alla Caffetteria di Piazza dei Martiri e nemmeno al Gran Bar Riviera.
Chi ci guadagna in tutto questo? I piccoli locali, quelli meno noti ma che puntano sul conquistare i clienti più di passaggio e meno propensi a concedersi qualche minuto di relax. Potrebbe essere un’occasione per loro di farsi conoscere, apprezzare, migliorare, ma non potremmo mai permetterci di perdere quanto costruito in decenni di storia enogastronomia e dell’accoglienza dimenticando il servizio al tavolo.