Il ristorante Santa Elisabetta del Brunelleschi Hotel di Firenze raddoppia la stella Michelin dopo la prima “menzione” ottenuta giusto l’anno scorso. La doppia stella giunge in un momento delicato in cui più che mai sono da premiare la visione dello chef Rocco De Santis, il lavoro di squadra e la dedizione costante e ottimista, che sono di casa al primo piano della Torre bizantina della Pagliazza e in tutto l’albergo.
Il ristorante
Cucina e fascino tosco-campano fanno la differenzaLa sintesi
tosco-campana della cucina dello chef, che porta profumi e sapori di mare e di costiera nel centro di Firenze, è valorizzata da una location dall’atmosfera intima ed esclusiva della sala, da un
servizio colto e attento: tutti elementi che contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale.
Il filo unico che lega la cucina alla salaInevitabilmente l’altro valore aggiunto è il
menu impreziosito da una carta dei
vini che è una ricerca continua. Non ultimo, viene molto apprezzato il servizio, discreto e accurato: la
sala è vista infatti quale estensione dello chef nel completamento del piatto, tanto che alcune proposte vengono perfezionate al tavolo dell’
ospite.
Il valore aggiunto è il gioco di squadraDe Santis crede molto nel lavoro di squadra e non manca mai di esprimere gratitudine e soddisfazione nei confronti della
direzione dell’albergo e di tutto il personale: Alessandro Fe come
maitre, Lorenzo Paoli come
sommelier, Francesca Benedettelli come
pastry chef e Fabio Silla
sous chef.
Il general manager: Grazie agli ospiti che onorano il nostro lavoro«Siamo estremamente orgogliosi di ricevere questo doppio
riconoscimento che
premia gli
sforzi della proprietà che ha sempre creduto e investito nel progetto di una ristorazione di qualità per il
Brunelleschi Hotel e di tutto il nostro Team. Ringrazio soprattutto i nostri Ospiti, che ci hanno onorato della loro preferenza negli anni e sono i protagonisti fondamentali di questo prestigioso percorso», ha dichiarato il general manager
Claudio Catani.
Rocco De Santis
De Santis: La Campania mi ispira con emozione e facilitàLo chef De Santis ha portato la
stella al Ristorante Santa Elisabetta appena un anno fa, e con essa una sapiente sintesi tosco-campana.
«Ho un forte legame con le mie
origini - ha detto lui - la Campania mi ispira con emozione e facilità: il mare, la montagna, i luoghi e le persone si uniscono come ingredienti di una ricetta che vive nei miei piatti. I miei
maestri mi hanno trasmesso il grande rispetto per la conoscenza, che metto alla base della creazione e della rielaborazione dei miei piatti di tradizione volti all’innovazione. Ovviamente il territorio è un punto di
partenza, non certo la mia gabbia».
Nel menu, i piatti del ricordoEd è proprio partendo dalla Campania e dalle origini affettive che l’estro dello
chef compie voli sapienti e calibrati. Le sue origini geografiche e affettive sono così dichiarate e valorizzate: la Campania scalda tutta la carta con i piatti del ricordo, i suoi simboli e ingredienti cardine. Esempio perfetto il piatto signature Cappelletti ricordo della Domenica:
cappelletti di ricotta di bufala, intensità di
ragù napoletano.
Dichiarati omaggi alla Toscana si trovano ne La Triglia in crosta di Pane allo Zafferano 2015, e ne Il Gambero rosso crudo, panzanella all’agro, caviale e zuppetta di olive di Nocellara, in cui zafferano e la panzanella sono interpretati impreziosendo piatti di mare. Nel Piccione Campania e
Toscana si uniscono attraverso cavolo nero e mela annurca: Piccione (petto e coscia) ai carboni, Cavolo nero, mela Annurca, Pastinaca.
Altri due fil rouge della carta sono
pesce e
agrumi: bergamotto nelle Linguine al burro di alghe, bergamotto, ricci e bottarga; lime nel Risotto Riserva San Massimo, crema di patate affumicate, scampo e lime, limone in diversi piatti salati e naturalmente nei dessert.
Si aggiungono in questa stagione primizie e suggestioni autunnali: il tartufo bianco impreziosisce il baccalà (Il Baccalà: baccalà, pil pil, cavolfiore, papaccella napoletana e tartufo bianco); carciofi e aglio nero sposano la seppia (Seppia & Seppia: velo di seppia, cuore di carciofo, limone ed aglio nero); entrano in carta quaglia, animelle, coda di bue, agnello, piccione, tartufo nero, verza e melograno.
Massima attenzione all'essenzialità dell'esteticaL’estetica dei piatti è essenziale, delicati cromatismi e grafismi accompagnano
abbinamenti esplosivi ed opulenti.
Fra i dolci, il Babà in evoluzione racconta molto bene la visione dello chef fra ricordo e
leggerezza: Babà, mango, passion fruit, lime, sorbetto al lemongrass.
I
menu degustazione di Rocco De Santis si chiamano “Tracce di innovazioni” (da 5 portate,) “In-Contaminazioni” (da 7 portate), “Chef Experience” (da 9 portate). A pranzo è possibile ordinare anche i menù “Percorsi” da 3 portate, e “Carte Blanche” da 3 portate a scelta dello chef.