Un altro locale storico nato e cresciuto nel segno dell’italianità è costretto a chiudere i battenti. Siamo a Firenze e l’ultima vittima della crisi covid è il Gran Caffè San Marco che si affaccia sull’omonima piazza dal 1870 (all’apertura era Caffè Fanti). Dopo Gilli è il più antico bar di Firenze che ora si ritrova a dover abbassare la saracinesca lasciando a casa 35 dipendenti. Il 30 settembre, il titolare Gualserio Zamperini dovrà cessare un’attività nella quale credeva fortemente tanto che, solo due anni fa aveva attuato un restyling da 1 milione e mezzo.
Chiude il Gran Caffè San Marco
«Sono rimasto chiuso 9 mesi per i lavori - si sfoga Zamperini a La Nazione - ma ci credevo. Ho fatto un investimento del genere convinto che l’amministrazione mantenesse le promesse sulla riqualificazione di piazza San Marco e avesse a cuore davvero questo quartiere. Mi sbagliavo. Questa zona è stata completamente abbandonata. E
noi imprenditori lasciati al nostro destino». Zamperini ha la voce rotta dalla rabbia. Dal 1984 è alla guida del Gran Caffè San Marco e oggi si ritrova a dover chiudere. «È una decisione sofferta ma mi stanno costringendo. Dopo 36 anni di attività - prosegue - dopo anni di sacrifici e dopo aver speso tutta la mia vita lì dentro. Ma le uscite superano le entrate ed è difficile riuscire a onorare tutti i costi che abbiamo. Dai 10mila euro di incassi quotidiani siamo passati a mille, così non possiamo andare più avanti».
I motivi della chiusura sono quelli da ritornello: pochi turisti (che a Firenze hanno costretto alla chiusura anche l’
hotel La Vedetta), smart working, pochi aiuti dal governo. E poi c’è l’aspetto di un centro storico non così curato dall’amministrazione; via Cavour è un po’ lo specchio della crisi che stanno attraversando le attività di questa porzione di città: una decina i fondi chiusi, alcuni dei quali con il cartello “affittasi”. «Veniamo da una
situazione non rosea - sottolinea Zamperini - prima il decentramento di tanti uffici verso le periferie poi il colpo di grazia della pedonalizzazione del Duomo che ha trasformato piazza San Marco in una rotonda con 1820 corse di autobus al giorno. Persone che però sono solo di passaggio e scendono e salgono per raggiungere altri punti della città».
Uno dei problemi principali riguarda la difficoltà nel raggiungere piazza San Marco. «Bisogna dare alle persone la possibilità di arrivare da noi - aggiunge - ecco perché abbiamo chiesto di aprire la Ztl e quindi la porta telematica di via Cavour. È stata resa accessibile solo una parte della città mentre noi ci ritroviamo ancora chiusi in gabbia. Non ci possono essere aree di seria A e aree di serie B. Agli imprenditori bisogna dare la possibilità di lavorare, piazza San Marco deve tornare a vivere aprendo la Ztl e organizzando eventi che portino di nuovo i fiorentini anche qui».