Turismo, un comparto da premiare e incentivare

Il 2022 è stato l’anno del rilancio per il turismo, che già in questi primi mesi dell'anno sta mostrando numeri molto promettenti. Un risultato che sostiene l'economia del Paese e che dovrebbe essere premiato dal Governo

20 marzo 2023 | 15:01
di Francesco Guidugli

Con il 2022 il turismo è tornato a macinare numeri da record, soprattutto in un paese come l’Italia che offre il prodotto più articolato e ricercato dal clima ai beni culturali, dallo sport all’enogastronomia. Banca d’Italia ha appena certificato che il 2022 è stato l’anno del rilancio, ritrovando le masse di turisti internazionali cui eravamo abituati fino al 2019 con in più una maggiore fedeltà degli italiani, che durante la pandemia hanno riscoperto il loro Paese e intendono continuare a riscoprirlo di anno in anno.



Tutto bene? No, perché Governo e Parlamento continuano a considerare il turismo come un fenomeno marginale, da penalizzare anziché da premiare e incentivare. In passato chi lavorava nel turismo, soprattutto nel settore alberghiero, guadagnava non solo con lo stipendio, ma anche con le mance che permettevano spesso di raddoppiare se non triplicare i guadagni.

L'importanza di assumersi la responsabilità

Quel fenomeno è scomparso, Governo e Parlamento non hanno adeguato i contratti nel comparto, defiscalizzandoli affinché il turismo diventasse a tutti gli effetti un comparto dell’industria dell’ospitalità in grado di attirare personale qualificato e motivato. Non è vero, o vero in parte, che in Italia mancano collaboratori nel mondo del turismo. È vero che gli stipendi che il comparto è in grado di offrire sono inferiori a ciò che sarebbe necessario. Che gli italiani siano considerati dei grandi professionisti dell’industria dell’ospitalità, lo testimonia la pressante richiesta di personale italiano da parte di tutto il mondo. Siamo i più bravi ad accogliere, a regalare esperienze uniche e indimenticabili a tavola come sul territorio, solo Governo, Parlamento e opinione pubblica ancora non lo hanno capito. Dal 1993, quando un improvvido referendum abolì il ministero del Turismo, abbiamo chiesto che fosse ripristinato, adeguandolo all’importanza che il comparto ha assunto per i destini del nostro Paese. Ci sono voluti quasi 30 anni per essere esauditi: speriamo che non ce ne vogliano altrettanti perché il ministero del Turismo assuma l’importanza e la responsabilità che il comparto si è conquistato.

L’Italia è tra i primi cinque Paesi turistici del pianeta. Di questi, due sono continenti, Stati Uniti e Cina. Nei confronti di Spagna e Francia, gli altri splendidi avversari che abbiamo nel continente europeo, siamo decenni in ritardo nelle politiche per il turismo, nella mole degli investimenti, nel riconoscimento dell’importanza politica e sociale che il turismo si è conquistato per le sorti dell’Italia. L’Italia è in testa per numero di siti Patrimonio dell’umanità Unesco, eppure non esiste una concreta, fattiva politica nazionale di salvaguardia dei nostri beni culturali e naturali. Non esiste un'università dedicata alla formazione del management in tutti i comparti del turismo, dall’albergo alla ristorazione e alla promozione del territorio. La nostra scuola dovrebbe avere tra le materie obbligatorie, oltre a italiano e matematica, anche educazione alimentare, educazione civica, storia dell’arte, storia e geografia.

 

Garantire un futuro degno alla nuove generazioni

Noi italiani siamo gli ambasciatori di una civiltà che è unica perché comprende tutte le civiltà che si sono succedute nel bacino del Mare Mediterraneo, nel continente europeo, nel continente asiatico, nel continente africano. Il dna di noi italiani è il più eterogeneo che esista, a testimonianza dell’incredibile spessore umano che ci caratterizza da sempre, almeno da 40mila anni da quando i Sapiens arrivarono in Europa dopo essere usciti dal continente africano ed essersi diffusi in tutti i continenti del globo. Il 2023 per il turismo italiano è partito a razzo perché il mondo ci ama e non vede l’ora di venire a condividere il nostro stile di vita. Nello stesso tempo sono aumentati i problemi per l’arretratezza giuridica e politica del nostro settore. Affrontarli e risolverli significherebbe innanzitutto garantire alle nuove generazioni un futuro degno di quello che hanno vissuto quelle che le hanno precedute.

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Alberto Lupini


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