Turismo: gli aiuti non bastano Imprese unite esortano il Governo

Fipe-Confcommercio, Federalberghi, Fiavet e Faita: le principali associazioni del settore chiedono ammortizzatori sociali fino a fine anno e altri interventi. Stoppani: «La situazione è ancora drammatica»

16 luglio 2020 | 12:16
Crisi senza fine per l’intero comparto turistico. L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha letteralmente devastato una delle filiere più importanti per l’economia italiana, fatta da oltre 300mila imprese che danno lavoro a circa 1,5 milioni di persone, di cui oltre due terzi dipendenti, per un valore aggiunto pari a circa 90 miliardi di euro. Le regole del distanziamento sociale e il drastico calo di flussi turistici, sia nazionale che estero, hanno generato perdite di fatturato insostenibili per tutti gli attori coinvolti, dalla ristorazione alle strutture ricettive fino alle agenzie di viaggio. Ecco perché Fipe-Confcommercio e le altre principali associazioni di categoria del settore turistico, Federalberghi, Fiavet e Faita, insieme alle più importanti sigle sindacali, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, hanno deciso di fare fronte comune per chiedere al Governo il sostegno necessario a tenere in vita il comparto, finora supportato con risorse che potrebbero rivelarsi non sufficienti.


Più aiuti al settore turismo, la situazione è ancora drammatica

«Le nostre imprese, così come tutte quelle coinvolte nella filiera turistica, vivono una situazione drammatica senza precedenti - ha dichiarato il presidente della Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani - Siamo ormai a metà luglio e lo stato di profonda crisi perdura, intaccando in maniera ormai irrecuperabile la stagione estiva. La nostra federazione, insieme alle altre associazioni e alle sigle sindacali coinvolte, non può che fare appello alle Istituzioni a cui richiedono interventi di sostegno».



«Con questo avviso comune chiediamo con forza che vengano assicurate ulteriori e indispensabili risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali da prorogare fino alla fine del 2020, eliminando le attuali disfunzioni, soprattutto procedurali, che ne hanno limitato la fruizione. La cassa integrazione rappresenta ancora una copertura fondamentale per tante imprese. Chiediamo, poi, che sia riconosciuto uno sgravio contributivo sulle nuove assunzioni nel settore e, infine che siano realizzati interventi economici e fiscali importanti per la riduzione del cuneo fiscale anche per non rischiare di disperdere preziose competenze faticosamente formate».


Lino Enrico Stoppani

«Non c’è tempo da perdere - conclude Stoppani - Gli effetti dell’emergenza sul tessuto imprenditoriale sono già gravissimi e potrebbero ancora peggiorare, mettendo a rischio la tenuta dei livelli occupazionali con centinaia di migliaia di posti di lavoro in bilico. Possiamo solo immaginare quali potrebbero essere le conseguenze in termini di costi sociali, perdita delle professionalità e calo dell’attrattività turistica del nostro Paese».

«Un patrimonio di professionalità e di capacità imprenditoriali maturato da generazioni di persone che hanno lavorato in uno dei settori cruciali della nostra economia, rischia di essere spazzato via definitivamente nel volgere di poche settimane - osserva Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - Occorre che Governo e Parlamento agiscano rapidamente per rifinanziare gli ammortizzatori ma anche per porre le basi della ripresa con misure coraggiose di sgravio del costo del lavoro e di finanziamento delle attività che sono ripartite o stanno per farlo. Il tempo stringe, in autunno sarebbe già troppo tardi».
 
Gli ultimi dati messi a disposizione dall’Inps – relativi al mese di maggio – quantificano in 137 milioni di ore il ricorso all’integrazione salariale per alberghi e ristoranti. Molte imprese hanno già esaurito la “dote” di 18 settimane di integrazione salariale e stanno riscontrando gravi difficoltà nella gestione dei rapporti di lavoro.

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Alberto Lupini


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