Home restaurant, sagre e mercatini Nuove regole in arrivo in Toscana

27 giugno 2016 | 16:02
Confcommercio Toscana accoglie con favore la decisione della Regione di rimettere mano al Codice del commercio approvato nel 2005 (Legge regionale 7 febbraio 2005, n. 28). «Finalmente avranno una disciplina sagre, home restaurant, temporary store, mercatini degli hobbisti e altri fenomeni - spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni - che sono esplosi in questi ultimi anni. Il settore commerciale, così colpito dalla crisi e dalla contrazione dei consumi, ha bisogno di uno strumento legislativo che gli restituisca equilibrio e certezza, salvaguardando le regole della concorrenza leale e la sorte dei negozi di vicinato, che sono la spina dorsale dei nostri centri urbani».



Giudizio positivo anche sulla proposta relativa alla reintroduzione della contestualizzazione del rilascio di concessione edilizia e amministrativa per l’apertura di medie e grandi superfici di vendita: «così l’arrivo di nuovi insediamenti commerciali - prosegue Franco Marinoni - sarà ponderato all’interno di piani più ampi. Opportuno inoltre che la Regione reintroduca anche la conferenza dei servizi, così potrà tornare ad avere un ruolo di “supervisore” e garante dell’equilibrio del sistema distributivo». Oltre 101mila in Toscana le imprese di commercio al dettaglio e all’ingrosso al primo trimestre 2016 (dati Unioncamere Toscana); oltre 57mila i soli negozi al dettaglio, per un totale di quasi 99mila addetti e una media di 15,3 negozi ogni mille abitanti.

«Da tempo chiedevamo non solo una revisione delle normative che regolano il commercio in Toscana, ma anche una integrazione rispetto a temi nuovi che mancavano del tutto di una disciplina, come gli home restaurant, i temporary store o i mercatini degli hobbisti». Una disciplina sulle sagre, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana, rimarcando che «adesso la Regione ha l’opportunità di creare uno strumento legislativo idoneo a restituire equilibrio e certezza nel settore, salvaguardando le regole della concorrenza leale e la sorte della rete distributiva di vicinato, che è la spina dorsale dei nostri centri urbani».

A stare particolarmente a cuore all’associazione di categoria è l’ipotesi, al vaglio della Regione, di contestualizzare il rilascio della concessione edilizia al rilascio di quella amministrativa, nel caso dell’apertura di medie e grandi superfici commerciali. «Ad oggi - spiega Marinoni - la programmazione commerciale di fatto è demandata solo e soltanto alla parte urbanistica, con la legge 65/2014. In pratica, una volta autorizzata la costruzione di un nuovo edificio, l’approvazione della sua destinazione d’uso diventa quasi automatica, in barba a qualsiasi riflessione sull’opportunità o meno dell’arrivo di nuove strutture di vendita in una determinata area».

«Non si tratta di fare un passo indietro rispetto alla liberalizzazione - afferma Marinoni - ma di pianificare in maniera più razionale lo sviluppo commerciale di un’area, che poi influisce anche su aspetti sociali e urbanistici più complessi. A rischio non ci sono soltanto le imprese già esistenti e i posti di lavoro che esprimono, ma anche il futuro di tante città. La desertificazione progressiva che sperimentano tanti centri storici, dopo la perdita dei negozi di vicinato, ne è la prova».


Franco Marinoni

Se oggi tutte le decisioni in materia di insediamenti commerciali sono dunque demandate ai Comuni in parte con l’introduzione delle conferenze di copianificazione urbanistica, se il nuovo orientamento dovesse essere approvato nel nuovo Codice del commercio, la Regione potrebbe reinserire l’obbligatorietà della conferenza dei servizi e ritrovare così un ruolo da “supervisore” e garante dell’equilibrio del sistema distributivo. «La sua presenza sarebbe opportuna anche per motivi statistici - aggiunge Marinoni - per conoscere tutte le eventuali nuove aperture approvate sul territorio regionale, e, soprattutto, nel caso di nuovi insediamenti di grandi strutture, garantirebbe la verifica sull’effettivo utilizzo da parte dei Comuni di almeno il 10% degli oneri di urbanizzazione per la rivitalizzazione del commercio di vicinato, i centri commerciali naturali, le aree mercatali e i centri storici, così come previsto dalla legge 65/2014».

Tra i punti più attesi dalla Confcommercio, il nuovo Codice del commercio conterrà anche la disciplina delle sagre, che costringendo i Comuni a regolamenti più stringenti dovrebbe garantire maggiore omogeneità a livello regionale, e quella dei mercatini dei “non professionisti”, dove vengono messi in vendita da privati opere dell’ingegno, oggetti vintage e simili. «Un fenomeno - dice Marinoni - che sta esplodendo e che, se non normato, rischia di nascondere l’elusione delle disposizioni in materia di commercio su aree pubbliche.

Bene anche, per la Confcommercio, l’introduzione di regole per fenomeni che si sono affacciati solo di recente sul panorama del commercio: «sarà finalmente disciplinata l’attività di home restaurant - precisa il direttore della Confcommercio Toscana - che va riportata nell’alveo di una ristorazione comunque controllata e sicura per i consumatori. Poi saranno disciplinati i temporary store, gli esercizi di vicinato dove un’impresa può fare vendite per un tempo limitato: nei centri storici sono sempre più frequenti e conciliano la disponibilità più alta di fondi commerciali sfitti con l’esigenza delle imprese di ottimizzare i costi, magari scegliendo location di grande affluenza solo per brevi periodi.

I numeri del commercio in Toscana
Nel complesso, le imprese di commercio al dettaglio e all’ingrosso in Toscana sono 101.053 al primo trimestre 2016. Nel 2009 erano 102.627, devono quindi ancora recuperare le perdite causate dagli anni della crisi. Un’impresa su quattro (25,1% - 25.504 in valori assoluti) è a conduzione femminile. In aumento anche le imprese straniere, che sono il 15,3% (15.435 in valori assoluti). I giovani non arrivano al 10% (9,2% - 9.339 in valori assoluti), in calo rispetto al 2015.

Nello specifico, secondo l’ultimo rapporto elaborato da Unioncamere Toscana nel 2015, i negozi al dettaglio sono 57.398 (al terzo trimestre 2015) per un numero totale di quasi centomila addetti (98.867). In pratica, esistono 15,3 negozi ogni mille abitanti, a fronte della media nazionale di 14.3. Oltre due esercizi su tre operano nello specializzato non alimentare (69%), in particolare abbigliamento, mobili e articoli per la casa. Il resto opera nello specializzato alimentare (16%) e nel non specializzato (12% a prevalenza di alimentari, 3% di non alimentari).

Un quarto degli esercizi commerciali regionali si concentra nei comuni di Firenze (7.755 unità locali), Livorno (2.614), Prato (2.287) e Pisa (1.732). Ma è nei comuni di Abetone (62 unità locali per 1.000 abitanti), Forte dei Marmi (61), Isola del Giglio (57), Castiglion della Pescaia (43) e Marciana Marina (42) che si raggiungono i livelli di densità negozio/abitanti più elevati, a testimonianza del traino garantito al commercio dal turismo.

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Alberto Lupini


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