Senza voucher agricoltura in difficoltà Associazioni di categoria in subbuglio
20 marzo 2017 | 11:11
«Si tolgono i voucher perché qualcuno ne abusa? Bene, allora con lo stesso criterio togliamo le pensioni di invalidità perché qualcuno ne fa abuso». È la provocazione di Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana in merito alla decisione del Governo di abolire i voucher dal 2018 e di farlo attraverso un decreto e non passando per il referendum come era stato deciso in prima battuta con tanto di annuncio della data ufficiale, il 28 maggio.
«Questa decisione scellerata del governo - prosegue Marinoni - offre l’immagine di un’Italia che si piega al malaffare e, anziché combatterlo con i controlli ed il rigore, sceglie soluzioni demagogiche e populiste che non servono a nessuno, né ai lavoratori né alle imprese, che si vogliono condannare alla scelta del lavoro nero per gestire le situazioni di emergenza. Non possono, le imprese da sole, pagare le contraddizioni e la debolezza della politica».
«In un settore come il nostro, che vive di mille variabili last minute - sottolinea Aldo Cursano, presidente di Fipe-Confcommercio Toscana - i voucher rappresentano uno strumento semplice e veloce per risolvere in modo corretto e trasparente una eventuale e momentanea carenza di personale. Ci sono tante circostanze che si creano all’improvviso e sono difficili da prevedere, come la richiesta di un catering o l’aumento di clienti in qualche fine settimana particolare. Troppo poco per pensare di ampliare l’organico in pianta stabile, ma abbastanza per chiamare qualche aiuto in più, di solito giovani studenti che vogliono guadagnare qualcosa nel tempo libero dagli studi oppure pensionati del settore, che in questo modo possono arrotondare dignitosamente la loro pensione».
«Nessuno di queste tipologie di lavoratori vorrebbe un contratto in pianta stabile - osserva Cursano - e a noi imprenditori risolve una necessità contingente. Insomma, il voucher era una forma di collaborazione ideale per entrambi. O il governo pensa adesso a qualcosa di ugualmente snello per regolare queste situazioni temporanee o saremo costretti a percorrere la strada dell’illegalità. Ma a chi giova mettere le imprese sotto scacco e renderle ricattabili? Non certo alla crescita economica del Paese».
«Non mi sento più rappresentato da questa politica che ragiona con la pancia - aggiunge - e da istituzioni che, anziché sostenere le nostre imprese in un momento difficile, le ostacolano con mille cavilli, salvo poi lamentarsi se qualche imprenditore va all’estero. Io e i miei colleghi siamo davvero scoraggiati. Se la politica non è in grado di fare delle scelte, sarebbe bene che si tornasse al popolo con un referendum. Il voucher era un investimento sulla legalità. Il suo uso, oltretutto, finora è stato marginale per le piccole imprese della ristorazione e ha garantito quel minimo di flessibilità che il mercato richiede invece sempre di più. Non solo: nel settore il turn over è tale che le aziende patiscono una certa fragilità. Che senso ha aumentarla ponendo altri paletti? Meglio sarebbe stato aumentare i controlli, isolare e punire coloro che i voucher li hanno utilizzati male. Ancora una volta si è scelta invece una strada semplicistica e demagogica».
Lo sfogo di Confcommercio Toscana non è l’unico ad essere arrivato dopo la notizia dell’abolizione dei voucher. Anche Confagricoltura, tramite il presidente Mario Guidi ha fatto sentire la propria voce: «L’accelerazione sui voucher, per scongiurare il referendum, non deve però vanificare uno strumento che in agricoltura si è rivelato utile, sia per le aziende, sia per i lavoratori. Abbiamo chiarito in più occasioni che i buoni lavoro in agricoltura sono impiegati solo per pensionati, giovani studenti, cassa integrati e percettori di integrazione a reddito in attività stagionali come raccolte e vendemmia. Parliamo quindi di prestazioni meramente occasionali e accessorie da svolgere nei momenti di maggiore necessità che non penalizzano assolutamente il lavoro agricolo subordinato, che non può e non deve essere retribuito con i voucher. Grazie a questo strumento i giovani ed i pensionati possono arrotondare ed i cassa integrati ed i disoccupati usufruire di una piccola fonte di reddito nei momenti di difficoltà».
Pronta, e ugualmente negativa, anche la reazione di Confesercenti: «Gli abusi - ha spiegato Massimo Vivoli - vanno certamente identificati e contrastati, ma auspicavamo una riforma che tenesse conto dei reali bisogni delle imprese e dei lavoratori. Scegliere l’eliminazione significherebbe disconoscere i passi che sono già stati compiuti per migliorare lo strumento dei buoni lavoro ed evitare irregolarità: penso ad esempio all’introduzione della tracciabilità, che ha fortemente circoscritto l’uso dei voucher, come certificano i dati della stessa Inps. Dati che dimostrano anche l’occasionalità dell’impiego dei buoni: in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa. Somme lontane dalle remunerazioni che si ottengono attraverso un lavoro continuativo, e che infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, in cerca di un’integrazione del reddito. Cancellare i buoni lavoro, completamente o parzialmente, non vuol dire solo danneggiare le imprese, ma togliere a queste persone un’occasione di guadagno».
Quindi il parere di Coldiretti che guarda già al futuro alla ricerca di soluzioni alternative. «Occorre individuare immediatamente uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher - si legge in una nota ufficiale - e che tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione europea. L’agricoltura nell’attività di preparazione dei terreni, di semine e trapianto di raccolta di ortaggi, frutta e uva è condizionata dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili ed ha bisogno di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche. Con la cancellazione dei voucher si mettono a rischio le produzioni agricole e si perdono opportunità di lavoro nei campi per integrare il proprio reddito 50mila giovani studenti, pensionati e cassa integrati impiegati esclusivamente in attività stagionali che in agricoltura ne sono gli unici possibili beneficiari».
«A differenza degli altri settori - continua Coldiretti - l’utilizzo dei voucher in agricoltura è rimasto pressoché stabile negli ultimi anni con circa 2 milioni di buoni venduti per un totale di 350mila giornate di lavoro che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Si perde uno strumento che ha consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell’impresa agricola per il basso livello di burocrazia con la domanda di lavoro di giovani studenti e pensionati in cerca di un reddito occasionale da percepire in forma corretta».
«Questa decisione scellerata del governo - prosegue Marinoni - offre l’immagine di un’Italia che si piega al malaffare e, anziché combatterlo con i controlli ed il rigore, sceglie soluzioni demagogiche e populiste che non servono a nessuno, né ai lavoratori né alle imprese, che si vogliono condannare alla scelta del lavoro nero per gestire le situazioni di emergenza. Non possono, le imprese da sole, pagare le contraddizioni e la debolezza della politica».
Franco Marinoni
«In un settore come il nostro, che vive di mille variabili last minute - sottolinea Aldo Cursano, presidente di Fipe-Confcommercio Toscana - i voucher rappresentano uno strumento semplice e veloce per risolvere in modo corretto e trasparente una eventuale e momentanea carenza di personale. Ci sono tante circostanze che si creano all’improvviso e sono difficili da prevedere, come la richiesta di un catering o l’aumento di clienti in qualche fine settimana particolare. Troppo poco per pensare di ampliare l’organico in pianta stabile, ma abbastanza per chiamare qualche aiuto in più, di solito giovani studenti che vogliono guadagnare qualcosa nel tempo libero dagli studi oppure pensionati del settore, che in questo modo possono arrotondare dignitosamente la loro pensione».
«Nessuno di queste tipologie di lavoratori vorrebbe un contratto in pianta stabile - osserva Cursano - e a noi imprenditori risolve una necessità contingente. Insomma, il voucher era una forma di collaborazione ideale per entrambi. O il governo pensa adesso a qualcosa di ugualmente snello per regolare queste situazioni temporanee o saremo costretti a percorrere la strada dell’illegalità. Ma a chi giova mettere le imprese sotto scacco e renderle ricattabili? Non certo alla crescita economica del Paese».
Aldo Cursano
«Non mi sento più rappresentato da questa politica che ragiona con la pancia - aggiunge - e da istituzioni che, anziché sostenere le nostre imprese in un momento difficile, le ostacolano con mille cavilli, salvo poi lamentarsi se qualche imprenditore va all’estero. Io e i miei colleghi siamo davvero scoraggiati. Se la politica non è in grado di fare delle scelte, sarebbe bene che si tornasse al popolo con un referendum. Il voucher era un investimento sulla legalità. Il suo uso, oltretutto, finora è stato marginale per le piccole imprese della ristorazione e ha garantito quel minimo di flessibilità che il mercato richiede invece sempre di più. Non solo: nel settore il turn over è tale che le aziende patiscono una certa fragilità. Che senso ha aumentarla ponendo altri paletti? Meglio sarebbe stato aumentare i controlli, isolare e punire coloro che i voucher li hanno utilizzati male. Ancora una volta si è scelta invece una strada semplicistica e demagogica».
Lo sfogo di Confcommercio Toscana non è l’unico ad essere arrivato dopo la notizia dell’abolizione dei voucher. Anche Confagricoltura, tramite il presidente Mario Guidi ha fatto sentire la propria voce: «L’accelerazione sui voucher, per scongiurare il referendum, non deve però vanificare uno strumento che in agricoltura si è rivelato utile, sia per le aziende, sia per i lavoratori. Abbiamo chiarito in più occasioni che i buoni lavoro in agricoltura sono impiegati solo per pensionati, giovani studenti, cassa integrati e percettori di integrazione a reddito in attività stagionali come raccolte e vendemmia. Parliamo quindi di prestazioni meramente occasionali e accessorie da svolgere nei momenti di maggiore necessità che non penalizzano assolutamente il lavoro agricolo subordinato, che non può e non deve essere retribuito con i voucher. Grazie a questo strumento i giovani ed i pensionati possono arrotondare ed i cassa integrati ed i disoccupati usufruire di una piccola fonte di reddito nei momenti di difficoltà».
Mario Guidi
Pronta, e ugualmente negativa, anche la reazione di Confesercenti: «Gli abusi - ha spiegato Massimo Vivoli - vanno certamente identificati e contrastati, ma auspicavamo una riforma che tenesse conto dei reali bisogni delle imprese e dei lavoratori. Scegliere l’eliminazione significherebbe disconoscere i passi che sono già stati compiuti per migliorare lo strumento dei buoni lavoro ed evitare irregolarità: penso ad esempio all’introduzione della tracciabilità, che ha fortemente circoscritto l’uso dei voucher, come certificano i dati della stessa Inps. Dati che dimostrano anche l’occasionalità dell’impiego dei buoni: in media, i lavoratori pagati con voucher hanno guadagnato 600 euro lordi all’anno a testa. Somme lontane dalle remunerazioni che si ottengono attraverso un lavoro continuativo, e che infatti sono state percepite per due terzi da persone con un’altra fonte di reddito, da lavoro autonomo, dipendente o anche da pensione, in cerca di un’integrazione del reddito. Cancellare i buoni lavoro, completamente o parzialmente, non vuol dire solo danneggiare le imprese, ma togliere a queste persone un’occasione di guadagno».
Massimo Vivoli
Quindi il parere di Coldiretti che guarda già al futuro alla ricerca di soluzioni alternative. «Occorre individuare immediatamente uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher - si legge in una nota ufficiale - e che tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione europea. L’agricoltura nell’attività di preparazione dei terreni, di semine e trapianto di raccolta di ortaggi, frutta e uva è condizionata dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili ed ha bisogno di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche. Con la cancellazione dei voucher si mettono a rischio le produzioni agricole e si perdono opportunità di lavoro nei campi per integrare il proprio reddito 50mila giovani studenti, pensionati e cassa integrati impiegati esclusivamente in attività stagionali che in agricoltura ne sono gli unici possibili beneficiari».
«A differenza degli altri settori - continua Coldiretti - l’utilizzo dei voucher in agricoltura è rimasto pressoché stabile negli ultimi anni con circa 2 milioni di buoni venduti per un totale di 350mila giornate di lavoro che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Si perde uno strumento che ha consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell’impresa agricola per il basso livello di burocrazia con la domanda di lavoro di giovani studenti e pensionati in cerca di un reddito occasionale da percepire in forma corretta».
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Alberto Lupini
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