Un’edizione di Host, quella andata in scena a Milano nei giorni scorsi, che ha avuto il sapore della rinascita. Siamo riemersi. Ogni categoria professionale dell’universo Horeca ha ricominciato a confrontarsi, a tessere relazioni di persona. Nel corso del Salone internazionale dell’ospitalità la Federazione internazionale pasticceria gelateria cioccolateria (Fipgc) ha organizzato il Campionato del mondo del Tiramisù professionale. Ci siamo ritrovati nel posto giusto al momento giusto. È stato come lanciare un messaggio di speranza a tutte le nazioni.
Si riparte, insomma. Il dolce unisce il mondo e lo fa seguendo le sue modalità. La competizione, che ha visto la presentazione del Tiramisù nelle versioni Classico e Innovativo, è stata la testimonianza in diretta di un momento, mi si lasci passare il termine, di fratellanza. Abbiamo visto il nostro dolce interpretato secondo le diverse culture da mani che operano a migliaia di chilometri di distanza. Tutti insieme per creare forma, gusto e struttura. L’incontro e il confronto ci sono mancati per troppo tempo e sono tornati a essere il nostro alimento.
Il Tiramisù e il suo Campionato del mondo, se vogliamo, si sono rivelati una cartina di Tornasole dell’esigenza di tutti di tornare a esprimersi. La gara, che ha affiancato professionisti di ogni continente, ha fatto da apripista per liberare tendenze che erano in essere e creatività. Un canto liberatorio. Un dolce classico del made in Italy è stato letto in maniera differente assecondando l’estro mondiale.
Quando viene stimolata, l’innovazione diventa un potente motore, un’onda su cui planare ognuno con il suo stile e la sua voglia di mettersi in gioco. La pasticceria, e oggi ne abbiamo una consapevolezza compiuta, può essere il veicolo di unione per i professionisti a livello internazionale, senza confini. A maggior ragione se sono giovani artigiani, pastry chef che, a differenza dei vecchi cliché, non hanno più una strada da percorrere, ma si trovano il mondo davanti a sé per crescere ed evolvere.