Mense italiane al collasso: costi alle stelle, ma prezzi fermi al 2019
Per l'Osservatorio Ristorazione collettiva e nutrizione, molte imprese nel 2022 hanno visto azzerare i margini pur continuando a garantire, nell'ottica di servizio pubblico, oltre 770 milioni di pasti
Imprigionate nella morsa dell'incremento dei costi di produzione da un lato, e dall'altro dei prezzi congelati in contratti siglati prima della pandemia, molte imprese nel 2022 hanno visto azzerare i margini pur continuando a garantire, nell'ottica di servizio pubblico, oltre 770 milioni di pasti in mense scolastiche, ospedali, residenze per anziani. È il quadro - allarmante - che emerge dall'ultimo rapporto Oricon, l'Osservatorio Ristorazione collettiva e nutrizione.
Mense a rischio collasso per il caro prezzi
«Il settore è a rischio collasso perché operare in un regime di prezzi fissi e di contratti aggiudicati prima la pandemia con la tempesta dei costi che c'è stata in questi ultimi anni su energia, gas e derrate alimentari è insopportabile per qualsiasi settore - dice il presidente di Oricon, Carlo Scarsciotti - Noi non abbiamo trasferito questi incrementi sui prezzi, sulle famiglie, ma l'abbiamo tenuti dentro il nostro patrimonio. Quindi, ora, le aziende sono in perdita».
Il gas - sottolinea il rapporto - costa 3 volte e mezzo quello pagato in media nel 2020, l'energia elettrica è 3 volte più alta di allora; le materie prime alimentari -gli ingredienti per preparare i pasti- sono aumentati del 30 per cento rispetto a quattro anni fa, quando furono sottoscritti gran parte dei contratti ancora oggi in atto. Ma la remunerazione per i pasti forniti -per la maggior parte dei casi - è invece rimasta ferma ai valori del 2019. Uno scenario che in altri settori avrebbe portato all'interruzione delle prestazioni.
Mense necessarie per la società
«La ristorazione collettiva è un servizio di pubblica utilità - sottolinea Scarsciotti - Non possiamo interrompere il servizio, sarebbe anche contro una logica sociale non dare la corretta nutrizione a bambini, a degenti negli ospedali, agli ospiti nelle case di riposo. Dobbiamo continuare operare malgrado questa grossa difficoltà con costi che aumentano in maniera esponenziale e prezzi fissi che partono dal 2019-2020».
Mense: serve un intervento forte del Governo
Un adeguamento dei prezzi - come avviene in automatico negli altri settori a fronte della crescita dei costi di produzione - potrebbe riportare le attività in equilibrio, ma per non ricadere sulle spalle delle famiglie sarebbe necessario un intervento pubblico, cosa al momento non prevedibile.
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Ma allora come uscirne? «Se il Governo continua girarsi dall'altra parte - conclude i presidente di Oricon - come i vari governi che sono succeduti finora, perché la ristorazione collettiva non rappresenta un problema, e quindi non ci concedono una revisione prezzi totale che bilanci l'aumento di costi con dei prezzi adeguati, l'unica soluzione rivedere i contenuti. Una strada che potrebbe bilanciare in parte questi incrementi. Quindi: non più prodotti di biologici e a km zero, che costano molto di più rispetto a quelli che vengono dall'agricoltura tradizionale, ma ritornare per i prossimi 24 mesi alla tradizione del made in Italy con i nostri prodotti italiani, che hanno capacità organolettiche e nutrizionali identici prodotti biologici».
La ristorazione collettiva conta ad oggi circa 92mila occupati in larghissima maggioranza a tempo indeterminato: un settore che non conosce precariato. Ma che ora si trova in una condizione precaria.
Fonte: Askanews
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