Meno limiti al rumore dei locali La Legge di bilancio riaccende la movida
Sta nelle pieghe della Legge di bilancio ed è una norma che potrebbe cambiare la vita (o meglio, il sonno) di tanti italiani che vivono nelle vicinanze di un bar, di un ristorante o di un locale notturno
Le nuove disposizioni consentono di arrivare fino a 55 Leq in dB(A) dalle 6 alle 22 e i 45 Leq in dB(A) dalle 22 alle 6 del mattino. Inoltre, la nuova legge stabilisce che in caso di contenzioso non si farà più riferimento alle limitazioni previste dal Codice civile, bensì alle disposizioni della Legge n. 447/1995, cui l’articolo della manovra appena approvato fa esplicitamente riferimento. Per certi versi si tratta di un ritorno al passato; a cambiare è, semmai, l’unità di misura fissata per la misurazione dell’inquinamento acustico: il Governo ha introdotto infatti il Leq (Livello Equivalente) al posto dei decibel. In altre parole, d’ora in poi la quantificazione delle emissioni terrà conto della sola sorgente da cui tali emissioni provengono e non del rumore ambientale percepito, che normalmente viene misurato in decibel. E qui sta il nocciolo della questione. Cambierà davvero qualcosa? Secondo la Fipe (Federazione Italia dei Pubblici Esercizi), ciò non vuol dire che necessariamente il volume percepito sarà più alto: «Al momento però non è possibile dire se tutto ciò favorirà o meno la movida - dice il direttore generale della Fipe, Roberto Calugi- anzi, se il nuovo metodo di rilevazione si rivelerà troppo permissivo, sono certo che sarà rivisto al ribasso».
In sostanza, la vecchia normativa lasciava piena discrezionalità al giudice incaricato sulla tollerabilità del rumore e sull’eventuale violazione delle norme in tema di inquinamento acustico. Oggi invece con l’approvazione del nuovo regolamento viene meno la piena discrezionalità del giudice sull’eventuale violazione delle norme. «L’articolo della legge di bilancio richiama il giudice al rispetto dai parametri della legge 447 - dice ancora Calugi n che non può più dare un giudizio soggettivo, ma deve fare riferimento al quadro normativo più corretto e certo e questo lo vediamo senz’altro con favore, perché dà maggiore certezza sull’applicazione della norma».
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Alberto Lupini
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