In tempo di guerra i giovani cuochi possono essere ottimisti per il futuro?
Per i giovani d'oggi è ragionevole o illusorio essere ottimisti? L’attualità la vivono con grande preoccupazione, alla quale si aggiunge quella di un lavoro decente che permetta di avere una vita “sociale” normale
Siamo alle solite. Non si è ancora intravisto alcuno spiraglio di fermo nella guerra in Ucraina, che già se ne riaccende un’altra in Cisgiordania, territorio già martoriato da anni. Non analizzo i motivi e chi sono gli artefici di questa ulteriore “pazzia”, mi preoccupa e mi fanno rabbrividire le uccisioni dei bambini israeliani sgozzati, le vittime palestinesi dilaniate dai missili e i proclami di giustizia in nome di un Dio “grandioso”. Mi raccapriccia, inoltre, del simultaneo e pronto innalzamento del costo del petrolio, con i segni positivi di Borse mondiali nei prodotti finanziari degli “energetici”, come se ci fosse dietro una regia occulta, dando grandi opportunità a lobby senza scrupoli, di maggiori profitti speculativi. “Viva la guerra!” cantava un noto cantautore in una sua vecchia canzone.
Come cuochi e camerieri possono essere ottimisti per il futuro?
Per un nostro giovane è ragionevole o illusorio essere ottimista e avere prospettive per il proprio futuro? L’attualità i giovani la vivono con grande preoccupazione, e come dare loro torto, se poi in più devono “tribolare” anche per trovare e mantenere un posto di lavoro decente che ti permetta di avere una vita “sociale” normale... I nostri governanti e gli amministratori cercano di fare il possibile per portare avanti delle politiche di riforma nel mondo del lavoro, anche attraverso altre metodologie, a svecchiare un sistema in modo tale di permettere anche ai giovani di essere protagonisti del Paese, e in modo tale che possano imprimere dei significativi cambiamenti in seno ad esso.
Noi come Federazione italiana cuochi facciamo la nostra parte, come sempre e da lungo tempo per giunta, “tallonando” continuamente i nostri politici, come recentemente alla fiera Host Milano, con richieste precise e indirizzate a una riqualificazione della nostra figura professionale e di recupero del nostro settore, oggetto di grande fuga specialmente da parte dei giovani.
Mi riferisco al corretto riconoscimento del ruolo del cuoco, al lavoro usurante, al turno unico lavorativo anziché sull’intera giornata con “nastri orari” inammissibili, ed altro ancora, in maniera tale che permetta al giovane, che intraprenda questa nostra professione, di vivere meglio e in una prospettiva di futuro più roseo, concedendo di esprimersi al meglio a livello lavorativo, creativo e individuale.
Come più volte detto il nostro Belpaese potrebbe sostenersi solo di turismo ed enogastronomia, grazie alle sue infinite bellezze naturali, paesaggistiche, di storia e di prodotti, solo se fossero debitamente supportate a ogni livello. Diamo quindi ai giovani attraverso questa grande ed inesauribile “risorsa” un senso alla loro vita e al loro futuro, non di bombe e non di guerre!
Qualcuno ha detto che la gioventù è un sogno, una forma di pazzia chimica, “accendiamone la miccia”, certo non raccoglieremo morti ammazzati, ma linfa di prospettive migliori per tutto il nostro futuro.
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Alberto Lupini