Hotel, addio pensione completa? Un'occasione per i catering
Le norme di distanziamento anti-covid potrebbero costringere tanti alberghi, per ragioni di spazio e per ridurre i costi, a non offrire il servizio in questa estate 2020 . Gli albergatori potrebbero affidarsi a servizi esterni di catering i quali potrebbero ricominciare a lavorare dopo il lockdown. Ma i dubbi sono ancora tanti
05 giugno 2020 | 06:50
di Federico Biffignandi
Gli alberghi ricorreranno ai catering?
Affidare la gestione dei pasti ad una realtà esterna nel mondo dell’accoglienza non è certo una novità, ma il ricorso a questa possibilità potrebbe incrementare proprio in questa estate 2020 piena di limitazioni. Del resto abbiamo già raccontato di come gli albergatori si stanno attrezzando per modificare il servizio della colazione. Il rischio però è che chi in questi anni ha costruito il suo successo e il suo marchio sulla pensione completa possa soffrire questo cambio di rotta. Gli alberghi dell’Emilia Romagna ad esempio che hanno sempre puntato forte sulla qualità del servizio e sulla bontà della cucina regionale. Che ne sarà di loro senza piadine, tortellini e ragù con i quali coccolare gli ospiti?
«Non escludo che alcuni albergatori possano ricorrere a questa scelta - spiega il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti - anche se purtroppo è ancora molto presto per parlarne e dalla teoria alla pratica passa molta strada. Le idee che sono state messe sul tavolo sono tante, ognuno a seconda della propria offerta e della propria posizione più o meno strategica sta pensando a soluzioni diverse per continuare a mantenere la competitività. Ho sentito parlare di servizi di delivery per far arrivare in spiaggia il pranzo o la cena ad esempio, ma la vedo una soluzione complicata. Sull’ipotesi specifica del catering invece andrà valutata l’economicità dell’impianto che vuol dire anche capire se ricorrere a questa idea rappresenterà un valore aggiunto o meno. Ribadisco però che è ancora presto per parlarne, anche perché la domanda è ridotta ai minimi termini, ad ora si sta puntando sulla comunicazione e sulla stesura di protocolli per ospitare i turisti in sicurezza».
Alessandro Giorgetti
Dalla sponda catering e banqueting la speranza è di poter cogliere questa occasione per respirare. Nelle scorse settimane il presidente dell’associazione nazionale, Paolo Capurro aveva inviato una lettera di allarme al Governo chiedendo maggiori aiuti ad un settore che vanta 1.200 aziende e 100mila addetti e che in questa fase di emergenza ha pagato a caro prezzo l’annullamento di ogni tipo di evento prevedendo una ripartenza addirittura nel 2021. «L’idea di essere coinvolti dagli alberghi - spiega Capurro - può rappresentare per il nostro settore una boccata d’ossigeno. Non per tutti però, perché anche il catering deve rispettare certe norme, su tutte quella del distanziamento, e quindi disporre di spazi che lo consentano. Il discorso diventa anche per noi di tipo economico, un’azienda di catering deve valutare se sarà conveniente aprire la propria attività solo per sostenere un albergo in un periodo in cui il resto delle occasioni di lavoro è praticamente azzerato».
Paolo Capurro
A proposito di catering però c’è un altro spiraglio che arriva dai matrimoni. Nei giorni scorsi Puglia e Campania hanno dato il via libera ai matrimoni nella forma tradizionale e quindi con ospiti. Via libera così anche ai ricevimenti, seppur con le ormai arcinote regole da seguire per la ristorazione. «Si tratta di una notizia sicuramente positiva per il fatto che si torni a celebrare - ha osservato Capurro - ma per quanto riguarda il nostro settore è una notizia buona solo a metà. Di fatto i ricevimenti si possono organizzare, ma chi vuole organizzare un matrimonio di questi tempi senza potersi toccare, abbracciare, baciare, senza insomma quel contatto umano che costruisce l’atmosfera di festa?».
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