Le liberalizzazioni senza freno possono rivelarsi molto pericolose per i consumatori. È la denuncia di Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi, a seguito della
morte di un turista francese in un bed & breakfast di Borgo La Noce (Firenze), in Toscana, a seguito di esalazioni di monossido di carbonio da una caldaia difettosa. «L’ennesima, spiacevole conferma dei pericolosi effetti, non solo potenziali ma reali, di una deregulation messa in atto senza criterio e soprattutto senza controlli», è il commento di
Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe e presidente di Fipe Toscana.
«Abbiamo già riscontrato segnali in questo senso - prosegue Cursano - che purtroppo, nel caso di Borgo La Noce, si sono palesati concretamente. Il legislatore deve tenere conto da un lato della professionalità di chi eroga un servizio, dall’altro delle caratteristiche strutturali dei luoghi e della possibilità di controllarli come avviene di norma nelle nostre imprese. Questo triste episodio, oltre a provocare sgomento per una morte assurda, è un serio danno all’immagine del turismo italiano, fatto di eccellenza e qualità nel servizio».
«Non ci si può assolutamente improvvisare albergatori né
ristoratori, e il caso degli
home restaurant, che operano al di fuori di qualsiasi controllo e professionalità, è un altro emblematico esempio. Servono preparazione professionale e una certificazione dei luoghi deputati all’erogazione del servizio. Un conto è ospitare un amico a cena o a dormire a casa propria, un altro è fornire un servizio per il quale si chiede e si riceve un corrispettivo in denaro a fronte del quale chi lo eroga deve
garantire rigore, preparazione professionale e soprattutto sicurezza. Non disporre di queste competenze significa mettere a repentaglio, come è accaduto a Firenze, la vita delle persone».
Aldo Cursano
«Come Fipe chiediamo al
Governo e alle amministrazioni locali, ancora una volta e con ancora più vigore, l’assoluta necessità di regole certe e controlli per non compromettere la serietà e l’immagine di un intero sistema».
Il settore alberghiero è uno dei principali pilastri dello sviluppo turistico italiano, storicamente fiore all’occhiello, insieme alla ristorazione, del territorio tricolore. Abbiamo chiesto come stanno le cose a
Riccardo Zucconi, membro del consiglio di Confindustria Alberghi, responsabile per la Toscana e proprietario di quattro strutture a Firenze in altrettanti palazzi storici: Torre Guelfa, Relais Uffizi, Pendini e Palazzo dal Borgo.
Dottor Zucconi, come giudica questo appello da parte di Fipe?La Fipe si è mossa quando hanno cominciato ad aprire home restaurant o analoghe iniziative. Contro la deregulation, noi albergatori siamo rimasti soli, gli
appartamenti in affitto a Firenze, in
concorrenza diretta con gli hotel, sono 7.500 e le regole sono molto incerte, per non parlare dei controlli, quasi impossibili con numeri tanto grandi.
Quindi fa bene la Fipe ad appellarsi al governo...La Fipe sostiene i propri interessi, non sempre comuni ai nostri. Ad esempio ci ha sempre ostacolati sul tema dell’apertura ai clienti esterni dei ristoranti degli alberghi, pratica comune in tutto il mondo, con successo, oltre che ottima possibilità di incrementare l’attività. In ogni caso, la tempesta c’è un po’ per tutti, ma ciò che non è accettabile nella deregulation è questa apertura senza regole agli affitti. Una cosa grave che non crea posti di lavoro se non in piccolissima misura; crea solo redditi di posizione per piccola e media borghesia proprietaria di più case. Sono invece le categorie degli alberghi e dei ristoranti che andrebbero più rispettate e protette.
Riccardo Zucconi
A quali tematiche si riferisce?Come albergatori chiediamo equità fiscale con chi affitta, praticamente senza regole, e guadagna senza che l’attività sia riconosciuta e appunto normata. Su 100 euro che guadagna un albergatore, dai 57 ai 67 finiscono in tasse. Inoltre gli alberghi non conoscono “il nero” a differenza degli appartamenti che sono senza portiere, senza servizio notturno, o i ristoranti da “pacca sulla spalla”. Chi affitta non ha neppure l’obbligo di partita iva.
Ma il problema della sicurezza come viene affrontato?In un albergo vi è obbligo di avere le attrezzature di sicurezza e antincendio a norma, controllate e testate periodicamente. Per la prima assistenza d’emergenza abbiamo un defibrillatore e paghiamo i corsi del personale per saperlo utilizzare, se una persona ha problemi di salute in un albergo, schiaccia un bottone e si salva, in un appartamento che accadrebbe?
Insomma due pesi e due misure...Semplicemente a noi albergatori tutti gli obblighi e ai proprietari di appartamenti in affitto nessuno. Il legislatore dovrebbe intervenire su questo, ma non lo fa, né a livello nazionale, né a livello locale, dove il
rapporto Stato-Regioni resta il medesimo dopo la bocciatura del referendum costituzionale, insomma ci dobbiamo tenere un sistema di cui siamo vittime.
Internet propone un’offerta enormemente maggiore di un tempo sia come condizioni che come prezzi: un vantaggio o un problema?Un appartamento viene suddiviso in 5-6 stanze prenotabili singolarmente sul sito, un vero e proprio “falso” albergo. Vede, un tempo le agenzie di viaggio avevano una commissione del 12%, ma consigliavano i turisti, operavano una selezione, davano un servizio. Ora i portali chiedono il 18% senza dare nulla. Non pagano tasse in Italia se non in percentuale ridicola, rispetto a introiti multimilionari. Un po’ il meccanismo di Amazon verso i negozi, i clienti entrano per vedere un prodotto, escono e comprano su Amazon.
Lei è consigliere di Confindustria Alberghi, perché non vi unite prendendo posizione?Fare un fronte comune contro i portali di
prenotazioni online non è per nulla facile, esistono interessi e situazioni molto diverse, la crisi che si fa sentire, fa sì che nessuno voglia rinunciare ad essere presente e quindi accetta le condizioni. Io preferisco
scontare la tariffa direttamente al cliente che mi chiama, piuttosto che farmela scontare da
Booking e doverlo pagare. Anche quest’anno il settore turistico si è difeso dalla crisi, con il 27 dicembre riprendono ad arrivare i turisti e per Capodanno è tutto completo, stiamo andando meglio di altri settori. In Confindustria lo percepiamo.
Insomma, meglio le regole di un tempo che la deregulation e internet?La deregulation in alcuni casi porta davvero un miglioramento del servizio e soprattutto un abbassamento dei prezzi, guardi ad esempio le tariffe aeree, la gente viaggia con più facilità e i turisti sono più numerosi. Quello su cui insisto maggiormente è l’equità fiscale che va pretesa nel sistema delle regole.
Insomma, pagare meno, ma pagare tutti.