Prosegue l'
iniziativa di Italia a Tavola nel
raccogliere consensi sulla necessità di un percorso di formazione accademica nelle materie legate alla ristorazione e all'ospitalità. Ai pareri positivi dei ministri dell'Istruzione
Valeria Fedeli e delle Politiche agricole
Maurizio Martina, se ne aggiungono altri, quelli delle associazioni imprenditoriali di categoria.
Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi, definisce la formazione accademica in questione «assolutamente utile. In Italia non esiste questa formazione, quindi direttori e middle management si formano a Losanna. Sarebbe sicuramente positivo avere corsi di laurea post diploma che diano formazione più specifica sull'accoglienza, professione che oggi necessità di molteplici competenze. Se il livello della ricettività italiana vuole crescere, la professionalità deve aumentare, le esigenze sono sempre maggiori, i turisti stranieri aumentano e hanno aspettative. La formazione è la base della professionalità, per questo c'è necessità di un corpo docente più preparato, l'aggiornamento professionale è rimasto indietro senza tralasciare la necessità di formazione sul campo anche attraverso convenzioni come quelle che abbiamo siglato con Renaia (Rete Nazionale Istituti Alberghieri) e con Renatur (Rete Nazionale istituti turistici)». «Dunque - conclude il presidente - per stare al passo con i tempi e competere verso gli altri Paesi la formazione di alto livello è necessaria. Confindustria Alberghi è pronta a sedere al tavolo di confronto con il Ministro».
Giorgio Palmucci
Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti, è convinta e pronta a dare il proprio contributo: «Sono pronta a sedermi al tavolo con il Ministro, è un progetto di cui abbiamo bisogno. Il tema che avete sollevato, non solo è logico, ma è lo stesso su cui battaglio da molto, da prima di diventare presidente nazionale Confesercenti. Un modo per tutelare e implementare le nostre imprese è facilitare loro la vita. La gestione delle persone è un fattore complesso, il personale preparato è molto raro, la buona volontà non basta, ci vuole professionalità». «Ne abbiamo bisogno in molti settori - prosegue - e in quello della ristorazione ed accoglienza a maggior ragione. I dati del turismo di quest'anno sono positivi, ma non possiamo lasciare che sia solo il patrimonio italiano a generarli, dobbiamo mettere le nostre imprese in grado di accogliere al meglio e trasmettere la cultura dei nostri territori. Per questo è fondamentale la formazione e la preparazione dei dipendenti. Attraverso l'accoglienza e la ristorazione si trasmette cultura, sono finiti i tempi in cui fare il cameriere era una scelta di basso livello. Non dormiamoci sopra, è adesso che dobbiamo capitalizzare i numeri, l'idea è buona mettiamola in pratica senza applicare, come troppo spesso avviene, tempi lunghissimi. Oggi i nostri professionisti in giro per il mondo si formano all'estero, quindi plaudo a che si proponga un percorso accademico nazionale».
Patrizia De Luise
Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi) e presidente Epam (associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi), definisce il progetto «ambizioso, un argomento intrigante. Il bisogno di competenze è molto importante, ne parlerò a novembre in Confcommercio in merito a cosa attualmente offre la scuola, rispetto a cosa chiede il mercato del lavoro e quali sono le iniziative da attuare per avviare politiche attive dell'occupazione. Il discorso della formazione accademica è complesso e va affrontato con attenzione: dal punto di vista personale sarei contento che fosse riconosciuto il valore delle professionalità dei nostri settori». «Voglio sottolineare - aggiunge Stoppani - che determinati mestieri si imparano da piccoli, e un percorso di laurea, pur consentendo una formazione più ampia, rischia di posticipare eccessivamente l'inizio dell'esperienza diretta. Trovo valida la legge "Buona Scuola" che norma la possibilità di fare esperienza all'interno del percorso didattico. Allo stesso tempo esistono carenze dal punto di vista gestionale, mancano competenze finanziarie. Abbiamo cuochi molto preparati ma forti carenze gestionali che incidono sul fatturato delle imprese, sulla remunerazione del capitale e sulla possibilità di pagare meglio i dipendenti».
Lino Stoppani
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