Caro bollette, le mense devono aumentare i prezzi: “Ma che non ricadano sulle famiglie”

Senza un tempestivo intervento del Governo, le oltre 1.100 aziende della ristorazione collettiva in Italia rischiano entro la fine dell’anno di non poter più garantire un servizio essenziale come le mense scolastiche

22 settembre 2022 | 12:51

Il caro energia e la crescita dei prezzi dei generi alimentari non risparmia nemmeno la ristorazione collettiva e questi incrementi rischiano di ricadere sui prezzi finali. “Tra il 2020 e il 2022, secondo le rilevazioni di Oricon, l’Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione, il peso dell’energia elettrica è decuplicato mentre l’incidenza del gas sui ricavi è aumentata di 15 volte passando dallo 0,3% al 3,7% sul costo del pasto. Senza contare i rincari per i trasporti e gli imballaggi” - secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore. 

Serve un tempestivo intervento del Governo

«Incrementi insostenibili per le aziende se non si interviene sui costi e la rinegoziazione dei contratti di appalto - avverte, parlando il Sole 24 Ore, Carlo Scarsciotti, presidente Oricon - Senza un tempestivo intervento del Governo, le aziende rischiano entro la fine dell’anno di non poter più garantire un servizio essenziale per le famiglie come le mense scolastiche». In sostanza le imprese, continua il presidente, lavorano in perdita. Ormai si lavora con un margine negativo di oltre 10 punti». Il settore nel 2019 aveva un margine operativo lordo intorno al 5,5% del valore della produzione mentre ora i costi superano nettamente i prezzi concordati.

Un regime obbligatorio di revisione dei prezzi

“In Italia ci sono oltre 1.100 Pmi che forniscono servizi di ristorazione collettiva e parecchie, dopo l’emergenza sanitaria, sono in una condizione di estrema fragilità economica. Il presidente non nasconde che questa situazione è destinata a peggiorare nei prossimi mesi” - riporta Il Sole 24 Ore. Per cercare di salvaguardare il comparto Scarsciotti chiede «un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva, come i rincari ai quali stiamo assistendo, non supponibili al momento della formulazione dell’offerta. Tale adeguamento non deve in alcun modo ricadere sul consumatore finale e sulle famiglie».

 

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Alberto Lupini


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