Alimentazione e lotta allo spreco: la transizione verso sistemi più sostenibili parte da noi

Oggi dobbiamo tenere conto dell’impatto profondo che i sistemi agroalimentari hanno sull’ambiente, a causa della complessità delle filiere di produzione degli alimenti, dello spreco alimentare e dei rifiuti

06 novembre 2021 | 10:30
di Serena Pironi e Francesca Agostini

Il cibo per gli italiani è veicolo di allegria, condivisione, creatività, passione, qualità e arte. Ma oggi dobbiamo tenere conto anche dell’impatto profondo che i sistemi agroalimentari hanno sull’ambiente, a causa della complessità delle filiere di produzione degli alimenti, dello spreco alimentare e dei rifiuti correlati immessi nell’ambiente. Questa consapevolezza ha portato il legislatore europeo e nazionale tra il 2020 ed il 2021 a emanare una serie di provvedimenti ambivalenti, ossia volti da un lato ad aumentare la consapevolezza degli operatori e dall’altra a ridurre gli sprechi in tutti gli ambiti, in particolar modo nell’alimentare.

Se diamo uno sguardo a dicembre 2020 l’Efsa (Autorità europea sulla sicurezza alimentare) ha divulgato una linea guida (“Guidance on date marking and related food information “) al fine di fornire una metodica nell’individuazione di una data di scadenza/termine minimo di conservazione congrui e a fornire indicazioni sui termini indicativi da applicare a livello dell'Ue per facilitare la commercializzazione o la donazione di alimenti oltre la data di preferibile consumo assicurandone l’idoneità a livello igienico sanitario. In sostanza fornire durabilità (“shelf life”) corrette al fine di limitare lo spreco a livello domestico, industriale ed Horeca.

A marzo 2021 è stato promulgato il Reg. Ue 382/21 che ha modificato il Reg. Ce 852/04, ovvero la “guida” primaria dell’igiene degli alimenti. Tra le novità troviamo il capitolo Vbis e XIbis nell’allegato II. Il primo disciplina la ridistribuzione degli alimenti, ovvero le donazioni alimentari, che possono essere effettuate purchè il Fbo (“Food business operator”), che sarebbe l’Osa (Operatore del settore alimentare), verifichi sistematicamente che gli alimenti sotto la sua responsabilità non siano dannosi per la salute e siano adatti al consumo umano conformemente all’art. 14, paragr. 2, del Reg. Ce n. 178/2002. In Italia ci sono circa 18 milioni di persone a rischio povertà ed esclusione sociale e lo spreco alimentare nel Paese ha un valore di circa 13 miliardi di euro.

 

 

Donare le eccedenze alimentari

Dal 2016 è attiva la legge 166 (legge Gadda), che ha modificato, semplificando e agevolando fiscalmente le modalità per aziende ed esercenti di donare le eccedenze alimentari, tema ripreso per l’appunto dal neo Regolamento comunitario. Il secondo capitolo citato ricalca invece ciò che il Codex Alimentarius aveva già integrato nella linea guida dei principi base dell’igiene degli alimenti nell’autunno precedente, ossia il dovere di elevare la cultura della sicurezza alimentare. La direzione di una qualsiasi attività del settore, cioè, deve impegnarsi nel far sì che i propri operatori siano parte attiva e consapevole nel garantire l’igiene alimentare e l’integrità del sistema.

 

Verso la Safecurity

Marco Lucchini (segretario generale Fbao-Fondazione banco alimentare onlus) ha sottolineato lo scorso giugno in un convegno organizzato da Piga Services Soluzioni per il food ed Ayama Academy in occasione del World food safety day come la food safety e la food security siano due termini da unire in Safecurity: tutti abbiamo bisogno di cibo a sufficienza, sano, nutriente e sostenibile. L’ultimo rapporto delle Nazioni unite per la protezione dell’ambiente riporta che il 17% del cibo acquistato viene sprecato e nel settore della ristorazione non diviene eccedenza, perché spesso i capitolati sono poco flessibili e i menu sono molto rigidi, incentrati sul bilanciamento nutrizionale e poco sulla sensorialità del pasto (Laura Mongiello, tecnologo alimentare).

 

 

Giulia Bartezzaghi (direttrice Osservatorio Food Sustainability, Politecnico di Milano) riportò in tale occasione che le imprese in collaborazione con gli altri attori del sistema stanno muovendosi nella direzione dell'economia circolare, attraverso soluzioni tecnologiche e organizzative per prevenire e gestire le eccedenze generate lungo la filiera. E questi temi sono legge, ovvero sanzionabili se non messi in atto. Il 7 giugno di ogni anno a partire dal 2018 si celebra il “World food safety day” (Giornata mondiale della sicurezza slimentare), promosso da Fao (Food and agriculture organization) e Who (World health organization), proprio al fine di sensibilizzare su queste tematiche e sugli altri “goals”.

La Fao in collaborazione con Unep (Programma delle Nazioni unite per l’ambiente) ha celebrato il 29 settembre 2021 la seconda Giornata internazionale della consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari, facendo leva sulla necessità di evolvere verso sistemi alimentari sostenibili, con un occhio agli effetti che hanno i sistemi attuali sull’ambiente.

 

La Giornata mondiale dell'alimentazione

Il 16 ottobre scorso si è celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione, promossa dalla Fao per commemorare la sua fondazione. Il claim promosso è la trasformazione dei sistemi agroalimentari per costruire un futuro senza fame. Anche in questa giornata, dunque, si promuovono eventi che stimolino una quanto più diffusa riflessione sull’importanza di una alimentazione sana non solo per il nostro organismo ma anche per il grande organismo che ci circonda, ossia il nostro pianeta. Il rispetto per la natura passa anche e soprattutto dal modo in cui ci nutriamo.

 

Packaging sostenibile

Se cambiamo punto di vista e osserviamo il tema della consapevolezza e della sostenibilità nell’ambito packaging, noteremo importanti movimenti anche in quest’ambito. A settembre 2020, rivisitato poi nel corso del 2021, è stato emanato il D.lgs. 116/2020 sull’etichettatura ambientale degli imballaggi con l’intento di dare informazioni chiare in merito allo smaltimento corretto di questi rifiuti, al fine di massimizzare il riciclo dei materiali.

Sono già sul mercato, ma saranno obbligatorie dal 1 gennaio 2022, le etichette ambientali che indicano se i materiali staccabili manualmente dell’imballaggio non solo alimentare, ma di qualsiasi oggetto, siano smaltibili nella differenziata o meno.

Per non parlare poi della Direttiva “plastiche” ovvero “Sup” (“Single use plastic”), che dal luglio scorso vieta una serie di packaging monouso in plastica con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo e limitare il “single use”. Il nostro Paese ad aprile 2021 ha recepito il regolamento, ma ha ammesso l’impiego di bioplastiche, non seguendo in toto la linea europea.

 

Promuovere l'economia circolare

Ma il concetto di fondo è la promozione dell’economia circolare e lo studio di nuovi materiali idonei al contatto con gli alimenti. Il 46% degli italiani desidera un packaging green, ma la percezione è che Gdo (Grande distribuzione organizzata) e industria non stiano facendo abbastanza (fonte Nomisma 2020), in quanto a oggi solo il 16,4% delle aziende propone materiali di imballaggio primario ecosostenibili (fonte Nomisma 2020). Inoltre, i nuovi materiali devono assolvere al ruolo di conservazione dei prodotti, ma allo stato attuale presentano limitazioni d’impiego oltre che di costi.

«Dal punto di vista legislativo l’Italia è uno dei Paesi che si è dotata di più leggi, ma bisogna ancora lavorare: non si possono avere improvvisamente tutti i materiali riciclabili, compostabili oppure eliminare la plastica», ha rammentato Francesco Legrenzi, direttore Fondazione Carta etica del packaging al convegno di giugno.

 

La responsabilità del singolo

Anche il singolo individuo può portare il suo contributo a orientare il sistema verso questa evoluzione sia attraverso le sue scelte di consumo orientandole verso alimenti maggiormente sostenibili, sia tramite la lettura delle etichette, di modo da conservare bene l’alimento e non sprecarlo, sia grazie allo smaltimento in modo adeguato del rifiuto derivante riducendo l’inquinamento ambientale e favorendo il riciclo dei materiali.

 

 

Nell’ambito domestico, ad esempio, anche noi cerchiamo di fare qualcosa per la sostenibilità: abbiamo iniziato ad acquistare l’acqua nel vetro a rendere, a essere meno invogliati dai “3x2” durante la spesa, limitando così lo spreco di cibo, a seguire le stagionalità delle produzioni e recuperare gli avanzi del giorno precedente rielaborandoli in ricette creative, nonché a controllare più spesso le scadenze in dispensa. Quello che ciascuno di noi può fare è declinabile in tantissime piccole azioni che, sommate, possono fare la differenza. E tu sei parte attiva della trasformazione nella quotidianità da cittadino e da professionista? Il cambiamento è già realtà.

 

Per informazioni: www.pigaservice.it

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