Affitti più bassi e stop alle tasse La ricetta di Colao per i ristoranti
Il documento del Comitato di esperti nominato dal Governo riguarda da vicino anche i locali. Previste soluzioni per ritardare il pagamento delle imposte e rivedere i canoni di locazione
13 giugno 2020 | 11:02
di Sergio Cotti
Il piano del comitato di esperti prevede una proroga dei pagamenti delle tasse
Senz’altro potrebbero rappresentare la boccata d’ossigeno che il mondo della ristorazione e dell’accoglienza sta chiedendo da tempo per ripartire con più serenità dopo i mesi dell’isolamento e con una prospettiva di lavoro che per l’estate inizia ad essere meno funesta di qualche settimana fa, ma che ancora dipinge scenari lontanissimi rispetto ai ritmi di lavoro pre-covid.
Ma se parliamo di libro dei sogni è perché il documento, così com’è stato presentato, non ha riscosso l’unanimità dei consensi neppure tra la maggioranza di Governo e c’è da aspettarsi che le discussioni già in programma con le parti sociali e politiche andranno a ridisegnare in parte le proposte suggerite dal comitato consultivo dell’Esecutivo.
Vittorio Colao
La strada, però, è tracciata e tra le pieghe del corposo documento (salutato in maniera positiva dagli albergatori) spuntano tante soluzioni chieste a gran voce, come dicevamo, dal mondo dell’Horeca. L’idea di fondo è quella di far ripartire l’economia italiana provando a snellire le procedure fiscali e burocratiche che soffocano le aziende, ma soprattutto di intervenire in modo concreto per mettere i soldi in tasca ai piccoli e piccolissimi imprenditori (segnatamente quelli della ristorazione), che fino ad ora hanno ascoltato solo tante promesse e visto ben poco denaro.
Com’è possibile farlo? Spostando innanzitutto il versamento del saldo delle tasse relative al 2019 e dell’acconto per il 2020 (soluzione valida anche per il settore del turismo), mettendo a compensazione i debiti con i crediti avanzati dallo Stato e rinegoziando i contratti d’affitto tra proprietari e locatari; un tema, quest’ultimo, sul quale si sono battute per settimane le associazioni di categoria dei ristoratori.
Ma vediamo quali sono, punto per punto, le soluzioni trovate dal comitato di esperti per le imprese, che interessano da vicino anche il comparto della ristorazione e quello dell’accoglienza.
Compensazioni fiscali e rinvio pagamenti imposte
L’obiettivo, in questo caso, è di rendere più agevole la compensazione cosiddetta “orizzontale” dei debiti con i crediti fiscali, e di prorogare il saldo delle imposte relative al 2019 e il primo acconto del 2020. In questo momento, infatti, molte imprese – anche della ristorazione – temono di chiudere l’esercizio in perdita e il versamento di acconti sottrarrebbe loro risorse importanti per ripartire.
Le soluzioni
- Allineare lo strumento della compensazione dei debiti fiscali e previdenziali a quanto previsto dal codice della crisi sopprimendo a regime il tetto delle compensazioni.
- Introdurre la compensazione con i crediti liquidi esigibili verso la PA (tenuto conto della fatturazione elettronica e del fatto che la PA è la sola legittimata a respingere le fatture ricevute).
- Costruire una piattaforma informatica che consenta alle imprese di compensare debiti e crediti, anche se di origine di enti diversi della PA, consentendo il dialogo tra gli stessi.
- Differire a novembre il pagamento della prima rata di acconto delle imposte sul reddito.
- Anche in considerazione dei tempi per processare la liquidità garantita, differire (quanto meno per le imprese che la hanno richiesta) il pagamento del saldo delle imposte dovute nel 2020 al suo ricevimento.
- Prorogare ulteriormente gli adempimenti ed i versamenti fiscali per consentire l’entrata a regime delle nuove disposizioni.
- Ripristinare la regola del vecchio regime per avvalersi dei crediti fiscali in compensazione che non richiedeva di attendere l’intervenuta presentazione dei modelli REDDITI e IRAP che, di anno in anno, necessita del rilascio di applicativi ad hoc.
Accesso alla liquidità per le imprese in crisi
«In sede di conversione – si legge nel documento – il dl liquidità è stato approvato dalla Camera un emendamento che parrebbe consentire l’accesso alla garanzia Sace se l’impresa non presentava alla data del 29 febbraio 2020 esposizioni deteriorate a centrale rischi ed esposizioni Utp (ovvero crediti a rischio insolvenza, ndr) nei confronti del soggetto finanziatore, sempreché non fosse in difficoltà al 31/12/19. In tal senso, la norma sarebbe ragionevole in quanto talune banche possono differire nel tempo la rimozione dalle esposizioni dagli Utp anche se l’impresa performa. L’emendamento approvato dalla Camera presenta peraltro una contraddizione laddove continua a fare riferimento all’assenza di esposizioni deteriorate «presso il sistema bancario», pur precisando “come rilevabili dal soggetto finanziatore”.
Le soluzioni
- Prevedere espressamente che eventuali esposizioni Utp verso banche diverse rispetto a quella finanziatrice non pregiudichino la spettanza della garanzia Sace se l’impresa ha concrete possibilità di risanamento.
- Adeguare di conseguenza il quadro normativo superando l’apparente contraddittorietà.
Rinegoziazione dei contratti di locazione tra proprietari e locatari
Crisi lockdown hanno impedito o fortemente ridotto l’esercizio di alcune attività (tra cui appunto quelle di alberghi, bar, ristoranti). I canoni di locazione degli immobili adibiti all’esercizio di tali attività risultano da contratti che avevano a riferimento condizioni di mercato significativamente differenti. A causa di piena o parziale impossibilità sopravvenuta ed eccessiva onerosità questa situazione rischia di generare un numero enorme di contenziosi.
Il Dl Rilancio riconosce un credito d’imposta cedibile del 60% del canone di 3 mesi in caso di calo di almeno il 50% del fatturato rispetto ai corrispondenti mesi dell’anno precedente, tuttavia la misura in molti casi (settore alberghiero in particolare) non è sufficiente a compensare l’effetto della crisi e del lockdown.
Le soluzioni
Prevedere per legge una ripartizione del rischio tra locatore e conduttore nella forma di presunzione (previsione analoga a quanto previsto per impianti sportivi dall’art. 216, comma 3, del DL Rilancio) con:
- Delimitazione soggettiva: locatori o conduttori appartenenti a certe categorie;
- Delimitazione oggettiva: solo locazioni di esercizi commerciali che prevedono il contatto con il pubblico e solo se esercizioè stato chiuso a seguito di misure di contenimento;
- Delimitazione temporale: solo per un certo periodo;
- Griglia di quote di riduzione di canone a seconda delle situazioni (es. 50/50 -60/40);
In alternativa, per incentivare transazioni tra proprietà e conduttore (con eventuale coinvolgimento dell’istituto finanziario in caso di mutuo ipotecario) previsione che, qualora le parti trovino un accordo di riduzione dell’importo del canone, sia prevista una riduzione, diversa da settore a settore, dell’IMU (chegrava sulla proprietà), ulteriore rispetto a quella del DL Rilancio per il settore turistico, e della TARI (che grava sul conduttore), a condizione che (a) l’accordo non sia oggetto disuccessivo contenzioso e (b) lo sconto sui canoni sia significativamente superiore alla conseguente riduzione impositiva.
Passaggio a pagamenti elettronici
Altro tema sul quale i ristoratori si sono dimostrati da subito molto sensibili è quello del passaggio dal denaro contante al pagamento elettronico. In Italia l’85% delle operazioni avviene ancora in contante e il nostro Paese occupa il 23° posto (su 27) nell’Unione Europea per transazioni con carta e moneta elettronica.
I pagamenti elettronici andranno incentivati
Le soluzioni
Introdurre misure di disincentivazione all’uso del contante quali ad esempio:
- Ampliamento delle deduzioni/detrazioni dall’IRPEF per specifici pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante sull’esempio del Portogallo;
- Credito di imposta per gli esercenti sull’utilizzo dei pagamenti elettronici;
- Accordo con il sistema bancario/pagamenti elettronici per una riduzione delle commissioni per gli esercent;
- Introdurre obbligo di POSper chiunque eserciti un’attività che prevede la riscossione di pagamenti con gravi sanzioni per l’inadempimento (PA, esercizi commerciali e servizi);
- Implementare misure di disincentivazione all’utilizzo del contante per ammontari rilevanti, quali ad esempio la promozione presso le istituzioni europee competenti della messa fuori corso delle banconote di maggior taglio (e00 e 200 euro);
- Applicazione di una ritenuta (5%) a titolo d’acconto sull’Irpef sui prelievi che eccedono un limite fisiologico.
Emersione lavoro nero
Di lavoro nero abbiamo scritto, relativamente ai tanti addetti, soprattutto stranieri, impegnati nel lavoro nei campi. La regolarizzazione fortemente voluta dal ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha allentato almeno in parte allentato le tensioni che si erano create attorno a questo tema.
Tuttavia, il documento del comitato di esperti ha allargato la questione anche ad altri ambiti. «L’emergenza covid – dicono gli esperti – ha evidenziato ulteriori implicazioni negative del lavoro nero: l’impossibilità di raggiungere i lavoratori in nero con gli strumenti straordinari di sostegno dei lavoratori messi in campo per fronteggiare la crisi da covid; l’impossibilità di implementare azioni prevenzionali per la salute per questi lavoratori, con ripercussioni anche sulla capacità di controllo dell’andamento epidemiologico»
L’eccezionale presidio e controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine e le risorse che il Governo sta mettendo a disposizione per sostenere il mondo delle imprese possono costituire, secondo il comitato, due importanti leve per attuare iniziative che favoriscano l’emersione del lavoro nero, favorendo un cambiamento strutturale del mercato del lavoro.
Le soluzioni
- Sul piano della premialità, favorire la dichiarazione di lavoro nero, prevedendo: da un lato un meccanismo di sanatoria, per il pregresso, sulla scorta di quanto previsto nel decreto rilancio per l’emersione del lavoro irregolare degli immigrati in alcuni settori; dall’altro, un periodo medio di riduzione contribuzione e cuneo fiscale su retribuzione.
- Condizionare concessione benefici economici per sostegno imprese ad autodichiarazione, a valere quale autocertificazione assimilata a quelle di cui all’art. 46 DPR n.445/2000, in ordine alla assenza di lavoro nero, ovvero, con dichiarazione di emersione dei lavoratori irregolari presenti, con impegno ad avviare la procedura di emersione.
- Sul piano sanzionatorio, in caso di falsa dichiarazione, con accertamento della presenza di lavoro nero, ovvero di mancato perfezionamento della procedura di emersione per i lavoratori dichiarati, revoca dei benefici non ancora concessi o pervenuti, obbligo di restituzione di quelli già percepiti, con interessi, oltre alla sanzione penale per falsa autocertificazione nel primo caso. Naturalmente il tutto in aggiunta alle ordinarie sanzioni previste per l’accertamento del lavoro nero.
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Alberto Lupini