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Intervista allo stellato francese Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»

Dopo una carriera stellata e trent'anni trascorsi a guidare uno dei ristoranti più amati di Francia, Jean-Christophe Ansanay-Alex ha scelto di ripartire dall'isola di Ischia, tra ricordi d'infanzia e nuove visioni. Il suo è un ritorno all'essenziale, alla libertà di creare senza vincoli, in un luogo che profuma di casa e futuro

02 maggio 2025 | 05:00
Intervista a chef Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»
Intervista a chef Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»

Intervista allo stellato francese Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»

Dopo una carriera stellata e trent'anni trascorsi a guidare uno dei ristoranti più amati di Francia, Jean-Christophe Ansanay-Alex ha scelto di ripartire dall'isola di Ischia, tra ricordi d'infanzia e nuove visioni. Il suo è un ritorno all'essenziale, alla libertà di creare senza vincoli, in un luogo che profuma di casa e futuro

02 maggio 2025 | 05:00
 

C'è un momento, nella vita di ogni grande chef, in cui il desiderio di rallentare diventa più forte della corsa al riconoscimento. Non è fuga, ma trasformazione. Dopo trent'anni di carriera, una stella Michelin conquistata a soli 27 anni e una delle location più iconiche della ristorazione francese, Jean-Christophe Ansanay-Alex ha deciso di cambiare. Ha venduto L'Auberge de l'Île Barbe, il ristorante che aveva reso celebre nel cuore di un'isola sulla Saona, a Lione, per trasferirsi a Ischia. Qui, dove da bambino veniva in vacanza con il padre, sogna oggi una cucina più semplice, autentica e libera dai dettami dell'alta gastronomia. Ma non si tratta solo di un cambiamento geografico: è una riflessione profonda sul mestiere del cuoco e su ciò che significa oggi dare valore al cibo e all'accoglienza. La sua storia merita di essere raccontata, per il lavoro e la visione che ha dimostrato nel mondo della ristorazione.

L'intervista a chef Jean-Christophe Ansanay-Alex

Chef, quando ha capito che la cucina sarebbe diventata la sua vita?
All'inizio volevo diventare pasticcere, ma in Francia non potevi iscriverti a una scuola di pasticceria prima dei 16 anni. Io ne avevo 14. Per non perdere tempo, ho scelto di frequentare la scuola alberghiera a Tolone, la migliore del Paese. Ho finito molto bene e mi chiesero di preparare la cena ufficiale per la promozione degli alunni. È lì che ho capito che mi piaceva tutto della cucina: non solo il cucinare, ma anche il servizio, la gestione dello staff, l'idea di sapere fare tutto. Da lì è cominciato tutto.

Intervista allo stellato francese Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»

Jean-Christophe Ansanay-Alex ai tempi de L'Auberge de l'Île Barbe

Dopo l'esperienza scolastica ha lavorato subito con grandi chef?
Sì, ho girato parecchio. A 19 anni ho avuto la fortuna di lavorare per Cristina Onassis, in Svizzera. Un giorno volle per cena degli asparagi bianchi, grandi, ma non era il periodo giusto. Li trovai a Parigi, 500 franchi al chilo. Servivano 5 chili. Tornai da Nyon con un jet privato e alle 19.00 erano a tavola. Ne mangiò due, poi disse: “Stasera mi vedrei bene con una pizza”. Rimasi con lei quasi due anni. Quell'esperienza mi ha insegnato molto sulla gestione e sull'adattamento alle richieste, che sono sempre diverse e inaspettate.

Poi però è tornato a casa, a Lione.
Sì, la mia famiglia aveva un piccolo albergo sull'Île Barbe. Non andava bene, Il 1991 fu anche complicato a causa della guerra tra Iran e Iraq, che influenzò molto il business. In quel periodo ho avuto un incidente molto grave che mi ha costretto a rimanere un anno in ospedale. Quando sono uscito, ho deciso che volevo fare il miglior lavoro possibile. Nel 1992 eravamo quasi in bancarotta Ma nel 1993 arrivò la svolta: ottenemmo la nostra prima stella Michelin.

Da lì nasce L'Auberge de l'Île Barbe. Cosa rappresentava per lei?
È stato il cuore della mia vita per trent'anni. L'ho trasformato in uno dei ristoranti più amati della Francia. Una casa del 1600 sull'isola della Saona, un luogo fuori dal tempo. Era un'epoca diversa: la guida riceveva centinaia di lettere cartacee dai clienti. Oggi tutto è digitale, fatto di click e numeri. Allora contava il saper fare, oggi conta più il fare sapere.

Ansanay-Alex: «Un tempo contava il saper fare, oggi conta più il fare sapere»

Com'era la cucina che proponeva?
All'inizio molto elementare, anche se i clienti si aspettavano un ambiente sontuoso: arrivavano da noi e, trovandosi davanti a un ambiente semplice, pensavano di aver sbagliato posto. Non avevamo arredamenti sontuosi: il nostro era un ristorante essenziale, ma con una cucina di altissimo livello. Oggi invece l'immagine conta almeno il 50%. I clienti cercano non solo una cucina eccellente, ma anche una location spettacolare. Inizialmente non avevo grandi mezzi, puntavo tutto sulla sostanza. Solo anni dopo ho potuto realizzare un ristorante anche bello esteticamente. Mi piaceva rivisitare i piatti tradizionali, dare un tocco personale alla cucina di famiglia.

Intervista allo stellato francese Ansanay-Alex: «Torneremo a una cucina semplice»

La sala de L'Auberge de l'Île Barbe, vecchio ristorante di Jean-Christophe Ansanay-Alex

Come ha vissuto il cambiamento della ristorazione negli anni recenti?
Il Covid ha cambiato tutto. In Francia, il governo ha aiutato molto i ristoratori: chi aveva strutture con un certo fatturato riceveva l'80% dei guadagni dell'anno precedente, mentre i piccoli locali ricevevano anche 10.000 euro al mese. Paradossalmente, per molti, quello è stato uno dei periodi economicamente migliori. Poi in generale c'è meno passione, meno voglia di fare sacrifici. Lo staff oggi spesso rifiuta di lavorare la sera o nei weekend. Chi cerca un ristorante cerca conforto, semplicità. Penso che torneremo a una cucina semplice, che fa stare bene, ma che resta tecnica, rigorosa nella preparazione e nella presentazione.

Ansanay-Alex: «La cucina sarà sempre più legata al territorio, ai prodotti veri»

Perché ha deciso di lasciare tutto e venire a Ischia?
Ischia per me è un ritorno. Da bambino ci venivo con mio padre, e ci sono tornato negli ultimi anni sempre più spesso. Ho sentito che era arrivato il momento di chiudere un ciclo e aprirne un altro. Qui sto bene. Non voglio più un ristorante classico, ma qualcosa di diverso, divertente. Immagino un giardino con tanti angoli, finger food, cocktail, persone che si incontrano. Un'esperienza, più che un locale. Qui tutti mi chiamano Zino: è semplice, corto, facile da ricordare. E credo che questo nome possa diventare il cuore del mio nuovo progetto.

Sta dicendo addio alla cucina stellata?
No, non direi. La stella non è un obiettivo, ma il riconoscimento di un lavoro fatto bene. E io continuerò a fare bene, in modo diverso. Mi interessa di più far sentire le persone a casa, regalare emozioni vere. Semplicità non vuol dire banalità.

Come immagina il futuro della ristorazione?
Credo che ci sarà un ritorno alle origini, ma con nuove consapevolezze. La cucina sarà sempre più legata al territorio, ai prodotti veri, al rispetto del tempo. Meno spettacolo, più verità.

TeamSystem

Jean-Christophe Ansanay-Alex non ha semplicemente lasciato un ristorante stellato: ha scelto di seguire una nuova idea di bellezza, fatta di tempo, di relazioni e di autenticità. E lo sta facendo con la stessa cura e determinazione che lo hanno reso uno degli chef più rispettati della Francia. La sua storia, oggi, ha il sapore di una nuova alba.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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