Se c'è stata una sorpresa nell'edizione 2023 del Premio Italia a Tavola è senza dubbio quella che ha coinvolto la categoria "Sala e Hotel", dove ad aggiudicarsi il primo posto è stato Salvatore Trapanese, docente di scuola superiore e banqueting manager, oltre che referente del suo territorio, Procida, per Amira, l'Associazione maître italiani ristoranti e alberghi.
Pur avendo raccolto negli anni diversi riconoscimenti, ultimo in ordine temporale quello di Professionista dell'anno 2022 da parte di Solidus, il suo successo era difficilmente pronosticabile e ha sorpreso lo stesso Trapanese: «Tra tutti quei nomi ero di certo il personaggio meno noto e lo sono ancora, nonostante la vittoria mi farà sicuramente conoscere a un pubblico maggiore. Per me era importante non fare brutta figura e, invece, ho vinto».
Salvatore Trapanese vince il Premio Iat 2023 "Sala e Hotel"
Salvatore, intanto complimenti per la vittoria. La prima domanda sorge spontanea: com'è nato l'amore per il tuo lavoro?
«L'ho scelto venticinque anni fa. Mi è sempre piaciuto stare in mezzo alla gente e lavorare per il prossimo. Tutto è partito da casa mia, Procida. Lì ho iniziato, prima di girare l'Italia e l'Europa e, infine, tornare a casa. La mia terra ha grandissime potenzialità, non sempre sfruttate al massimo. Mi sto impegnando perché possa essere sempre di più apprezzata. L'accoglienza per me è questo: racconto e condivisione del territorio».
Una visione nobile e che dà l'idea dell'importanza del ruolo di chi lavora nell'hotellerie. Negli ultimi tempi, però, il lavoro non sembra riscuotere un gran successo. Lei si è fatto un'idea dei motivi?
«Negli anni il nostro è diventato un mestiere sfruttato e sottopagato. Un lavoro banale. O meglio, banalizzato. Paghiamo lo scotto di non aver valorizzato nel modo giusto il nostro comparto, di averlo sottovalutato, dandolo in pasto a tutti. Non è, invece, un lavoro per tutti. Serve rimanere sempre aggiornati, formarsi e adeguarsi di volta in volta ai nuovi standard qualitativi. Per questo penso e spero che nei prossimi anni supereremo questa fase, grazie al lavoro delle associazioni e delle scuole. In tanti pensano che le alternative siano due: o si fa la fame o si è fortunati e si va in televisione. La realtà è diversa. Ci sono tantissimi professionisti compresi tra i due estremi, professionisti che si sono trovati un loro spazio e sono riusciti a togliersi numerose soddisfazioni».
Lei, oltre a praticare la professione, è anche un docente, quindi conosce anche l'altro lato della medaglia. In cosa è carente la formazione dei giovani in Italia?
«Nelle scuole manca l'attività di laboratorio e anche quando c'è non è comunque all'altezza delle richieste delle imprese. Occorre allinearsi sotto questo aspetto, un allineamento che in questo momento non c'è. La scuola e il lavoro si muovo, secondo me, su due linee parallele e di conseguenza le esigenze non si incontrano. Quando un ragazzo diplomato esce da un istituto o ha una formazione vecchia e quindi non è pronto oppure semplicemente lo si perde, va a fare altro».
Salvatore Trapanese
E lei, che questi ragazzi li vede ogni giorno, ha un consiglio da dare loro?
«Io dico sempre la verità: questo è un lavoro che, per essere fatto bene, va amato al pari della propria famiglia. Si dovrà fare i conti con tanti problemi, con le emergenze quotidiane, e per farlo c'è solo una strada: amare il proprio lavoro. Alla base di tutto ci deve essere quello».
In conclusione, lei è positivo o negativo se pensa al futuro?
«Io credo che le difficoltà del nostro comparto siano in realtà condivise anche da altri e facciano parte di un momento generale. Sono convinto che, con il lavoro di tutti, ne sapremo uscire.