Il Richemont Club Italia ha un nuovo presidente: è Matteo Cunsolo, titolare della Panetteria di Parabiago, in provincia di Milano, già presidente dei Panificatori di Milano e provincia, docente, consulente e formatore. Cunsolo, che era anche anche tra i candidati nel sondaggio di Italia a Tavola, è il successore di Roberto Perotti, oggi presidente internazionale del Club che ha come obiettivo lo sviluppo della cultura della panificazione e della pasticceria da forno. Richemont Italia ha sede a Brescia e raccoglie 250 soci in tutto il Paese.
Matteo Cunsolo
Matteo Cunsolo alla guida del Richemont Club Italia
Detto di Matteo Cunsolo, che guiderà il Richemont Club Italia per i prossimi quattro anni, dopo esserne stato segretario per gli ultimi otto, è stato nominato anche il nuovo Direttivo. Antonio De Tomaso ricoprirà la carica di vicepresidente e Fabrizio Zucchi sarà il nuovo segretario. A completare il Direttivo anche Francesco Panichi, Alberto Boni, Dario Bertarini e Matteo Manuini, oltre a Roberto Perotti, presidente uscente.
«Dopo 20 anni ai vertici di Richemont Club Italia passo il testimone a Matteo Cunsolo, nuovo presidente. Sono stati 20 anni bellissimi dove ho incontrato tantissima bella gente, ringrazio tutti per la fiducia e per l'affetto. Dico a Matteo buona strada, augurandogli buon lavoro. Sicuramente per i prossimi 4 anni lavoreremo insieme visto il mio impegno con l'internazionale», sottolinea Perotti.
Le parole di Matteo Cunsolo
«È un prestigioso incarico dal quale derivano grandi responsabilità - commenta invece il nuovo presidente - Il Direttivo ha affrontato l’evoluzione della panificazione e i difficili momenti storici ed economici che stiamo attraversando con grande capacità, dedizione, mettendo a disposizione dei soci competenze, opportunità di crescita e di confronto. Il mio impegno sarà diretto a lavorare sulla strada tracciata all’insegna della condivisione, della formazione e dell’evoluzione. Sono sicuro che assieme sarà possibile rendere il pane sempre più protagonista, dando il giusto valore che la nostra professione di panificatori merita».