Dichiarazioni che stanno già suscitando reazioni di protesta dal mondo della ristorazione e dell’ospitalità, un settore che forse più di tutti è stato colpito dalle conseguenze della crisi prodotta dall’epidemia di coronavirus, con calo di clientela e difficoltà economiche. A pronunciarle è stata il viceministro all’Economia Laura Castelli, esponente di punta del Movimento 5 stelle, che, ospite ieri sera a Tg2 Post, ha sottolineato come il mercato post-Covid sia radicalmente cambiato: «Questa crisi ha spostato domanda e offerta, le persone hanno cambiato il modo di vivere, e bisogna aiutare gli imprenditori dei nuovi business che sono nati in questo periodo. Certo che se una persona decide di non andare più al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività e non perdere l’occupazione e va sostenuto anche nella sua creatività, magari ha visto un nuovo business. Io credo che negare che questa crisi abbia cambiato la domanda e l’offerta in termini macro economici sia un errore. Vanno aiutato le imprese, sposteremo le tasse».
Laura Castelli
Il quotidiano
Il Tempo questa mattina ha pubblicato la notizia in prima pagina con il titolo: “Attacco ai ristoratori”. Qualcuno potrà vedere una eccessiva semplificazione giornalistica, sta di fatto che il contenuto delle affermazioni del viceministro in sostanza si può riassumere dicendo che se i ristoratori non hanno più clienti non è colpa del
governo; si facciano venire in mente nuove idee di business e cambino mestiere.
Le improvvide affermazioni dell’esponente grillina sono giunte in risposta ad un ristoratore milanese intervistato durante la trasmissione,
Roberto Galli, il quale ha sottolineato come «i
problemi che noi incontriamo sono molto pratici. Il calo dell’80% che stiamo vivendo è determinato dalla mancanza di clientela. Di giorno lo
smartworking ha tolto le persone dagli uffici che
non escono più per andare a pranzare e la sera la gente esce soprattutto per passeggiare.
Non abbiamo ricevuto aiuti sufficienti».
Dura la reazione della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe-Confcommercio), che ha sottolineato come non si debba cambiare o reinventare il mestiere, ma serve che le istituzioni rispettivo il valore sociale oltre che economico della ristorazione e dell’ospitalità, mettendo in campo misure concrete e immediate.
«Le infelici dichiarazioni del viceministro Laura Castelli in merito allo stato di grave crisi e alle
prospettive del settore dei pubblici esercizi - ha dichiarato il presidente di Fipe-Confcommercio,
Lino Stoppani - hanno destato stupore e sconforto.
Il comparto della ristorazione è storicamente un punto di forza essenziale per l’identità e l’attrattività del nostro Paese, che oltre ai numeri (fatturato, valore aggiunto e occupati) esprime anche grandi valori sociali, culturali, storici e antropologici. È un settore fondamentale di due filiere strategiche per l’Italia (l’agroalimentare e il turismo) e “rete distributiva della socialità” capace di favorire coesione sociale, benessere, legalità, sicurezza e decoro delle comunità. Per questi motivi non andrebbe sgarbatamente invitato a reinventarsi il modo di proporre la sua offerta, ma
tutelato e aiutato a rilanciarsi, rafforzando i provvedimenti governativi di natura emergenziale, sugli indennizzi a fondo perduto, sui temi della liquidità e credito, sugli strumenti di protezione sociale, sulle locazioni commerciali o sulle moratorie fiscali, e, contemporaneamente, attivando politiche governative di visione strategica (unitaria e coordinata) per sfruttarne le inespresse potenzialità come strumento di soft-power per il Paese».
Lino Stoppani
«La crisi - ha proseguito Stoppani - ha modificato stili di vita, modalità di lavoro e modelli di consumo, certo, ma
non è invitando gli imprenditori a cercare nuovi modelli di business, guidati dalla creatività, che si aiuta e si salva un settore con oltre 300mila imprese e con più di 1 milione di dipendenti. Abbiamo più volte trasferito alla Politica i provvedimenti che sarebbero da prendere per evitare il collasso di un settore e scongiurare ingenti danni economici e sociali, ridando forza e prospettive ad un settore vitale per l’immagine e la promozione del Paese. Oltre ai citati provvedimenti emergenziali e di visione, c’è bisogno anche di tornare alle tradizionali modalità di lavoro, che non significa peraltro tornare indietro. Significa invece trovare i modi di vivere i luoghi in sicurezza, ridefinendo gli orari e la vivibilità cittadina. Essere “smart” significa guardare avanti, dando il giusto valore al lavoro, al buon lavoro, di tutti, dal “working” al divertimento serale.
Il settore ha bisogno, cioè, di cure e attenzioni, anche per evitare la pandemia della povertà, che è tra i più pericolosi effetti collaterali del Covid-19».
E in segno di protesta sul tema dei mancati aiuti, è già stato organizzata dal Movimento Imprese Ospitalità per lunedì 20 luglio alle 10 una
manifestazione in piazza Montecitorio. Tutto il mondo dell’Horeca manifesterà e cercherà di far sentire la propria voce alle istituzioni.
Giorgia Meloni, Paolo Trancassini, Matteo Salvini
Critiche sull’infelice uscita del viceministro si sono sollevate dai partiti di opposizione.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in un post su Facebook ha scritto: «Dopo aver massacrato il settore dell’ospitalità con divieti e regole assurde e aver multato gli esercenti che scendevano in piazza perché chiedevano aiuto, l’ultima trovata del Governo giallorosso arriva dalla grillina Castelli: i ristoratori che non hanno più clienti devono cambiare lavoro. Sono senza parole. Sarebbe questa la gente che dovrebbe aiutare l’Italia a ripartire?».
Le fa eco il compagno di partito (e proprietario di un ristorante a Roma)
Paolo Trancassini: «Ascoltare il viceministro Laura Castelli consigliare ai ristoratori, me compreso, di cambiare mestiere lascia increduli e genera rabbia in ognuno di noi. Sorprende la superficialità dell’approccio ad un tema così drammatico, che ricordo alla “ignorante” rappresentante del Governo, riguarda non pochi ristoratori ma migliaia di posti di lavoro legati all’enorme filiera della ristorazione: cuochi, camerieri, commercianti, agricoltori, artigiani, ecc. dovrebbero tutti cambiare mestiere solo perché un Governo di incapaci si arrende davanti alla crisi del settore e con una presunzione inaccettabile resta sordo alle proposte concrete per affrontare questa problematica. No viceministro Castelli, io non cambio mestiere, lo cambi lei così da regalarci almeno una speranza».
Sulla stessa lunghezza d’onda il leader leghista
Matteo Salvini, che su Facebook ha scritto: «Ristoratori massacrati dalla crisi, senza soldi, senza rinvio delle scadenze fiscali e pure sbeffeggiati dalla viceministro grillina all’economia! Non ho più parole... Abbiamo il governo più vergognoso della storia repubblicana. Prima se ne vanno, meglio sarà per il Paese».
Gianfranco Vissani (foto: reportergourmet.com)
Dure le parole del noto cuoco e ristoratore
Gianfranco Vissani: «Si dovrebbe vergognare di quello che ha detto. Dovrebbe cambiare mestiere lei, non i ristoratori che hanno il 13% del Pil. Lei prende lo stipendio dallo Stato, o bene o male che faccia. Dovrebbero cominciare a pagare i debiti che lo Stato ha, con me ad esempio, che non sono stati mai saldati da vent’anni. Ci sono tutti gli ambulanti, bar, pasticcerie, alberghi chiusi. È vergognoso che un viceministro dica una cosa simile, deve cambiare mestiere».
Giorgio Locatelli (foto: radioradio.it)
Di diverso avviso lo chef stellato
Giorgio Locatelli, giudice di MasterChef Italia, le cui parole sono state riportate dal
Corriere della sera: «Mi piacerebbe non dare ragione alla viceministra Castelli ma c’è una buona quantità di verità in quello che dice. Non è un approccio gentile, è un approccio a gamba tesa, ma è reale. I ristoranti sono una rappresentazione della società e ne rispecchiano anche le crisi. A Londra stiamo lavorando abbastanza bene ma i numeri non sono gli stessi ed è obbligatorio cambiare. Chi sta pagando il prezzo più alto sono i ristoranti di classe media, che lavoravano sui grandi numeri in centro, soprattutto a pranzo. Perché gli affitti sono altissimi e il pubblico decimato anche dallo smart working. Chi si ferma è perduto. Questo è un mestiere in continua evoluzione. In Italia tanti ristoranti sono a conduzione familiare e probabilmente questo rende più complicati i cambiamenti. In altri Paesi ci sono ristoranti stellati che si sono riconvertiti in vinerie particolari. Forse la ministra ha usato quelle parole perché scocciata dagli italiani che piagnucolano. Ogni tanto qualcuno che dà una sferzata serve. Così chi è capace è spronato a reinventarsi, che è da sempre una caratteristica importante di un ristoratore che vuole durare».
Al coro di critiche la Castelli ha poi replicato: «La citazione del ristorante è un esempio e non un attacco alla categoria, come strumentalmente qualcuno ha voluto far intendere. Dispiace constatare che, pur di attaccare il Governo, alcuni giornali non facciano altro che inventare e fomentare notizie inesistenti, assumendosi anche la responsabilità di generare conflitti sociali».