«Non dobbiamo perdere il treno, siamo noi che dobbiamo guidarlo e non farci travolgere dal virus, altrimenti siamo un Paese di ****». Con la consueta franchezza, Iginio Massari lancia la sfida. Il re della pasticceria mondiale si mette in gioco in questi tempi terribili che lo hanno costretto - per ora - a bloccare il lavoro di 126 dipendenti. In attività sono rimasti in 16 per il delivery e i take away.
Iginio Massari
Dallo storico laboratorio di via Veneto a Brescia (una delle città più colpite dalla pandemia, assieme a Bergamo) Massari, con a fianco i figli Debora e Nicola, rilancia: «Andiamo avanti con nuove sperimentazioni; in questi giorni ci siamo inventati per la festa della mamma due crostate con una frolla speciale, ai mirtilli e alle albicocche, senza dimenticare i due dolci unici e irripetibili: la storica Persicata e il Bossolà».
La figlia Debora ricorda che «pur a ritmi ridotti (praticamente solo con il delevery), abbiamo continuato ad offrire prelibatezze, nelle pasticcerie del centro di Milano di fianco al Museo del '900, e in quella a Torino, nei pressi di piazza San Carlo. Riprenderemo comunque a pieno regime,
probabilmente il 18, appena sarà possibile aprire in massima sicurezza per il personale e la clientela. Rinviato, invece, a settembre il taglio del nastro della nuova pasticceria a Verona nei pressi di piazza Erbe. Stop momentaneo, ma si farà».
Nicola Massari annuncia: «Per il futuro la famiglia sta preparando un piano B, con prodotti più facilmente trasportabili. Il dolce è complesso, per questo siamo una squadra che lavora in un'unica direzione: la massima qualità in sicurezza». La pasticceria non ammette errori, bisogna usare il cervello e ingredienti genuini. Si può mangiare tutti i giorni, serve solo l'intelligenza nell'alimentarsi.
E quale è il dolce principe gustare in questo periodo?Niente di più che un buon e nutriente Tiramisù - conclude Iginio - Non possiamo farci sconfiggere da un virus; credo nella medicina, ma se vogliamo vivere con dignità dobbiamo reagire anche con un peccato di gola!».