Lo ha deciso oggi, 18 settembre, il Consiglio di Stato. Da due anni la società americana non aderisce all’applicazione, prevista per legge, della tassazione agevolata al 21% sui redditi da locazioni brevi.
Sarà la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ad esprimersi in merito alla vertenza promossa da Airbnb, che da due anni rifiuta di applicare la cosiddetta cedolare secca e di comunicare i dati all’Agenzia delle entrate. Lo ha deciso mercoledì 18 settembre il Consiglio di Stato.
Il ricorso di Airbnb sarà trattato dalla Corte Europea
Sul caso è intervenuta Federalberghi, sottolineando che la società americana sta portando avanti il ricorso a più di due anni dall’entrata in vigore della norma che ha previsto l’applicazione di una tassazione agevolata al 21% sui redditi da locazioni brevi. «Il Consiglio di Stato - spiega Federalberghi in una nota diffusa in giornata - nel rivolgersi alla Corte Ue, ha escluso la ricorrenza dei presupposti per procedere alla diretta disapplicazione della normativa contestata e ha affermato che l’interpretazione del Tar, che a febbraio ha respinto il ricorso di Airbnb, non presenta tratti di patente irragionevolezza».
«Confidiamo che la Corte di giustizia - afferma il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca - metta fine a questa commedia, che vede Airbnb appigliarsi a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato. Siamo stanchi di assistere a questa esibizione indecorosa dei colossi del web, che realizzano nel nostro paese utili milionari ma dimenticano di pagare quanto dovuto al fisco italiano, con un comportamento a dir poco opportunistico».
Soddisfazione per la decisione del Consiglio di Stato è stata invece espressa da Airbnb: «Il Consiglio di Stato – spiega l’azienda – ha riconosciuto le questioni sollevate nella propria ordinanza la complessità e la fondatezza. Abbiamo da subito inteso offrire ampia collaborazione al legislatore, manifestando i nostri dubbi sia sulla fattibilità tecnica sia sulla discriminatorietà e l’incompatibilità con il diritto europeo della ‘legge Airbnb’. È evidente che l’attuale impianto non è per nulla adatto allo scopo, largamente condiviso nella società e nella politica, di ravvivare l’economia italiana sviluppando quei pagamenti digitali e tracciati che solo una piattaforma come la nostra garantisce».