Ultimo inverno per La Siriola del Ciasa Salares di San Cassiano (Bz), il celebre usignolo delle Dolomiti che ha spiccato il volo vent’anni fa e nelle cui cucine si sono avvicendati cuochi di spicco.
Nomi del calibro di Corrado Fasolato, Claudio Melis e Fabio Cucchelli. E, infine,
Matteo Metullio, il giovane cuoco (classe 1989) che ha illuminato l’insegna del
ristorante con le due stelle Michelin. E che ora ha deciso di
prendersi una pausa dalla frenesia delle cucine per dedicare tempo ed energie al suo Nicolò, che a giorni compirà un anno.
Difficile immaginarsi La Siriola senza Matteo. Difficile pensare che il ristorante non accusi il colpo di un addio di un ragazzo di trent’anni, che molti - suo malgrado - amano definire enfant prodige, che dà retta al cuore più che all’ambizione.
Matteo Metullio (foto: Reporter Gourmet)
Il patron del ristorante Stefan Wieser lo sa e ha preso la sua decisione. Ora non ci sono le condizioni e le energie per ricominciare da zero con un nuovo chef. Meglio chiudere il ristorante nel suo momento di massimo splendore, farsi venire nuove idee e ripartire con nuovi progetti, facendo tesoro di quello che è stato.
Una notizia sorprendente. Ma non troppo, se si è avuto a che fare con Metullio. Schivo ed essenziale ma non solitario. È uno che conosce bene il senso e il valore dei legami. Amicali, lavorativi e affettivi. Legami da cui trae forza e determinazione e che negli anni sono stati tra i fattori del suo successo. Certo, c’è del talento, molto talento. Ma la famiglia, i genitori prima e la compagna Elena poi, sono stati e continuano ad essere un punto fermo intorno al quale Matteo costruisce il suo sfavillante successo.
«Nell’ultimo anno - ha raccontato Metullio - ho chiesto a Elena e Nicolò molti sacrifici per supportare la mia carriera. Tempi strettissimi e distanze che spesso significano assenze. Aerei, treni e chilometri in automobile per stare con loro il più possibile. Ma mi sono reso conto che il più possibile non era mai sufficiente. Elena si merita un compagno e Nicolò un padre che sia al suo fianco nella sua prima infanzia. Ora è arrivato il momento che sia io a supportare loro, che sia io a anteporre alla mia carriera i miei affetti più cari. E non lo faccio perché voglio sembrare un santo o vincere il titolo di padre dell’anno. lo faccio perché ne ho la necessità. Perché, seppur non manchino grandi soddisfazioni lavorative, La Siriola sia sempre piena e io riceva inviti a molti eventi, la mancanza di Elena e Nicolò non mi fa star bene e non mi permette di lavorare come vorrei».
Parole che arrivano dritte. Forti e chiare come i legami che Metullio ora mette al primo posto in questo tempo che per lui è prima di ogni cosa tempo per restituire: tempo, energie, momenti condivisi. «Io sono fiero delle due stelle che porto sulla giacca. Ma quando torno a casa, la sera dopo il servizio al ristorante, quelle due stelle non mi tengono compagnia. Elena e Nicolò non vivono con me in Alta Badia. E la solitudine si fa sentire. Il mio unico programma per il 2019 è trovare casa nella mia Trieste, viverci con la mia famiglia. Trascorrere del tempo con i miei amici, che sono diventati anche gli amici di Elena. Andare con Nicolò a spasso per la città. Non sarà uno stop assoluto.
A Trieste ho una consulenza all’Harry’s Piccolo in piazza Unità d’Italia (ndr. anche questo fresco di stella Michelin). La porterò avanti, certamente nei prossimi mesi. E poi vedrò; magari si apriranno nuove prospettive. Ma nel 2019 io voglio fare il papà. Sarà l’anno di Matteo compagno e Matteo papà, innanzitutto».
La scelta di Metullio, controcorrente e umanissima, suscita scalpore e porta a galla una questione di priorità. Non si tratta di aver scelto di fare il mammo. È questione, per Matteo, di aver scelto di essere uomo, compagno e padre, prima che grande professionista nel suo settore. Sì perché sotto la guida di Metullio a La Siriola sono arrivate anche le tre Forchette del Gambero Rosso, i tre Cappelli dell’Espresso e i 18 punti della Gault&Millau. E questi traguardi li raggiunge solo un fuoriclasse, che non sta dando un addio alla toque e non usa toni melodrammatici.
È un tipo concreto, Matteo. E ha capito che ora è tempo di una pausa per rigenerarsi con ciò che egli ha di più prezioso e per trovare nuovo slancio e nuovi stimoli per continuare ad essere un bravo cuoco. «Se non stai bene con te stesso - ha osservato - non riesci più a sviluppare nulla di buono e di nuovo. In cucina la testa è fondamentale e se la testa è occupata in altri pensieri, anche il lavoro ne risente. Mi prendo una pausa, certo per la mia famiglia, ma anche per me, per il mio benessere, per il mio equilibrio».
Queste le parole di un giovane uomo, un talento della cucina italiana, ma che ha avuto il coraggio a trent’anni di fermarsi un attimo e andare alle radici del suo talento. Consapevole che se non avesse nutrito quelle radici, le sue doti culinarie prima o poi ne avrebbero risentito. Doti e talento che, invece, Metullio continuerà ad esprimere ancora fino al 31 marzo, ultimo volo de La Siriola tra le innevate vette delle Dolomiti dell’Alta Badia. Doti e talento che dopo il 31 marzo saranno messe a maggese, perché rifioriscano, in un futuro prossimo, in nuove forme di espressione, nella certezza che le stelle, come passione e motivazione, torneranno a brillare.