Troppo spesso i ristoranti curano tutto tranne la toilette. Il cliente tuttavia, molto scrupoloso e critico, nota questi che per qualcuno possono essere dei dettagli ma che, al contrario, non lo devono essere.
È stata una mia battaglia iniziata almeno 30 anni fa quella che auspicava una maggiore attenzione da parte dei pubblici esercenti - di qualunque livello essi siano - alla pulizia e gestione dei servizi igienici. Eppure, ancora oggi mi succede di entrare in bagni angusti, sporchi e deludenti. Eppure, almeno il 70% dei clienti usa il bagno, quindi giudicherà il locale anche da come sono tenuti i servizi igienici.
Pazienza se il locale adibito a bagno è piuttosto piccolo, angusto, perché ricavato in edifici storici, protetti dalle Belle Arti. L’ampliamento non è materialmente possibile. Però tutto il resto deve funzionare.
Prima di tutto la chiave. Vi è mai successo di entrare in un bagno dove è impossibile chiudersi dentro? A me sì. La scelta della chiave è sbagliata, perché prima o poi sparisce, per negligenza o per teppismo. Ci sono ottimi chiavistelli, basta una piccola spinta, durano una vita ed è difficile manometterli.
Poi il sapone e la carta. Succede di trovarli esauriti, cosa che non dovrebbe avvenire in nessun locale, perché prima di ogni apertura al pubblico i bagni vanno controllati, reintegrati il sapone, la carta igienica, le salviettine di carta o di cotone. Infine la pulizia. Particolare che è inutile sottolineare perché è evidente la sua importanza. Eppure non sempre tutto è perfetto. Magari sono sporchi i vetri, magari la tazza stessa. Controllare sempre.
Non è cattiva idea far trovare in bagno anche dei fiori o una pianta ornamentale o anche qualche profumo. Così come sarebbe meglio - in certi casi - automatizzare l’accensione della illuminazione elettrica, senza far vagare il cliente al buio alla ricerca dei pulsanti.