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Siad
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Berkel, 120 anni di stile senza tempo

 
15 ottobre 2018 | 09:29

Berkel, 120 anni di stile senza tempo

15 ottobre 2018 | 09:29
 

1898-2018: una storia di artigianalità, innovazione e ricerca tecnologica definisce lo storico marchio produttore delle prime affettatrici divenute degli status symbol
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 grazie al loro design accattivante, al colore fortemente identitario, alla qualità, precisione e durevolezza del loro operato

(Berkel, 120 anni di stile senza tempo)

Come e perché nasce un mito? Gli antichi Greci non avrebbero dubbi: la narrazione mitologica, figlia dall’esigenza di fornire una risposta universale alle domande umane sui misteri del cosmo e della vita, contribuisce a formare il patrimonio di credenze e di valori in cui un popolo si identifica, divenendo così non solo un mezzo di conoscenza del mondo e di trasmissione di credenze, ideali e principi etici, ma anche elemento qualificante di una società. In soldoni: il mito, con la sua allure di irraggiungibilità e di sospensione tra umano e divino, è ciò a cui un gruppo sociale ambisce perché emblema di quanto di meglio si possa avere.

Sicuramente Wilhelmus Adrianus Van Berkel, apprendista in un’azienda metallurgica votatosi poi alla macelleria, mai avrebbe pensato che il frutto della sua passione per il “taglio perfetto” avrebbe dato vita ad una macchina divenuta “leggenda”, uno status symbol espressione di design, eccellenza tecnologica, innovazione, precisione e durevolezza. Studiando il movimento della mano che affetta con il coltello, il giovane operario olandese riuscì a riprodurlo meccanicamente attraverso la progettazione sia di una lama concava fatta ruotare azionando una manovella, sia di un piatto mobile che vi si avvicinava.

(Berkel, 120 anni di stile senza tempo)

L’affettatrice, a distanza di 120 anni ribattezzata semplicemente “la” Berkel, nacque così e con lei prese forma un lifestyle che ha segnato un’epoca e ancora continua a farlo. Falsificate più di una Vuitton, ricercate come pezzi unici da esporre alla stregua di opere d’arte, le “slicers”, “trancheuses”, “Aufschnittmaschinen” made in Berkel hanno cavalcato la storia senza mai tradire la loro anima artigianale, che ha contribuito a farne simboli di lusso, perfezione, ricercatezza ed eleganza.

Dal mito all’icona il passo è stato naturale, complice il costante sviluppo di modelli sempre più ricercati e avanguardistici che, pur aumentando prestazioni, sicurezza, facilità d’uso e pulizia, non hanno mai perso fascino ma, al contrario, lo hanno acquistato. Sarà per la morbidezza delle loro linee che si contrappone alla freddezza estetica dei materiali utilizzati, sarà per l’armonia generata dal suono della lama durante il suo scorrimento, oppure per la forza di quel “rosso” che non teme di essere notato, ma le affettatrici Berkel alla cucina o al retro bancone hanno sempre preferito il palcoscenico. A sdoganarle ci hanno pensato anche designer ed architetti che ne hanno fatto complementi d’arredo capaci di valorizzare un ambiente conferendogli anima.

Bionde, rosse e scure  protagoniste con Birrateque
Sergio Pezzotta

«La forza di una Berkel - spiega Sergio Pezzotta, presidente del cda di Ros - sta proprio in questa sua indole ambivalente che abbina professionalità estrema a culto estetico, prestazionalità a ricerca del dettaglio, tecnologia delle soluzioni a tradizione nella realizzazione: un prodotto fortemente contemporaneo che non rinnega ma esalta la sua storia. Anche le “ultime nate” Red Line 220 e 300, Futura Salumeria 315 e Platinum Salumeria 315 tengono fede a queste linee guida, rispondendo però appieno alle esigenze imposte dalla modernità che invoca dimensioni compatte, semplicità d’uso, massima efficienza, piena sicurezza e facilità di pulizia per il rispetto assoluto delle normative igienico-sanitarie».

Berkel non tradisce le aspettative anche con i suoi nuovi prodotti che, grazie all’adozione di materiali sempre più performanti e allo studio di forme ergonomiche, non solo assicurano alte prestazioni a costi ridotti, ma anche il massimo comfort di utilizzo. Se non è mito questo, almeno gli si avvicina molto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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