Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina spiega a Italia a Tavola il ruolo di opportunità dei distretti del cibo e raccoglie l'appello di Coldiretti a lavorare insieme. Per quanto riguarda invece le aspre critiche mosse dalla Fipe, spiega che «i cuochi sono parte integrante del progetto».
Quella dei
distretti del cibo è una novità introdotta con l'articolo 47 della Legge di stabilità durante il mese di dicembre, e permetterà alle aziende e cooperative agricole di vendere anche prodotti trasformati e pronti per il consumo attraverso l'utilizzo di strutture mobili e in modalità itinerante.
Se da una parte
Coldiretti si è detta
entusiasta dell'iniziativa, descrivendola, attraverso le parole del presidente di Coldiretti Lombardia
Ettore Prandini, una «novità positiva che regola aspetti che non erano normati e dipendevano dalla libera interpretazione», dall'altra la
Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi
fa muro con le parole furibonde del suo presidente,
Lino Stoppani: «Una situazione inaccettabile che mortifica senza ritegno la categoria dei ristoratori».
Italia a Tavola, attenta alla situazione dai primi rumors di ottobre 2016 alla prima protesta della Fipe a dicembre,
tira le somme prima dell'intervento di Martina, mettendo sulla bilancia vantaggi - «si allarga la platea delle imprese che potranno somministrare cibo» - e complicazioni - «si profilano percorsi ancora più complicati per la ristorazione più tipica».
A prendere parola direttamente con Italia a Tavola, spiegando ragioni e chiarendo dissensi, è ora proprio il Ministro
Maurizio Martina.
Maurizio Martina
Quali sono le novità che porterà l'introduzione dei distretti del cibo?Rafforzare la promozione, la sostenibilità ambientale e la programmazione produttiva integrata nei nostri territori. È questo l'obiettivo primario. I distretti del cibo sono una opportunità innovativa per rendere più stretti i rapporti di filiera tra agricoltori, artigiani, trasformatori, commercianti, ristoratori. Oggi siamo abituati a pensare per singolo settore o filiera, con questo strumento si ragiona di territorio, investimenti e food policy locale nel loro complesso.
Quali i vantaggi per il settore e per i consumatori?Per i produttori può derivare una migliore remunerazione, legata agli accordi stabili di filiera e ad una maggiore riconoscibilità della zona di produzione, identificata dal distretto. Per i consumatori potrà essere l'occasione per vivere di più il proprio territorio, o magari per scoprirne di nuovi.
Il turismo enogastronomico potrà crescere grazie a questa novità? È un obiettivo. Credo che soprattutto per le aree interne del nostro Paese ci sia la possibilità di aggregarsi meglio e comunicare insieme i valori e i punti di forza che possono attrarre i turisti. Con questo spirito, insieme al Ministro Franceschini, abbiamo dichiarato il 2018
Anno nazionale del cibo italiano. Dobbiamo
farne un'occasione diffusa in tutte le aree del Paese, puntando a migliorare la nostra capacità di lavorare in squadra.
Il presidente di Fipe, Lino Stoppani, la accusa di dedicarsi solo alle esigenze del comparto agricolo e di utilizzare i cuochi e ristoratori solo come "testimonial" della Cucina italiana senza poi occuparsi dei loro bisogni.Ho letto le dichiarazioni del presidente Stoppani e voglio dire che, a differenza del passato, abbiamo sempre pensato alla ristorazione e ai cuochi come parte integrante e fondamentale della filiera agroalimentare. È proprio nei ristoranti che il lavoro dell'agricoltore trova la sua massima espressione. Siamo pronti a fare meglio, attraverso il confronto e la condivisione del lavoro con tutti.
Il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini, chiama a raccolta l'impegno di tutti per fare sistema, il Ministero quale ruolo può avere?Condivido l'appello e ribadisco che il Ministero continuerà a fare la sua parte. L'esperienza di Expo Milano ha dato ancora più spazio e valore all'esperienza agroalimentare, lasciando in eredità anche un metodo. Lavoriamo in maniera coordinata con istituzioni, organizzazioni e imprese. C'è tanto ancora da fare, ma
abbiamo impostato una strada utile.
Se ce ne fosse l'opportunità continuerebbe a occuparsi di Politiche agricole anche il prossimo aprile?Sarebbe un onore.