La chiesa di Santa Maria del Suffragio a Milano era gremita questa mattina per i funerali del più grande cuoco italiano. Di fianco all’altare i gonfaloni di Comune, Città Metropolitana e Regione. All’arrivo della bara è spuntato un cartello: «Adesso sei tra le vere stelle», con allusione allo storico rifiuto delle stelle Michelin.
Tanti i cuochi che hanno voluto portare l’ultimo saluto al grande Maestro Gualtiero Marchesi: Ezio Santin, Davide Oldani, Claudio Sadler, Iginio Massari, Pietro Leemann, Nadia Santini, Ernst Knam, Massimo Bottura, Antonino Cannavacciuolo, Enrico Cerea, Sergio Mei, Enrico Derflingher, Philippe Léveillé, oltre a una nutrita schiera di cuochi membri della Fic-Federazione italiana cuochi, gli unici che hanno assistito alla funzione indossando la giacca bianca e la toque (Marchesi le portava sempre con orgoglio). Assenti Carlo Cracco e Andrea Berton perché all’estero, rispettivamente a Dubai e alle Maldive. Presente anche l’assessore comunale alla Cultura, Filippo Del Corno.
Sugli scalini, accompagnata da un lungo applauso, la bara è stata portata all’interno della chiesta dal genero Enrico Dandolo e dai nipoti Guglielmo, Bartolomeo e Michelangelo. Centinaia le persone presenti per assistere ai funerali.
A celebrare la messa
don Gino Rigoldi, amico della famiglia Marchesi. «Ho scelto il passaggio evangelico delle beatitudini - ha dichiarato durante la predica - perché Gualtiero amava la bellezza che è un bene assoluto. Il cibo richiama familiarità, amicizia, senso di comunità: l’allegria di essere insieme e godere di cose buone e cose belle. Il mangiare è una virtù, un luogo sacro per la vita. La messa nasce da una cena nella quale Gesù Cristo cenava con i suoi amici, anche con i suoi nemici».
«Il primo miracolo nel Vangelo di Giovanni è la trasmutazione di 600 litri di acqua in vino - ha proseguito don Rigoldi - e così mi immagino Gualtiero che sta guardando in faccia Gesù e insieme parlano di vino e di cibo. Continuate a parlargli anche voi perché non è mica sparito. Lui è già in un’altra dimensione e da là protegge la sua famiglia. E i cuochi». La figlia Paola e i nipoti di Marchesi, dopo la predica, hanno suonato alcuni brani classici, da Mendelssohn a Bach, musica che il Maestro tanto amava.
Pietro Leemann nel corso del rito ha preso la parola per raccontare la propria esperienza di allievo: «Ci guidava con il suo esempio. Mai una mala parola. Quando avevo aperto il mio ristorante e mi veniva a trovare, mi tremavano le gambe. Ma con la sua lucidità mi hai insegnato a tenere sempre i piedi per terra. Hai dato dignità a tutti noi cuochi, grazie Gualtiero». Il maestro sarà tumulato a San Zenone Po, in provincia di Pavia, nella tomba di famiglia.
Foto servizio e gallery: Giulio Ziletti