È di questi giorni la notizia delle irregolarità riscontrate in alcune mense scolastiche, dopo i controlli dei Nas. Come talvolta accade nel nostro Paese, si grida allo scandalo quando è troppo tardi, ma si evita di intervenire seriamente quando il problema viene sollevato da chi lo vive in prima persona. Già nel 2008, Fipe e le associazioni imprenditoriali di categoria denunciavano una situazione insostenibile che avrebbe messo a rischio la sicurezza dei bambini: “Pasti a rischio nelle mense”, così titolava il comunicato stampa rilasciato al termine dell’assemblea del settore. «Le gare - diceva la nota stampa- sono diventate immorali. Il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa serve solo a mascherare il vero meccanismo della gara che resta ancora quello del massimo ribasso».
«A dieci anni di distanza - conferma Marcello Fiore, direttore generale di Fipe - la situazione è solo peggiorata: chi riuscirebbe ad allestire a casa proprio un pasto decente composto di primo, secondo, contorno, frutta con 4,60 euro? Nessuno. Eppure questo è quello che si chiede alle società che gestiscono le mense. Si tratta di un livello impossibile da raggiungere, ma questo impongono le stazioni appaltanti alle imprese. Non c’è poi da stupirsi che chi ottiene la commessa adotti procedure, metodi, prodotti non garantiti e di dubbia qualità. Chi si comporta in questo modo è da condannare senza se e senza ma. Resta il fatto, però, che spesso chi emette il bando di gara costruisce in partenza un meccanismo per far vincere un soggetto che fa dell’illegalità la sua pratica di lavoro».
«Se il prezzo dei prodotti alimentari - continua Fiore - in otto anni è cresciuto significativamente (il pane, ad esempio, ha subito un incremento superiore al 20%) non è accettabile che il costo dei pasti in mensa resti sempre invariato: le imprese serie e che vogliono restare nella legalità non possono accollarsi questo aggravio. Preoccupa, in particolare, che il picco delle irregolarità sia stato registrato in Sud Italia dove operano molte imprese non organizzate che riescono, in ogni modo, a prevalere in sede di gara su offerte presentate da società di rilevanza nazionale».
«O si riformula il modello dei bandi di gara - conclude Fiore - dando molto più peso - come accade in comuni indubbiamente virtuosi - ai parametri della qualità dei prodotti utilizzati, del servizio, della professionalità, rispetto al prezzo - oppure non ci si potrà lamentare della qualità della mense, dei rischi a cui saranno esposti soggetti deboli come bambini e malati, né di altri futuri scandali».